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Regionali, a pranzo da Berlusconi, Miccichè, con Armao, “affila le armi” Musumeci fuori da coalizione?

Di Lillo Miceli |

Nessuno può dire se quella appena iniziata sarà la settimana risolutiva. Però, sono parecchi gli indizi che lo lascerebbero supporre. A cominciare dal pranzo di lavoro previsto per oggi, ad Arcore, dove il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, insieme ai vertici del partito e al commissario siciliano, Gianfranco Miccichè, affronterà la questione delle elezioni regionali. Allo stesso desco siederà, il presidente del Movimento nazionale siciliano, Gaetano Armao, già assessore di Lombardo. Una presenza che l’interessato non ha confermato né smentito, ma che lascerebbe presagire una vera e propria investitura di Armao, come candidato alla presidenza della Regione.

Non ci sarebbe, altrimenti, alcuna ragione perché Armao vada ad Arcore insieme con Miccichè che ha tenuto sempre in serbo la carta del docente universitario di Diritto amministrativo. Se così fosse, significherebbe il tramonto definitivo della candidatura del leader di “Diventerà Bellissima”, Nello Musumeci, che avendo espresso riserve nei confronti di Alternativa popolare e del suo leader, il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, avrebbe azzoppato il progetto di Miccichè sull’allargamento del centrodestra. La designazione di Armao potrebbe essere l’estremo tentativo di Miccichè di stringere un accordo regionale con Alfano, che sembrava disponibile a tornare nello schieramento del centrodestra. Una disponibilità che potrebbe essersi notevolmente affievolita negli ultimi giorni, specialmente dopo la presa di posizione di Musumeci, anche se l’ex presidente della commissione regionale Antimafia, sabato scorso, ha avuto un lungo colloquio telefonico con Alfano.

Può essere l’eventuale candidatura di Armao la soluzione del problemi del centrodestra? Innanzitutto, bisognerà attendere l’esito dell’incontro di oggi, a Arcore. Eppoi, sarà importante la reazione dello stesso Musumeci che potrebbe decidere di andare avanti comunque con la sua candidatura, anche se Armao non gli ha mai fatto mancare il suo appoggio tutte le volte che Musumeci ha manifestato il suo dissenso per la lentezza della scelta, ma soprattutto per avere, Forza Italia, fatto saltare le elezioni primarie che avrebbero dovuto svolgersi il 23 aprile.

Quella di Armao potrebbe essere una candidatura che potrebbe essere condivisa da Angelino Alfano. Ma l’ultima sortita di Berlusconi lascerebbe ben poche speranze al suo ex delfino di rientrare nel centrodestra, non in Forza Italia, in vista delle elezioni politiche. «Ho già espresso in altre occasioni – ha detto Berlusconi in una intervista rilasciata ieri al “Giornale” – il mio pensiero sulle elezioni siciliane: sono importanti perché riguardano una grande regione, ma non sono la prova generale delle elezioni politiche. Anzi, sarebbe offensivo per i siciliani non cogliere la specificità di questo turno elettorale. Quello che accade a Palermo può benissimo essere diverso da quello che accade da Roma…». Più o meno gli stesi concetti esternati dal segretario del Pd, Matteo Renzi. La pensano allo stesso modo? Molto più probabile che entrambi abbiano paura di una vittoria dei grillini.

Nel fine settimana, benché in vacanza nella sua Agrigento, il telefono di Angelino Alfano ha squillato parecchio. E non era solo la Farnesina a chiamarlo per tenerlo informato sugli sviluppi della politica internazionale. A chiamarlo più volte, infatti, è stato il coordinatore della segreteria nazionale del Pd, Lorenzo Guerini. Con il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, avrebbero dovuto incontrarsi ieri, a Roma, per chiudere l’accordo sulla legge elettorale.

«Sono fiducioso – ha detto il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti – che si trovi l’intesa su base nazionale. A livello locale ho creato le condizioni perché si trovi l’accordo». Anche il centrosinistra, come il centrodestra, intende dare vita ad una coalizione ampia sul modello che ha consentito a Leoluca Orlando di essere rieletto sindaco di Palermo per la quinta volta, da quando è in vigore la legge sull’elezione diretta. Solo dopo che saranno definiti i contorni della coalizione di centrosinistra che, oltre Sinistra italiana, Mdp, Pd, Sicilia Futura e Lista del territorio, dovrebbe comprendere anche Centristi per l’Europa e Alternativa popolare, si tornerà a parlare del candidato alla presidenza della Regione. Il nome più accreditato rimane quello del rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, considerato che Matteo Renzi ha deciso di evitare che sia un esponente del Pd a correre per Palazzo d’Orléans, per evitare di essere additato come il responsabile di una eventuale sconfitta, alla vigilia delle elezioni nazionali.

L’accordo che il Pd dovrebbe chiudere con Alfano prevederebbe liste di coalizione al Senato e sbarramento del 5% alla Camera. Il dibattito sulla nuova legge elettorale riprenderà a settembre, a Montecitorio. Ma quale sarà il provvedimento finale è difficile da pronosticare.

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