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Tra ombra e coppoloni, due giorni con Vinicio Capossela

Il 9 marzo l'Ombra Tour per pianoforte, band e ombrografi al Metropolitan di Catania, il 10 reading in musica da "Il paese dei coppoloni" con Alessandro "Asso" Stefana  al Garibaldi di Enna

Di Redazione Vivere |

Due gli appuntamenti siciliani per Vinicio Capossela. Giovedì 9 marzo l’artista irpino sarà in concerto con la band al Metropolitan di Catania con il suo “Tour ombra”, che trae repertorio dall’ultimo disco “Canzoni della Cupa” dello scorso anno. Il concerto di Catania per pianoforte, band e ombrografi, è inserito nella rassegna “Puntoeacapolive 2017”. Venerdì 10 marzo, invece, Capossela sarà al Teatro Garibaldi di Enna, per la rassegna curata da Mario Incudine, per un reading in musica legato al libro “Il paese dei coppoloni” del 2015.

Molto più di un concerto, ogni tappa è uno spettacolo di evocazioni immaginifiche fatte di riflessi e ombre che prendono forma su una scenografia di tulle e specchi, grazie al lavoro della scenografa e animatrice d’ombre Anusc Castiglioni, con piccole macchine sceniche costruite da Max Zanelli. La band che accompagna Vinicio Capossela è formata da: Alessandro “Asso” Stefana (chitarra, armonio e campionatori), Glauco Zuppiroli (contrabbasso), Vincenzo Vasi (percussioni, campioni, theremin, voce), Peppe Leone (tamburi a cornice, percussioni, mandolino, violino agricolo, voce), Giovannangelo De Gennaro (viella, flauti, aulofoni, strumenti antichi e voce) ed Edoardo De Angelis (violino). L’ingegnere del suono è Taketo Gohara. Il progetto luci è di Daniele Pavan, con la supervisione artistica di Loic Hamelin. Il direttore di produzione è Michele Montesi. «Da molti anni, nei tour che seguono l’uscita di un disco, mi sforzo di mettere in scena l’immaginario dell’opera – racconta Vinicio Capossela – E’ la grande possibilità dei concerti in teatro, realizzare la cosiddetta “sospensione dell’incredulità”. In questo prossimo tour l’Ombra è la materia sostanziale, esistenziale, scenica dello spettacolo. Si tratta di abituarci al buio e finire in una specie di ipnosi a metà tra veglia e sonno che faccia affiorare in noi le creature che ci abitano. Che ci conduca nell’Ade, o nel buio di una siluette, o nel rovescio di uno specchio, o in un bosco nella notte di plenilunio, o nei riflessi di una caverna. Ci sarà un gruppo musicale dalla timbrica ombrosa, corde di violino, onde elettromagnetiche, membrane di tamburo. Nel foyer sarà anche disponibile una cabina per chi voglia farsi fotografare l’ombra dal viso, la parte evanescente di noi stessi, la più misteriosa e nostra. E soprattutto ci sarà il racconto che, sia pure in forma frammentata, genera in noi le più ampie ombre».

E sull’onda del tour “Ombra. Canzoni della Cupa e altri spaventi, Capossela venerdì 10 marzo, alle ore 20.30, sarà al Teatro Garibaldi di Enna. Per questo evento, che ha già registrato il tutto esaurito, il cantautore nato in Germania ma con origini irpine, leggerà alcuni estratti dal suo libro “Il paese dei Coppoloni” (Feltrinelli), candidato al Premio Strega 2015, per un viaggio tra parole e musica in cui l’autore farà parlare la sua opera, le voci, o i rumori, le musiche e le canzoni che la attraversano. Una selezione di testi che ripercorrono la trama di questo libro fatto di quadri, di incontri, di sentieri e crucistrada, alla ricerca di un animale guida, di Siensi, di musica e musicanti per uno sposalizio, e di uno Stortonome per farsi riconoscere dalla terra nera. Con lui Alessandro “Asso” Stefana, suoni e rumori e Taketo Gohara, alla regia del suono.

Vinicio Capossela, foto di Chico De Luigi

Vinicio Capossela, foto di Chico De Luigi

Capossela e “Il Paese dei coppoloni”: «Da dove venite? A chi appartenete? Cosa andate cercando?” Così si chiede al viandante-narratore nelle terre dei padri. Il viandante procede con il passo dell’iniziato, lo sguardo affilato, la memoria popolata di storie. E le storie gli vengono incontro nelle vesti di figure, ciascuna portatrice di destino, che hanno il compito di ispirati accompagnatori. Luoghi e personaggi suonano, con i loro “stortinomi”, immobili e mitici, immersi in un paesaggio umano e geografico che mescola il noto e l’ignoto. Scatozza “domatore di camion”, Mandarino “pascitore di uomini”, la Totara, Cazzariegghio, Pacchi Pacchi, Testadiuccello, Camoia, la Marescialla: ciascuno ragguaglia il viandante, ciascuno lo mette in guardia, ciascuno sembra custode di una verità che tanto più ci riguarda, quanto più è fuori dalla Storia. Il viandante deve misurarsi, insieme al lettore, con un patrimonio di saggezza che sembra aver abbandonato tutti quanti si muovono per sentieri e strade, sotto la luna, nella luce del meriggio, accompagnati dall’abbaiare dei cani. E poi ci sono la musica e i musicanti. La musica da sposalizio, da canto a sonetto, la musica per uccidere il porco, la musica da ballo per cadere “sponzati come baccalà”, la musica da serenata, il lamento funebre, la musica rurale, da resa dei conti. Vinicio Capossela ha scritto un’opera memorabile in cui la realtà è visibile solo dietro il velo deformante di un senso grandioso, epico, dell’umana esistenza, di un passato che torna a popolare di misteri e splendori l’opacità del nostro caos».

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