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Cinquanta euro a voto per entrare all’Ars nella “sagra paesana” della corruzione

Di Mario Barresi |

Cinquanta euro a voto.

In un contesto di “sagra paesana” del voto di scambio.

Che però deve farci riflettere. Sulle elezioni del passato recente. E su quelle del futuro imminente.

In tempi di antipolitica e populismo, anche la corruzione elettorale va in saldo.

Un investimento di qualche migliaio di euro, che però non è fruttato a Riccardo Pellegrino (di Forza Italia, consigliere comunale a Catania, già auto-candidatosi a sindaco, salito alle cronache regionali come simbolo degli “impresentabili” alle scorse Regionale) di conquistare uno scranno all’Ars. Nemmeno con l’intermediazione di altri due politici navigati – e già arcinoti alle cronache giudiziarie – come Ascenzio Maesano e Biagio Susinni, ex deputati regionali ed ex sindaci rispettivamente di Aci Catena e Mascali.

Pellegrino, Maesano e Susinni sono tre dei dodici indagati (a dire il vero: gli unici degni di nota) in un’inchiesta della Procura di Catania che ieri, in occasione di perquisizioni domiciliari e non solo, hanno notificato il decreto di conclusione delle indagini ex articolo 415 bis. In prima linea la Dia di Catania, diretta da Renato Panvino, su input dei pm etnei Marco Bisogni e Barbara Tiziana Laudani, coordinati dal procuratore Carmelo Zuccaro.

Cinque, in buona sostanza, gli episodi contestati. Tutti relativi alla campagna elettorale delle ultime Regionali.

Nel primo la “premiata ditta” Maesano-Susinni mettevano in contatto Pellegrino (aiutato dal padre, Filippo, anch’egli indagato) con Giuseppe Panebianco e Ivan Andrea Panebianco (indagato) «con la finalità di consentire la compravendita di voti in favore del Pellegrino e mantenere così l’influenza politica del Maesano sul territorio di Aci Catena». I Pellegrino consegnavano a Panebianco «svariate somme di denaro», fra cui  «certamente» una tranche di 3.000 euro: 50 euro a voto, per un’aspettativa di 60 voti.

C’è un secondo caso che fa parte dell’impianto accusatorio. Pellegrino in persona consegna a Orazio Cutuli «imprecisate somme di denaro, tra cui certamente la somma di euro 1.000» allo scopo di pagare, fra Acireale e Aci Catena, la medesima tariffa: 50 euro a consenso.

Il terzo episodio vede protagonista il candidato di Forza Italia con altri due indagati: Orazio Cutuli e Antonino Cutuli, che gli organizzano un «evento nel Comune di Acicatena, al fine di ottenere consensi elettorali». Costo dell’operazione: 1.300 euro.

Nella quarta ipotesi di corruzione torna Susinni. Che, assieme a Santo Gulisano (altro indagato, nato a Paternò e residente a Gravina) si fa intermediario, sempre a favore del giovane candidato Pellegrino, di consegnare a un altro collettore di voti (Gesualdo Briganti, nato a Francofonte e residente a Vizzini) «una somma imprecisata di denaro».

Anche il quinto e ultimo episodio citato dai sostituti procuratori Bisogni e Laudani si svolge nel Calatino. A Ramacca, in particolare. Dove sempre l’aspirante deputato regionale forzista consegna una non meglio precisata somma a Salvatore e Antonio Di Benedetto. Si presume per lo stesso scopo. E con il medesimo tariffario.

Alla scorse regionali in Sicilia il nome di Pellegrino era in cima alla lista degli “impresentabili”, anche se non per la legge, perché il fratello Gaetano era stato coinvolto nell’inchiesta antimafia Ippocampo. Ma lui si era definito «presentabile, come ha ribadito la magistratura» che ha archiviato la sua posizione in una precedente inchiesta per voto di scambio e quindi ci riprovava a novembre: gli andò male, circa 6mila voti. Così come «con dignità e coraggio», il 28 febbraio scorso ha ufficializzto la sua discesa in campo a sindaco di Catania «per il bene della mia città e dei miei concittadini». Senza il sostegno del suo partito e con una sua lista civica: “Catania nel cuore”. E Riccardo Pellegrino, che in passato aveva fatto parlare di sé anche per l’amicizia con Carmelo Mazzei, figlio incensurato del boss Nuccio, è adesso indagato un’altra volta.

I NOMI DEGLI INDAGATI

Riccardo PELLEGRINO

Ascenzio MAESANO

Biagio SUSINNI

Filippo PELLEGRINO

Gesualdo BRIGANTI

Antonino CASTORINA detto “Nino” e “Littitta”

Orazio Sebastiano CUTULI

Salvatore DI BENEDETTO

Antonio DI BENEDETTO

Ivan Andrea GUARRERA inteso “Castagnaro”

Salvatore GULISANO

Giuseppe PANEBIANCO

Le precisazioni degli indagati

Dall’avvocato di Riccardo Pellegrino, Luca Renato Mirone arriva una nota: «In merito alle accuse, il mio assistito manifesta serenità e tranquillità, confidando nell’operato della magistratura, in cui ripone assoluta fiducia, che non potrà che confermare la sua estraneità a qualunque condotta di natura penale».

Anche il legale che storicamente difende Susinni, l’avvocato Antonino Lattuca, interviene. Precisando che il suo assistito «chiederà alla competente Procura della Repubblica di essere immediatamente interrogato al fine di chiarire definitivamente la propria assoluta estraneità ai fatti contestatigli e chiedere, nel contempo, ai pm assegnatari dell’inchiesta di avanzare richiesta di archiviazione della posizione giuridica del Susinni al competente Gip».

Twitter: @MarioBarresi

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