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L’aggressione alle coste siciliane cementificato il 61% del litorale

Di Giuseppe Bianca |

Una colata di cemento che copre quasi il 61% delle coste siciliane. Una terra sempre meno agricola e naturale, la Sicilia urbanizzata a due passi dal mare in cui la politica di valorizzazione e tutela spesso è risultata disattenta o insufficiente. Il dossier “Il consumo delle aree costiere italiane. La costa siciliana: l’aggressione del cemento ed il cambiamento del paesaggio”, presentato ieri da Legambiente all’Ars, offre un quadro analitico preoccupante, dove quel poco che rimane da fare è preservare ciò che resta, ponendo cura che norme ed azioni di sistema, siano all’altezza dell’emergenza, agevolando una strategia di conservazione che faccia da contrappeso al crescente consumo delle coste siciliane.

Lo studio che va dal 1988 al 2013, sovrapponendo le foto satellitari dell’intero territorio nazionale e quindi anche della Sicilia, fa emergere che nel 1988 le coste siciliane erano occupate per il 50% da urbanizzazione e cementificazione. Questo dato nell’intervallo considerato è aumentato del 10%, arrivando al 60,9%.

Su 1088 chilometri di costa, 662 chilometri sono urbanizzati. La rimanente parte, il 39% è costituito da aree protette (21%, di cui il 15% riserve ed aree naturali, ed il 6% restante altre aree vincolate, come ad esempio le aree archeologiche) mentre il 18% rimanente è invece considerato paesaggio agricolo.

Partendo da Trapani le fasce di costa vengono suddivise in cinque tipologie di paesaggi: infrastrutturali (industriali e portuali) i paesaggi urbani ad alta densità, quelli a bassa densità, quelli agricoli e quelli naturali. 130 chilometri sono occupati da opere infrastrutturali, mentre si calcolano 182 chilometri di paesaggio nei tratti principali delle zone di Trapani, Torremuzza, Mondello, Romagnolo, Catania, Siracusa ed ancora il tratto che va da Nizza di Sicilia a Sant’Alessio Siculo. Insediamenti a bassa intensità, in molti casi abusivi, secondo il dossier sarebbero a tra Fiume Grande e Kalura, da Torre Faro ad Itala Marina, da Brucoli ad Augusta, da Granelli a Punta Secca, da Gela a Siculiana Marina, da Sciacca a Mazara del Vallo.

“Non abbiamo potuto fare a meno di collegare questo studio con la vicenda della sanatoria in discussione nei giorni scorsi all’Ars – esordisce Gianfranco Zanna, presidente regionale di Legambiente Sicilia. In questo studio il tema dell’abusivismo edilizio, della cementificazione della costa siciliana è preminente. Dei 662 chilometri urbanizzati, più della metà, 352 chilometri vengono definite ‘urbanizzato poco denso’, cioè agglomerati di case sparpagliate, al cui interno è rinvenibile il fenomeno dell’abusivismo. Anziché disquisire come è stato fatto all’interno del parlamento siciliano ultimamente su quando abbia inizio il vincolo di edificabilità, si è continuato a costruire allegramente”.

A mancare non sono in ogni caso le regole. La legge Galasso del 1985 ha portato avanti il processo di pianificazione, ed in buona parte del territorio sono in vigore piani paesistici. Tuttavia lo studio ha evidenziato che soltanto il 15% del litorale è interessato da aree protette. Anche dall’analisi di questo dato Legambiente parte per riconsiderare la questione: Zanna infatti propone: “Vogliamo inserire nell’ordinamento siciliano una norma di inedificabilità assoluta fino ad un chilometro dalla battigia, per difendere quel poco che ancora rimane di costa siciliana. La Sicilia è sempre più terra di nessuno, occorre riqualificarla, anche con gli abbattimenti e rendendo più difficile la costruzione.

Nel corso della conferenza stampa a cui ha preso parte anche il direttore nazionale di Legambiente Stefano Ciani, è stato consegnato al sindaco di Licata Angelo Cambiano il premio “Ambiente & Legalità”.

Questo riconoscimento nazionale, istituito dal 2006 Legambiente insieme a ‘Libera’, è assegnato, ogni anno, a coloro – magistrati, esponenti delle forze dell’ordine, di associazioni, del mondo dell’impresa, singoli cittadini – che, a vario titolo, si sono particolarmente distinti e spesi nel contrastare le illegalità ambientali e si sono battuti per la tutela dell’ambiente e della natura. Per Zanna si è trattato di un modo per premiare chi fa rispettare le leggi. “Le aspettative del condono edilizio spesso alimentano, ulteriori episodi di abusivismo” – ha ricordato. Un modo per dire che i deterrenti non mancano: “Non si parla di abusivismo di necessità, non erano operai, ma professionisti, medici, politici, gente che ha goduto di un beneficio e della protezione del sistema”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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