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L’Isola appesa al reddito di cittadinanza In tanti aspettano, ma a chi toccherà?

Di Gianluca Reale |

CATANIA – Si fa presto a dire reddito di cittadinanza, ma bisogna aspettare un altro po’. Quantomeno che arrivino i decreti, con disposizioni precise, nero su bianco, per capire esattamente a chi spetterà, quali saranno i requisiti, quale il meccanismo, come sarà rivoluzionata la rete dei centri per l’impiego la cui riforma è da sempre strettamente legata alla misura di sostegno al reddito. Nel frattempo si possono fare ipotesi, stime, anche se nessuno, neanche i Cinquestelle siciliani, riesce ancora a quantificare la platea di potenziali aventi diritto. “Aspettiamo che da Roma arrivino le norme”, fanno sapere dal reparto comunicazione dei pentastellati. Anche il leader regionale, Giancarlo Cancelleri per adesso è in stand-by su questo punto.

Di certo, però, ci sono i macro numeri, quelli sulla povertà e sulla disoccupazione. Che da soli disegnano lo scenario di quanti potranno accedere alla misura divenuta il cavallo di battaglia della campagna elettorale, prima, e dell’azione di governo, poi, del M5S. Un primo parametro lo danno i beneficiari del Reddito di inclusione, la misura varata dal governo Gentiloni a dicembre 2017. L’Alleanza contro la povertà – cartello di 20 soggetti tra parti sociali, terzo settore e Anci – di recente ha reso noto che la Sicilia è la seconda regione d’Italia, dopo la Campania, per numero di persone che beneficiano del Rei. Sicilia e Campania da sole – segnala l’Alleanza rielaborando gli ultimi dati Inps – coprono il 53% del totale delle persone coinvolte ed esattamente la metà delle famiglie che in Italia versano in condizioni di povertà assoluta.

«I dati del primo semestre 2018 – ha detto la portavoce dell’Alleanza, Rosanna Laplaca – registrano per la Sicilia una platea di quasi 64.000 nuclei familiari percettori di Rei a cui si aggiungono 10.209 famiglie che beneficiano della precedente misura, il Sostegno all’inclusione attiva (Sia). Il numero complessivo è di 250.296 persone coinvolte, con un assegno medio mensile di 326 euro». Ancora ben lontani dai 780 euro mensili presi a parametro per il reddito di cittadinanza M5S. L’Allenza aveva caldeggiato di non abbandonare il Rei, semmai di farlo evolvere.

A confermare che una larga fetta di popolazione siciliana versa in grande difficoltà anche il Report Sicilia presentato dalla Fondazione Curella ad agosto: «Si stimano circa 1 milione e 700 mila siciliani in condizioni di povertà relativa, dei quali quasi 700 mila in povertà assoluta (100.000 in più dell’anno precedente), 1,3 milioni di famiglie che non possono far fronte a spese impreviste, 330 mila giovani (tra i 15 e i 29 anni d’età) che non studiano e non lavorano». Un quadro decisamente fosco. In pratica un terzo dei siciliani vive in condizioni di povertà relativa. Lo conferma anche l’Istat, che disegna un’incidenza della povertà relativa – che significa vivere sotto la soglia di 1.085,22 euro al mese per una famiglia di due componenti – pari al 29% della popolazione.

Sul fronte della disoccupazione i dati dipingono uno scenario decisamente infelice. Lo stesso Report Sicilia della Fondazione Curella dice che «il tasso di disoccupazione “ufficiale” si è aggirato nel primo trimestre 2018 intorno al 23,1% (1,1 punti in più dell’anno precedente), mentre il “tasso di mancata partecipazione” comprese le persone che non cercano “attivamente” lavoro ha toccato il 41,6% (41,3% nel primo trimestre 2017)».

In questo triste scenario, i Caf non sembrano presi d’assalto come, pare, avvenne all’indomani delle elezioni. Si aspettano direttive che, a sentire chi ci lavora, dovrebbero arrivare dall’Inps. C’è da capire se, come è stato detto, anche il reddito di cittadinanza sarà subordinato all’Isee e quindi come avverrà il calcolo. Per esempio, se e come conterà il patrimonio immobiliare, per esempio la casa di proprietà. «Per quanto riguarda il Rei – dicono gli operatori di un Caf di una zona centrale di Catania – i parametri eliminavano molti possibili richiedenti». In più, spiegano, bisogna considerare che l’Isee si calcola sulla base dei redditi dei due anni precedenti. Per cui se nel 2016 si è lavorato e poi nel 2017 si è perso il lavoro, non è detto che si rientri nei parametri. Ma è tutto da vedere. In attesa che il reddito di cittadinanza diventi realtà con la legge di bilancio e i decreti attuativi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA