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La Cenerentola di D&G: così gli stilisti siciliani reinterpretano la fiaba

La Cenerentola di D&G: così gli stilisti siciliani reinterpretano la fiaba

In un tripudio di pailettes abbaglianti, in passerella va in scnena la meraviglia

Di Venera Elisa Fichera |

MILANO – Nelle sfilate di Milano Moda Donna, dedicate alle collezioni invernali 2016-17, Dolce&Gabbana incontra Cenerentola. Nella sala da ballo la carrozza attende la bellissima giovane che sta per baciare il suo principe azzurro accompagnata dagli stilisti. Sulle note di una colonna sonora che rende omaggio al paese, probabilmente, originario della fiaba popolare, l’Antico Egitto, e narrata in centinaia di versioni nel mondo, va in scena la meraviglia. “Abbi coraggio e sii gentile”, raccomandava la mamma alla futura principessa, perché non può esserci nobiltà senza quella di animo. Così le fanciulle avanzano con tutta la loro grazia indossando abiti scintillanti a volte romantici.

In un tripudio di paillettes abbaglianti, cappotti, un po’ over, fatti di fili di lurex luminosi come stelle filanti e fiori ovunque, nelle stampe, nelle applicazioni patchwork, chi sarà la più bella del reame? Ed eccola lì in versione esotica e sensuale fasciata nei suoi abiti in pizzo e tulle nero trasparente che lascia intravedere la lingerie.

I capi interpretano la fiaba. Il lampadario di cristallo appare sotto forma di borsetta o sul lussuoso velluto degli abitini accanto all’orologio e a tutti gli altri simboli. Il gatto appare sulle stampe degli abiti dai colletti dorati, in fondo nella versione di Giambattista Basile lei era “La Gatta Cenerentola”. Nella superba parata finale gli abiti di paillettes rosa, rossi come le rose, argento “i piedi più piccoli del regno” sono comodi nelle mary jane anche d’oro come nelle versione dei Fratelli Grimm.

In una melodia country si muove la donna bellissima e aristocratica creata dalla talentuosissima Gaia Trussardi per Trussardi. Ispirata a Jolene, protagonista di uno dei più famosi pezzi di Dolly Parton, si rilassa in una immaginaria dimora di campagna indossando un guardaroba  in cui il folk è contaminato dal glamour metropolitano. Le stecche morbide segnano la vita nei capispalla mentre conferiscono un aspetto guêpière ai pantaloni da cavallerizza. Le stampe d’archivio dei foulard vivono sui capi accanto a quelle all over di frustini e levrieri. Il velluto domina la bellissima collezione; tridimensionale, a coste larghe, materico e colorato dalle tonalità delle notte del West, blu scuro, ruggine, cuoio, bordeaux o illuminato da bagliori rosso fuoco e dal lilla.

Massimiliano Giornetti per Salvatore Ferragamo esplora l’ironia estrema della geometria assoluta. Per le costruzioni a spicchi multicolor la silhouette, netta e verticale, è definita da lunghe cappe, dagli abiti costruttivisti immaginati come somme e parti di colori, dalle gonne mosse e asimmetriche. Bande si sovrappongono in sequenza sugli abiti scivolati e piccole coste si inseguono sulle maglie tra lampi irrispettosi di rosa, giallo, rosso, azzurro, verde e ocra.

Una poetica metropolitana declinata con un flair artistico e caleidoscopico sfila, invece, da Missoni. Le maglie follate compatte e morbide avvolgono il corpo in maxi coperte. Un gioco di sovrapposizioni e languidi layering di capi vibrano per energia cromatica. Insieme agli iconici zigzag e put-together di filati cachemire, su cappotti, maglie e abiti regnano colate pittoriche a righe verticali dai colori forti. Un vero manifesto del savoir-faire Missoni che comprende una varietà eclatante di tonalità.

La sera è illuminata da boleri e frange in seta e lurex, lunghi cardigan e abiti in maglia plissé all’insegna della leggerezza e dell’iridescenza. La palette spazia dal cipria al carta da zucchero, al giallo lime per tocchi glitter che illuminano la silhouette. Ideogrammi beneauguranti, infine, da Laura Biagiotti per la sua “China girl”. “Vibrante sintonia e profonda affinità: queste le parole con cui il fratello dell’Ultimo Imperatore, il calligrafo Pu Jie, ha descritto il nostro incontro nella tavoletta che mi ha dedicato quando, nella primavera del 1988, fui la prima della moda italiana a sfilare in Cina”, dichiara la stilista definita dal New York Times “La Regina del Cachemire”.

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