Notizie Locali


SEZIONI
Catania 15°

Archivio

Dal “profilo basso” al “piatto forte”, ecco i segreti della Stella Michelin che brilla a Catania…

Di Carmen Greco |

«Questo ragazzo sembra me, 18 anni fa. Gli faccio i complimenti. Adesso questa stella la deve tradurre, difendere, conoscere, capire». L’endorsement alla prima stella Michelin mai piovuta su Catania, quella per Alessandro Ingiulla, 26enne chef del ristorante Sàpio, arriva direttamente da Ciccio Sultano.  Una stella “cometa” arrivata prima di Natale che ha sfatato il tabù di una città la cui ristorazione sembra (sembrava) “insensibile” all’alta cucina. E, invece, Ingiulla, questo muro invisibile l’ha infranto, assieme al record del più giovane chef italiano insignito della stella Michelin.

Se l’aspettava?«No, perché siamo aperti da meno di due anni, anche se avevamo già avuto diverse ispezioni della Michelin. Però non potevamo immaginare che sarebbe arrivata così presto, dopo un anno e 7 mesi».

Quando ha iniziato?«Molto piccolo, poi ho cercato sin da subito di andar fuori per fare esperienza, prima nel nord Italia, poi in Francia e Austria. Dopo tanti anni abbiamo deciso di tornare qui due anni fa».

Abbiamo?«Io e Roberta, la mia compagna, di vita e sul lavoro, lei è in sala, io in cucina, abbiamo fatto tutto insieme e quello che sta succedendo oggi è anche merito suo».

Alcuni suoi colleghi dichiaravano apertamente di “inseguire” la stella, lei invece ha lavorato quasi sommessamente, poca esposizione sui social, pochi giornalisti intorno, ancor meno pubblicità, non ama essere fotografato….«In parte è stato voluto anche da noi. Quando siamo tornati a Catania non conoscevamo nessuno, e nemmeno conoscevamo bene la situazione della città dal punto di vista della ristorazione, siamo venuti qui solo con la voglia di impegnarci per questa cosa, perché poi è bello fare qualcosa nella propria città».

E ora vi siete presi la bella responsabilità di aver portato qui per la prima volta una Stella Michelin proprio in un momento buio per Catania, senza soldi e all’ultimo posto fra le città italiane…. «Eh, lo so, ma c’è sempre un po’ di luce, un po’ di speranza anche nei momenti più difficili. Ogni percorso richiede tempo e pazienza, ci si deve rendere conto che le cose arrivano pian piano».

Chi considera come suo maestro?«Quei colleghi che già hanno fatto tanto per la Sicilia, penso a Cuttaia, penso a Sultano, a tutti gli altri. Li abbiamo ringraziati, uno ad uno per il sostegno che ci hanno dato. È stata veramente dura».

La difficoltà maggiore?«Far valere le proprie idee con determinazione, far capire qual è il tuo concetto di cucina, l’importanza delle materie prime, il lavoro di ricerca che c’è dietro ad ogni piatto».

Una definizione della sua cucina?«Semplice, e rispettosa nei confronti della materia prima».

Il suo cavallo di battaglia in cucina?«I clienti, per il momento, dicono il piccione, a volte sono loro che ti fanno fare le scelte sul menù».

E com’è questo piccione?«Petto e coscia di piccione con scorza nera croccante, i suoi fegatini in crema e aceto invecchiato 30 anni».

Ha una dedica particolare per questa stella?«Alle nostre famiglie, sono state fantastiche, questa stella è per loro».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA