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Il Giubileo dei Giovani dimostra che un Cammino è possibile. Per tutti

Tanti ragazzi hanno scelto di mettersi in viaggio non solo con il corpo ma con l’anima, animati dalla stessa fede, spinti dalla stessa speranza, impegnati con la stessa carità

Marco Pappalardo

01 Agosto 2025, 19:10

Giubileo dei giovani

Giubileo dei giovani

In questi giorni Roma respira un’aria diversa. Non è solo l’estate ad accendere la città, ma l’entusiasmo contagioso di migliaia di ragazze e ragazzi arrivati da ogni parte del mondo. È il Giubileo dei Giovani, uno degli appuntamenti più attesi dell’Anno Santo, un tempo straordinario in cui la Chiesa si fa pellegrina insieme alle nuove generazioni, per riscoprire il volto di Dio nella freschezza della giovinezza.
Li vediamo camminare per le strade del centro, cantare nelle piazze, pregare nelle basiliche, servire nei luoghi del bisogno. Non sono turisti, sono pellegrini! Giovani che hanno scelto di mettersi in viaggio non solo con il corpo ma con l’anima, animati dalla stessa fede, spinti dalla stessa speranza, impegnati con la stessa carità.

Ma chi sono davvero? Sono gli stessi che incrociamo ogni giorno: gli adolescenti che frequentano le nostre scuole, i ragazzi che vediamo nelle università, quelli che lavorano nei bar, nei negozi, nei cantieri. Sono gli stessi che scorrono le bacheche dei social, che si perdono tra meme e reel, che spesso ci sembrano distanti dal mondo della Chiesa, da ogni riferimento spirituale o religioso. E invece, eccoli qui, con il volto abbronzato dal sole e con gli occhi accesi da qualcosa di più grande. Forse siamo troppo frettolosi nel giudicarli, spesso abbiamo puntato il dito con troppa facilità quando qualche fatto di cronaca ha riportato l’attenzione su comportamenti sbagliati o episodi drammatici; è facile - e a volte comodo - fare di tutta l’erba un fascio. La realtà invece è molto più complessa e, soprattutto, molto più bella! Dietro ogni giovane che è arrivato a Roma in questi giorni c’è una storia di ricerca, di lotta, di domande; c’è il desiderio di trovare un senso, una direzione, un’appartenenza. Molti di loro arrivano dopo un anno faticoso, fatto di studio intenso o di lavoro spesso precario: alcuni, prima di mettersi in viaggio, hanno trascorso settimane al servizio degli altri, tra campi scuola, oratori estivi, missioni parrocchiali, animazione per bambini e famiglie. Hanno rinunciato a vacanze più comode per vivere un’esperienza che li arricchisce dentro.

Non sono soli, con loro ci sono sacerdoti, religiose, educatori, genitori, catechisti, uomini e donne che credono nel valore dell’accompagnamento, della testimonianza silenziosa, della semina paziente. È grazie a questa rete di adulti appassionati e credibili che tanti giovani oggi riescono a fare spazio alla fede nella loro vita. I momenti culminanti sono il passaggio della Porta Santa e le celebrazioni con Papa Leone XIV, successore di Pietro e pastore di una Chiesa che continua a credere nei giovani. È proprio questa la sfida più grande: dare credito a questa generazione, non solo quando “fa notizia” o quando è utile, ma anche - e soprattutto - quando sembra smarrita, distratta, spenta…eppure cammina. Sì, cammina! Come i giovani pellegrini che attraversano Roma in questi giorni, che si inginocchiano davanti a una croce, che cantano sotto il sole, che si abbracciano dopo una confessione, che si emozionano durante l’adorazione eucaristica, che scrivono un pensiero sul loro quaderno di viaggio. Ragazzi e ragazze come tanti, ma resi “diversi” dalla presenza del Vangelo di Gesù Cristo nella loro vita.

Allora forse è il momento di cambiare prospettiva: non si tratta solo di “salvare i giovani”, ma anche di lasciarsi salvare da loro, dalla loro spontaneità, dalla loro generosità, dalla loro sete di autenticità. Il Giubileo dei Giovani non è solo un evento, è un segno dei tempi, un invito a guardare avanti con fiducia, una chiamata a essere Chiesa insieme. Non aspettiamoci giovani perfetti, ma impariamo a vedere in loro dei cammini aperti, delle vite in divenire, delle domande vere.