FOOD TECH
Verdure in capsula: dalla Sicilia una rivoluzione silenziosa che potrebbe cambiare il modo in cui mangiamo
Due ragazzi formati alla Bocconi trasformano l’ossessione italiana per la verdura “di stagione” in un’idea radicale: vegetali bio italiai essiccati a bassa temperatura, racchiusi in pillole 100% vegetali e senza sapore. Funziona davvero? Storia, metodo, dubbi e risposte
Foto da Freepik
Nel cortile di una casa di Ortigia, a Siracusa, una ciotola di verdure rimane intatta dopo cena. Qualcuno mormora: “Le mangio domani”. Il giorno dopo finiranno nel cestino: appassite, dimenticate. È una scena quotidiana. Intanto, in un bar di via della Maestranza, un trentenne ingoia una manciata di capsule trasparenti con un bicchiere d’acqua. Non sono farmaci: sono carota, bietola rossa, cavolo nero, radicchio e pomodoro. Verdure vere, solo “senza gusto” e senza acqua. L’idea nasce sullo Ionio e ha un nome: Holus Mediterranea. Dietro ci sono due giovani con formazione economica, Cristiano Minniti (33 anni, siracusano) e Ismail Cila (23 anni, milanese), entrambi passati dalla Bocconi. La promessa è spiazzante: aiutare chi fatica a mangiare verdure – per tempo, abitudine o gusti – a raggiungere le famose cinque porzioni al giorno con un gesto semplice e portatile. E aprire, forse, un nuovo capitolo dell’enogastronomia italiana, dove la materia prima resta la protagonista ma cambia forma.
Da Siracusa alla “capsula”: come nasce l’idea
Holus Mediterranea prende forma nel 2025 tra Siracusa e Milano, quando Minniti e Cila decidono di trasformare in progetto una difficoltà personale: “non siamo mai stati grandi amanti delle verdure, ma sappiamo che fanno bene”. La loro risposta è controintuitiva: niente estratti zuccherini, nessun “superfood” esotico, zero aromi. Solo verdure italiane biologiche, essiccate a bassa temperatura, macinate finemente e compresse in una capsula 100% vegetale. Non un integratore, sottolineano, ma cibo vero in una forma nuova e “inodore/insapore” per non scoraggiare chi detesta l’amaro dei vegetali. L’obiettivo? Semplificare l’aderenza quotidiana alla dieta ricca di vegetali, soprattutto fuori casa.
Alla base c’è un dato scomodo: in Italia solo il 7% degli adulti dichiara di consumare almeno cinque porzioni al giorno di frutta e verdura; la maggioranza si ferma a 1–2 porzioni. Numeri confermati dall’Istituto Superiore di Sanità e ripresi anche da agenzie di stampa nell’autunno 2025. Se le linee guida dell’OMS raccomandano oltre 400 g di frutta e verdura al giorno, il divario tra “dovrei” e “posso” resta largo. È proprio lì che si infila Holus, provando a colmare lo scarto tra intenzione e abitudine.
Come sono fatte le capsule: ingredienti, processo, formati
La “ricetta” è dichiarata con una trasparenza inusuale per il comparto: il mix prevalente comprende carota, bietola rossa, pomodoro, con una dose di cavolo nero e un tocco di radicchio rosso. Le verdure arrivano da filiere italiane biologiche; il processo è un’essiccazione a bassa temperatura prolungata che toglie l’acqua (nelle verdure è in media 80–90% del peso), riduce il volume, concentra fibre e micronutrienti termostabili e consente una lunga conservazione. La capsula è “vegetale e insapore”. Nota tecnica: per evitare che la polvere si impacchi, il brand dichiara l’uso di una frazione antiagglomerante pari a circa 1% di silice e stearato di magnesio—un dettaglio tecnologico tipico dei prodotti “capsule”, compatibile con l’impostazione “senza additivi” alimentari e conservanti.
Sul fronte commerciale, Holus propone pack in preordine; tra i formati segnalati spiccano le buste da 250 capsule (Starter Pack) e soluzioni più grandi fino a 1500 capsule. Il prezzo promozionale rilevato in autunno-inverno 2025 per lo Starter Pack da 250 capsule è stato comunicato a 12 € (scontato da 29,99 €), con circa 120 g netti di verdura essiccata. È un prezzo “da test”, perché la startup sta scalando approvvigionamenti e produzione.
“Non è un integratore”: perché le parole contano
Nel claim identitario di Holus (“non è un integratore, è cibo”) si gioca una parte importante della credibilità. La capsula evoca automaticamente il mondo farmaceutico, ma qui dentro non ci sono estratti, concentrati, vitamine isolate o edulcoranti: c’è vegetale intero… senza acqua. Per chi fatica con il gusto delle verdure, l’assenza di sapore è un vantaggio pratico; per gli amanti della cucina, apre un uso alternativo: aprire la capsula e versare la polvere su zuppe e cereali, o impastarla in pani e focacce per un “boost” vegetale senza cambiare ricetta. L’azienda incoraggia entrambe le strade.
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Scienza, benefici e limiti: cosa preserva davvero l’essiccazione
Qui serve chiarezza, al di là degli slogan. La letteratura scientifica suggerisce che l’essiccazione (specie se condotta a temperature contenute e tempi adeguati) conserva bene fibre, minerali e molte vitamine liposolubili o precursori come i carotenoidi; più vulnerabili sono alcune vitamine idrosolubili, soprattutto la vitamina C e parte del gruppo B, con perdite variabili a seconda di vegetale, pretrattamenti e condizioni di stoccaggio. Studi su foglie verdi e ortaggi disidratati riportano, per esempio, retensioni di carotene spesso tra 50–70%, mentre la vitamina C può scendere sotto il 20% se il processo non è ottimizzato o se la conservazione è prolungata. Va detto però che la vitamina C si perde molto anche nelle pratiche casalinghe: bollitura, stoccaggio lungo, esposizione all’aria.
Il punto chiave: un mix come quello di Holus – ricco di verdure colorate (carota, bietola, cavolo nero, radicchio, pomodoro) – offre comunque un pacchetto significativo di fibre, fitocomposti e micronutrienti relativamente stabili al calore o ben protetti dall’assenza d’acqua. Il vantaggio pratico è la disponibilità costante e portatile, che può ridurre gli sprechi e aumentare la frequenza di assunzione. Restano consigliabili, in ogni caso, il consumo di verdure fresche e cotte in modi gentili (vapor, microonde breve), e una dieta variata. In altre parole: le capsule possono essere un “ponte” quotidiano, non un sostituto totale della cucina vegetale.
Per chi è utile (e per chi no)
- Chi pranza spesso fuori casa, viaggia o fa turni: la capsula è discreta, portatile e non richiede catena del freddo.
- Chi non ama il gusto delle verdure o ha “selettività” alimentare: l’assenza di sapore abbassa le barriere psicologiche.
- Chi vuole aumentare le fibre con gradualità: l’azienda suggerisce di iniziare con 2–3 capsule e salire a 6–9 per “porzione”, bevendo acqua per favorire la reidratazione nello stomaco.
- Chi segue piani nutrizionali strutturati: Holus dialoga con nutrizionisti offrendo materiali e campioni, proprio per lavorare sull’aderenza ai piani alimentari.
Meno indicato per:
- Chi vive già vicino a mercati e cucine di stagione e non ha problemi di tempo: la ritualità del fresco resta insostituibile.
- Chi cerca “megadosi” di vitamina C: la strategia migliore restano agrumi, peperoni e brassicacee consumati freschi o con cotture dolci, integrati – se serve – da scelte nutrizionali mirate.
Sostenibilità: meno sprechi, più filiera italiana
Le capsule puntano su tre leve di sostenibilità: sostegno ad agricoltori bio italiani; riduzione degli sprechi (l’assenza d’acqua allunga la shelf life e taglia il rischio “comprato-non-consumato”); impatto logistico più leggero rispetto a prodotti voluminosi e deperibili. La pagina FAQ parla di scadenze “di mesi” se conservate al riparo da luce e umidità, e invita comunque a verificare la data in etichetta. Anche qui la prudenza è d’obbligo: la vitamina C degrada nel tempo, mentre carotenoidi e altri composti reggono meglio fino a 6–9 mesi in condizioni protette. La chiave è acquistare quantità coerenti con l’uso e conservarle bene.
E la concorrenza? Il quadro in Italia e in Europa
Il segmento “verdure disidratate” non è nuovo – basti pensare a produttori artigianali che essiccano a bassa temperatura e vendono triti o chips di ortaggi – ma la forma-capsula applicata a verdure “intere” è una nicchia emergente. A livello internazionale si sono visti esperimenti affini sulla frutta in capsula (come Zutec per i succhi monodose “tipo cialda”), ma il focus di Holus è diverso: non bevande, non estratti, bensì vegetale solido polverizzato e neutro nel gusto. Sul fronte domestico, realtà come Aromy hanno consolidato da anni la disidratazione “a freddo” e filiere biologiche italiane, ma in formati gourmet o ingredienti da cucina, non capsule da deglutire. Holus si colloca a cavallo tra nutrizione quotidiana e praticità estrema.
Tra raccomandazioni e vita reale: può servire davvero?
Le linee guida OMS ribadiscono l’obiettivo delle 5 porzioni/400 g al giorno come investimento concreto nella prevenzione di malattie croniche. Ma la vita reale – ritmi, costi, logistica, preferenze – spalanca un problema di aderenza. Qui, la “capsula di verdura” può essere una stampella intelligente: non “sostituisce” il piacere di un’insalata di agrumi e finocchi o di un cavolo nero stufato con olio nuovo, ma offre un modo semplice per coprire “buchi” quando le giornate si mettono di traverso. Ricordandoci che anche tre-quattro porzioni al giorno portano benefici rilevanti: la perfezione non dev’essere un alibi per rinunciare al miglioramento possibile.
Dubbi legittimi e risposte
- “Le capsule sono davvero ‘insapore’?” L’azienda lo dichiara esplicitamente; alcune recensioni indipendenti notano odore vegetale all’apertura della busta, ma in bocca la capsula non rilascia gusto. Chi preferisce può aprirla e usare la polvere come ingrediente.
- “È cibo o integratore?” Tecnicamente è cibo, perché contiene solo materie prime vegetali lavorate, senza titolazioni di attivi o claim terapeutici. Il confine normativo va sempre gestito con etichette e comunicazione aderenti alla normativa, ma l’impostazione “alimento” è chiara.
- “Vitamina C e calore: quanto perdo?” La C è la più fragile: tra preparazioni domestiche e disidratazione possono esserci perdite significative. Tuttavia fibre, potassio, parte dei carotenoidi e micronutrienti più stabili restano un valore. L’ideale è sommare strategie: fresco, cotture dolci, e – quando serve – capsula.
- “Quanto durano?” In ambiente asciutto e al riparo da luce, per “mesi” (controllare sempre data di scadenza). Come per ogni essiccato, la qualità dipende anche dallo stoccaggio.
Un’idea nata in Sicilia che parla la lingua del futuro
Che cosa racconta Holus Mediterranea dell’Italia gastronomica che verrà? Prima di tutto che il valore della materia prima non si misura soltanto nel “fresco” e nella stagionalità perfetta, ma anche nella tecnologia che protegge il buono quando la vita non consente rituali. In secondo luogo che l’educazione alimentare può passare da strade nuove: la capsula come “grimaldello” per superare nausea, abitudini radicate o frenesia. Infine che la filiera italiana ha ancora spazio per innovazioni gentili, capaci di dialogare con medici, nutrizionisti e consumatori senza demonizzare la cucina, ma sostenendola.
Se l’Italia è il Paese dove “si mangia bene”, è anche – dati alla mano – un Paese dove si mangiano poche verdure. Forse la soluzione non è gridare più forte, ma rendere facile ciò che è giusto. A volte basta un gesto: aprire una busta, portare alla bocca 6–9 capsule, bere un bicchiere d’acqua. Poi, a casa, tornare al cavolo nero stufato con pane di semola e olio nuovo. Perché la tradizione non teme la modernità quando la modernità la rispetta.