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Bagno di folla per Sant’Agata d’agosto

Di Antonio Blandini |

Catania – Una calda giornata ha fatto da cornice alla festa della Traslazione nell’890° anniversario del ritorno in patria delle reliquie di S. Agata da Costantinopoli, una data che s’avvicina sempre di più al 9° centenario della ricorrenza che ricorda la riacquistata identità comunitaria del popolo catanese da sempre devoto della martire verginella. La Cattedrale, intitolata alla Patrona concittadina, fin dal mattino si è riempita di devoti richiamati dal campanone di S. Agata e dallo sparo di bombe a cannone e desiderosi di assistere all’apertura della porticina della “cameretta” che custodisce il tesoro della città: i preziosi reliquiari del corpo sezionato della Protomartire così come giunsero il 17 agosto 1126. Nella cappella del sacello, a cura del parroco, mons. Barbaro Scionti, del vicario parrocchiale, can. Giuseppe Maieli, del cerimoniere arcivescovile sac. Pasquale Munzone, del maestro del fercolo, Claudio Consoli, di diaconi, lettori, accoliti della basilica, sono stati esposti poco dopo le 8 il busto reliquiario e lo scrigno delle reliquie di Sant’Agata. Il busto intronizzato nel presbiterio e le reliquie sistemate nella crociera sono stati venerati da migliaia di fedeli, ammessi al bacio delle reliquie davanti alla “cancellata dei santi catanesi” della cappella di S. Agata.

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La s. messa propria è stata celebrata con omelia ed accompagnamento dell’organo, ad ogni ora, all’altare maggiore con la partecipazione di molti pellegrini (tra i quali devoti da Sciara, il paese dell’arcivescovo, e da Como) provenienti dalla visita del trittico della peregrinatio agatina: la primaziale la Vetere, il santuario del Carcere, la chiesa della Fornace. Particolarmente solenne è stata la celebrazione eucaristica presieduta dal vicario generale, mons. Salvatore Genchi. Fin dal pomeriggio sono state accese le candele davanti alle 12 croci dedicatorie, simbolo dei 12 apostoli, per ricordare la Dedicazione della Cattedrale, mentre il presidente de “Gli Amici del Rosario”, dott. Giuseppe Carbonaro, ha guidato la recita dei misteri gloriosi.

Così la solenne concelebrazione pontificale della sera, introdotta dall’antifona “Non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione”, presieduta dall’arcivescovo mons. Salvatore Gristina ed animata dalla Corale diretta dal m° Puccio Sanfilippo, è stata quella propria della solennità della Dedicazione, la cui orazione di colletta esprime il significato del rito: “O Dio, che hai conservato alla venerazione dei fedeli il corpo della beata Agata, vergine e martire, concedici di crescere come tempio vivo dello Spirito per risorgere con Cristo a vita nuova”. All’omelìa il metropolita ha fatto riferimento al Giubileo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco e “che si sta rivelando provvidenziale anche per le circostanze che caratterizzano il nostro tempo e che tanto ci preoccupano personalmente e comunitariamente…Il Giubileo vuole aiutarci a leggere…attorno a noi con gli occhi colmi della luce della fede e della consolazione della speranza… Le difficoltà che ci circondano non devono privarci della speranza umana e cristiana”. L’arcivescovo ha inoltre evidenziato come “possiamo uscire da qualsiasi comportamento che offende il Padre e danneggia il prossimo, cioè da ogni peccato. Niente e nessuno può essere escluso dall’amore del Signore, come ci ha ricordato Papa Francesco rivolgendo un forte invito alla conversione anche «agli uomini e alle donne che appartengono a un gruppo criminale, qualunque esso sia», come pure alle persone fautrici o complici di corruzione. Mons. Gristina ha preso spunto dalla parabola del servo perdonato per sottolineare la necessità di “perdonare di cuore, ciascuno il proprio fratello” come ammonisce Gesù nel Vangelo e per spiegare come “vera devozione verso S. Agata significa imitazione: Agata subì offese da parte di Quinziano che agì crudelmente verso di lei. Agata difese il suo onore e chiese rispetto per la sua femminilità, ma non si vendicò, né implorò vendetta da parte del Signore. Fu, perciò, una persona debole e sconfitta? No, al contrario. Infatti, noi siamo qui per onorarla ed «inneggiamo alla martire invitta» e con questo noi testimoniamo di credere alla forza e alla vittoria del perdono e della misericordia”.

Al termine della concelebrazione si è snodata, tra due fitte ali di folla, la processione del busto e dello scrigno composta dai sodalizi agatini e dalle autorità civili e militari con in testa il sindaco Enzo Bianco, per piazza Duomo, Porta Uzeda, via Dusmet, piazza San Placido con l’omaggio dei disabili organizzati dalle associazioni S.Agata alla Cattedrale e di volontariato “Come ginestre”, mentre da piazza Borsellino alla confluenza con via Porticello brillava nel cielo del plenilunio d’agosto uno scintillante spettacolo pirotecnico.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA