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La lingua italiana attraverso gli articoli dei quotidiani

Di Fabio Rossi |

Tanto più utili i corpora digitali, ovviamente, dal momento che consentono agili verifiche su milioni di parole.

I corpora della «Repubblica» e del «Corriere della Sera» sono stati ampiamente sondati dagli specialisti, come anche altri quotidiani nazionali. Ancora poco praticata, invece, l’analisi sulla stampa regionale, anche per la non facile reperibilità di archivi digitali.

L’Archivio Storico Digitale del quotidiano «La Sicilia», realizzato dalla Fondazione Domenico Sanfilippo Editore e raggiungibile online, su abbonamento, presso il sito archiviostorico.lasicilia.it, rappresenta dunque una felicissima eccezione. Chi scrive se ne è servito, in collaborazione con le università di Augsburg (Germania) e Sherbrooke (Canada), per un’indagine sulle ideologie linguistiche, sondando tutti gli articoli delle rubriche curate dal glottologo Salvatore Claudio Sgroi per il quotidiano «La Sicilia».

Si tratta, come si comprende, di un uso assai specialistico e tutto sommato limitato. Ma pensiamo alle risorse offerte da 72 anni (dal 1945, anno di fondazione del quotidiano, a oggi) di articoli interamente digitalizzati, e dunque interrogabili parola per parola, su argomenti che spaziano dalla cronaca alla scienza, dalla letteratura allo spettacolo, dalla politica allo sport, scritti dai massimi intellettuali del Novecento: Bufalino, Consolo e Sciascia non sono che alcuni dei nomi che hanno contribuito al quotidiano, nel corso dei decenni.

Un vero e proprio osservatorio sulla storia e la cultura italiane del secondo Novecento.

Da linguista, non posso che plaudire a uno strumento siffatto. Milioni di forme a disposizione dei ricercatori, da mettere a confronto con altri corpora nazionali.

Data la provenienza siciliana di gran parte dei giornalisti della testata, la ricerca diventa ancora più preziosa perché consente di saggiare, tra l’altro, l’eventuale presenza di costrutti regionali. Proviamo a darne un paio di assaggi.

Il primo è il verbo sconoscere con il significato di ‘ignorare’, possibile in tutta Italia ma senza dubbio più frequente in Sicilia. La ricerca nell’Archivio storico digitale ce ne dà conferma, con un numero di attestazioni (oltre tremila della sola terza persona sconosce) ben superiore a quello della stampa nazionale. Un costrutto interessante, e poco studiato, anch’esso più frequente in Sicilia che altrove, è l’uso aspettuale di stare + gerundio all’infinito, come per esempio «penso di stare andando», laddove il resto d’Italia preferisce eliminare stare nell’infinito: «penso di andare».

L’archivio digitale della «Sicilia» attesta, tra i molti (5 occorrenze del solo «stare andando»), l’esempio seguente: «senza sospettare di stare andando incontro alla morte» (17/08/1989).

Linguisti e lessicografi dovrebbero giovarsi dell’archivio digitale della «Sicilia», per colmare lacune, retrodatare lemmi e, in generale, fornire della lingua italiana un’immagine più ricca e documentata, non limitata ai soli esempi nazionali o tutt’al più di provenienza romana o milanese. Nel suo piccolo, il già citato Sgroi, nelle pagine della «Sicilia,» aveva più volte avvertito i compilatori dei dizionari di tener conto di usi ingiustamente dimenticati, spesso di provenienza meridionale. In un articolo del 4 luglio 1992, Risolente per errore, per es., correggeva la definizione dell’aggettivo risolente in ‘sorridente’, così come rettificava sia l’etimologia sia la prima attestazione nota di rimpatriata, retrodatato addirittura al 1790. La meritoria operazione di digitalizzazione degli articoli della «Sicilia» è servita anche a questo: a ricordare l’invito di Sgroi ad allargare la nostra visione della lingua italiana.

L’autore. Fabio Rossi (Roma, 1967) è professore ordinario di Linguistica italiana al Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne (Dicam) dell’Università degli studi di Messina. I suoi principali ambiti di interesse sono: la storia della lingua italiana, il parlato dei media, la didattica dell’italiano (anche come lingua straniera). Fra i suoi testi segnaliamo: “Scrivere in italiano. Dalla pratica alla teoria”, Carocci, Roma 2013 (scritto in collaborazione di Fabio Ruggiano)

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