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Piazza Armerina, il genealogista che riscostruisce la storia e le origine delle famiglie

Di Marta Furnari |

PIAZZA ARMERINA –  È capitato a tutti di chiedersi le origini della propria famiglia arrivare fino ad alcune generazioni e non riuscire a ricostruire oltre a causa dell’oblio del tempo. Non così per il giovane ingegnere informatico piazzese Paolo Campagna, 32 anni, che non si è arreso alle difficoltà iniziali e ha ricostruito l’albero genealogico della sua famiglia.

Paolo, piazzese da cinque generazioni, appassionato di Star Trek e Formula Uno, si è laureato a Catania, ha lavorato tre anni a Milano in una grande azienda di consulenza poi è tornato in Sicilia, a Siracusa dove lavora in campo informatico. Sposato 6 mesi fa con Germana, conosciuta a Catania ai tempi dell’Università, si definisce genealogista per vocazione: «Tengo tantissimo all’alternanza dei nomi di famiglia» e ha trasformato la sua ricerca iniziale in una seconda attività. «Circa due anni e mezzo fa – racconta Paolo – per aiutare mio padre e mio nonno a compilare il nostro albero di famiglia, scoprii quella che poco dopo da semplice curiosità si trasformò in passione, poi in hobby e oggi in vera e propria attività: la genealogia. Dopo diverse ricerche decisi di mettere in piedi un sito, www.ilgenealogista.it, e una pagina Facebook, Paolo – Il Genealogista, per aiutare curiosi e appassionati a ricostruire la storia della propria famiglia. Oggi collaboro con diversi studi genealogici in Italia e all’estero».

Cosa serve per diventare genealogista?

«Innanzitutto passione, altrimenti non è facile che ci si avvicini a questa attività, sono indispensabili inoltre tanta pazienza, conoscenza del latino, perseveranza, educazione e una buona vista».

Un ingegnere che ricostruisce alberi genealogici, storie di famiglia, di luoghi, di tempi andati, non si incontra certo tutti i giorni

«Strano, eh? Non posso negarlo, eppure la sensazione che provo quando riesco a recuperare un dato nascosto in registri impolverati e logori è la stessa di quando risolvo un difficile bug in un programma informatico. Andare letteralmente a scavare nell’immenso patrimonio archivistico custodito in Sicilia, e in tutta Italia, è affascinante perché permette di scoprire particolari di vita ed eventi locali risalenti ai tempi che furono. Ho cominciato quasi per caso compilando l’albero della mia famiglia, basandomi sui ricordi di mio padre e mio nonno: arrivavano fino al termine dell’800. All’epoca lavoravo a Milano, i ritmi erano frenetici, ma in un campo come quello della genealogia, dove occorre spesso “rompere le scatole” a uffici, biblioteche, archivi e soprattutto curie e parrocchie, è la distanza a rappresentare l’ostacolo maggiore. Allora mandai in “missione” mio padre che recuperò informazioni vitali per il prosieguo della ricerca, e da lì per me diventò una sfida. Qualche mese dopo tornai stabilmente in Sicilia: in poco tempo in un viaggio che mi portò a Saponara, Riesi, Caltanissetta e Regalbuto, oltre ovviamente a Piazza Armerina, ricostruii l’intero ramo paterno fino al 1566. Poi toccò al ramo materno, e, non riuscendo mai ad averne abbastanza, mi dedicai in seguito agli antenati delle mie due nonne! Un’emozione incredibile fu, ad esempio, scoprire che gli avi dei miei nonni paterni venivano dallo stesso paesino, e duecento anni fa le loro famiglie erano molto legate. Loro non ne sapevano niente, eppure (dopo ricerche mirate e interminabili) scoprii che non sono soltanto marito e moglie, ma anche cugini di tredicesimo grado».

«Quelli che a Piazza vengono detti “parenti de’ me’ parenti, ch’ a mia nan m ven’nu nenti” – prosegue il giovane armerino – A quel punto il mio albero spaziava da Piazza Armerina all’Australia, da Riesi al Canada, da Torino all’Argentina ed era composto da più di 1500 individui. Mi imbarcai allora in un’altra grande sfida: la famiglia di mia moglie. Quest’ultima ricerca ha prodotto anche alcuni effetti “tangibili”: abbiamo deciso di celebrare il matrimonio nella chiesa madre di Tremestieri Etneo, perché proprio in quella chiesa si sposavano nel ‘700 gli avi di mia moglie; al ricevimento abbiamo esposto gli alberi delle nostre famiglie che si univano in corrispondenza di una nostra foto scattata appena entrati al locale. Grazie a questa ricerca sono venuto a contatto con un’associazione storica di Bronte per cui sto curando un progetto, a breve disponibile sul mio sito, che permetterà a tutti i brontesi di cercare i propri avi direttamente, e gratuitamente, dal pc o dallo smartphone».

Infine Paolo auspica: «Mi auguro che un giorno un’iniziativa del genere possa essere presa in considerazione anche a Piazza Armerina o in altre realtà, perché più passa il tempo, più sembra che stiamo perdendo le nostre origini. Io credo invece che per poter guardare al futuro sia fondamentale conoscere il proprio passato».

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