L'analisi
Il sub provetto e l'insostenibile leggerezza della serenità
Schifani ha capito che non è più tempo di sgomitare per succedere a sé stesso. A decidere il suo destino saranno i risultati del governo regionale
L’occasione è quella degli auguri ai giornalisti, ma Schifani la sfrutta al meglio per parlare urbi et orbi. Ai siciliani, innanzitutto, ai quali snocciola i risultati degli oltre tre anni di governo. Con tanto di “svelata” degli inceneritori, sfidando chi li osteggia e non per nobili ragioni ambientaliste.
Il presidente della Regione invia “bigliettini” di capodanno anche a destinatari specifici. A partire dalla sua maggioranza, in fibrillazione per il toto-rimpasto. Sostituire i due ex assessori della Dc è «un dovere», ma niente trattative con accozzaglie di deputati che formano gruppi estemporanei. Né avrà un ruolo De Luca, potenziale alleato ritornato «avversario». Gli interlocutori saranno i partiti nazionali, anche mignon, come l’Udc dell’immarcescibile Cesa.
Il che, con Cuffaro fuori gioco e Lombardo più isolato, rappresenterebbe una «normalizzazione» del centrodestra siciliano. In cui FdI, Forza Italia e Lega vogliono spartirsi la torta in tre. Il selfie “Durbans” di Galvagno e Sammartino all’alba della manovra all’Ars è l’iconografia del nuovo equilibrio benedetto a Roma.
Così anche il risiko della giunta viene derubricato: non una sola parola sugli incastri meloniani, non un cenno ai tormenti forzisti su assessori e congresso. Schifani attore da Oscar hollywoodiano o peggio ancora in preda a una dissociazione dalla realtà?
Eppure c’è una terza spiegazione. La più semplice, ma non banale. E se il governatore fosse “soltanto” sereno? Di certo, mettendo a paragone le due conferenze stampa presidenziali, lo è molto più di Galvagno, trasudante di fiele spruzzato soprattutto sui cronisti. Ed è questo il plot twist della corsa alle prossime Regionali: Schifani sta «sereno», ma non nell’accezione renziana-lettiana del termine.
Ha capito che non è più tempo di sgomitare per succedere a se stesso. A decidere il suo destino saranno i risultati del governo regionale, ma soprattutto le scelte dei leader del centrodestra, magari con la «regola dell’uscente» però ignorata per Musumeci. La nuova consapevolezza sta tutta nella «battuta» finale sull’alternativa alla ricandidatura: «A meno che un mese prima io non impazzisca e decida di dedicarmi ai miei nipoti...». Fra “nonno Reny” e lo Schifani-bis in mezzo c’è un abisso. Ma lui - oltre che politico navigato, anche sub provetto - conosce le tecniche d’apnea. Sa quando immergersi. E soprattutto quando tornare a galla.