ambiente
Aria inquinata, il richiamo della commissione europea sui livelli dei gas a Palermo e Napoli
Bruxelles mette in mora l’Italia per gli sforamenti di biossido d'azoto
La notizia era nell’aria, proprio come il biossido di azoto. Ora lo sforamento dei limiti di inquinamento a Palermo rischia di costare all’Italia una procedura di infrazione dell’Unione europea. «Avviene ciò che avevo annunciato all’inizio di novembre», dice Carmelo Miceli, consigliere comunale e coordinatore regionale di Progetto Civico Italia. Ma l’amministrazione invita a non creare allarmismi e da palazzo delle Aquile spiegano dati e misure in campo.
Sono il capoluogo siciliano e Napoli le due città nel mirino di Bruxelles con la Commissione europea che ha messo in mora l’Italia per il mancato rispetto degli obblighi previsti dalla direttiva sulla qualità dell’aria. La norma stabilisce valori limite per diversi inquinanti atmosferici che gli Stati membri devono rispettare, tra cui il biossido di azoto (NO2). Se le concentrazioni di NO2 nell’aria superano i limiti, la direttiva impone di adottare piani per la qualità dell’aria per rientrare nelle soglie nel più breve tempo possibile.
Secondo la Commissione europea gli agglomerati di Napoli e Palermo non solo superano tali soglie per il NO2 da «diversi anni» ma i piani per la qualità dell’aria adottati «non sono idonei a conformarsi in tempi brevi».
Dal Comune intanto spiegano che i numeri a cui si riferisce la procedura sono dati non aggiornati, in particolare le emissioni di NO2 a Palermo sono diminuite negli ultimi anni. La soglia è fissata a 40 microgrammi per metro cubo, l’unica centralina a sforare questo limite dal 2015 al 2024 è quella di viale Regione Siciliana – via Evangelista Di Blasi che nel 2024 ha registrato una media di 49. Si tratta di una centralina collocata lungo la circonvallazione e che quindi risente di flussi di traffico elevati. Il dato, precisano dal Comune, va letto tenendo conto del fatto che lo sforamento non è costante ma solo in alcuni giorni, sarebbe questo a determinare la media.
Nel 2024, il dato complessivo di tutte le centraline è al di sotto del limite. Negli anni precedenti la stessa centralina di via Di Blasi segnalava livelli più elevati: nel 2019 il NO2 era poco sotto i 50, nel 2022 fra 50 e 60 e nel 2015 sfiorava 70. Tutti indicatori che il Comune ha già trasmesso all’Assessorato regionale all’Ambiente e al Ministero e che non sembrano impensierire palazzo delle Aquile.
L’iter adesso prevede che l’Italia entro due mesi risponda all’UE. In assenza di una replica soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato, il secondo stadio della procedura di infrazione. Gli uffici del Comune sono già al lavoro e a breve, possibilmente entro fine anno, consegneranno una relazione dettagliata, non solo con i dati già trasmessi ma anche con le misure in campo e quelle già adottate. Le azioni passano attraverso mobilità, infrastrutture tecnologiche e verde urbano. In campo il potenziamento dei bus elettrici (già sessanta quelli in funzione) e del metro treno e progetti per migliorare il verde cittadino in modo da ridurre le emissioni inquinanti. In programma anche sette nuove centraline di rilevamento per ottenere dati più puntuali. Quelle attualmente in uso sono sei in città e una a Bagheria.
L’opposizione però con il coordinatore regionale di Progetto Civico Italia, Miceli, chiede chiarimenti al sindaco. «Avevo presentato un’interrogazione al sindaco – dice – per porre rimedio alla situazione che mette a serio rischio la salute e la qualità di vita dei cittadini, documento sul quale non ho mai ricevuto una risposta. Adesso ad intervenire è direttamente l’Europa. È urgente che il sindaco Lagalla, a questo punto, intervenga immediatamente e venga in aula a riferire sulle azioni che intende intraprendere per trovare una soluzione in tempi certi e rapidi».