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Crociera oceanografica studia i terremoti del passato nella Sicilia Orientale

Di Carmela Marino |

Catania – E’ in corso, in questi giorni, lungo la costa orientale della Sicilia, una crociera oceanografica da parte di una nave di ricerca francese che sta indagando le faglie responsabili di forti terremoti storici e preistorici. In particolare, durante le ultime due settimane un’equipe internazionale di ricercatori provenienti dalla Francia (Università di Brest, Montpellier e Nizza), dalla Germania (Geomar, Kiel) e da Malta, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Catania, sta lavorando a bordo della nave Tethys II, salpata alcuni giorni fa dal porto di Catania, dove rientrerà domenica prossima.

Il responsabile del progetto di ricerca, denominato “Crack”, è il dottor Marc André Gutscher dell’Università di Brest, mentre per la parte italiana sono coinvolti il prof. Carmelo Monaco e il dott. Giovanni Barreca, del dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali dell’Ateneo catanese.Il team internazionale sta conducendo la mappatura batimetrica e l’acquisizione ad alta risoluzione di dati sismici di tipo ”sparker” in acque costiere poco profonde (ad una distanza dalla costa di 0,5 – 10 km), lungo un settore poco studiato con queste tecnologie.

Il motivo del forte interesse scientifico per la Sicilia orientale è dato dal fatto che essa, come è noto, è stata in passato colpita da forti terremoti e da tsunami, che hanno danneggiato pesantemente le città di Catania a Messina, causando decine di migliaia di morti. Le faglie responsabili di questi terremoti sono ancora incerte. In passato, numerosi sistemi di faglie sono stati mappati a terra lungo il fianco sud-orientale dell’Etna da diversi gruppi di ricercatori, alcuni dei quali hanno anche approfondito le ricerche con tecnologie di tipo GPS e interferometria radar. I risultati di queste ricerche hanno anche suggerito che il versante orientale del vulcano scivola lentamente verso la costa ionica.

Altre strutture tettoniche sono state identificate nelle profondità marine durante numerose campagne oceanografiche svoltesi negli ultimi 40 anni. I nuovi dati acquisiti dalla ricerca in corso aiuteranno ad identificare la connessione tra le faglie già note a terra e quelle mappate nei settori più profondi in mare aperto. I risultati preliminari confermano la presenza di numerose faglie e fratture attive, che tagliano trasversalmente le lave al largo di Acitrezza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA