Il cantiere
«Obiettivo 30 milioni di passeggeri»: con l'abbattimento del terminal Morandi comincia il futuro dell'aeroporto di Catania
Colpa di «certa burocrazia», se i lavori non sono partiti già dieci anni fa. Il punto, però, è essere riusciti a farli iniziare. Tra febbraio e marzo la demolizione sarà completata
«Stiamo lavorando per migliorare il nostro aeroporto». Già quando si imbocca la strada per raggiungere lo scalo Vincenzo Bellini si capisce che è tempo di grandi cantieri. Uno dopo l'altro, varie aree «impacchettate» per consegnare alla città l'aeroporto del futuro, e i cartelli che spiegano, in italiano e in inglese, «We are working to improve our airport». L'obiettivo è dichiarato: 30 milioni di passeggeri. I venti milioni, praticamente il doppio degli attuali, appaiono quasi come una stima al ribasso a fronte degli investimenti previsti. Il cantiere più importante - e più atteso - è partito ufficialmente questa mattina: la demolizione controllata del vecchio terminal Morandi. Dopo una preghiera di benedizione («Celebriamo non una demolizione, ma una rinascita»), un operaio sale su un escavatore, lo mette in moto, avvicina il braccio meccanico a un paio di vetrate che cedono quasi subito. Un gran rumore di vetri rotti, terminato il quale scatta l'applauso. «È un momento storico», dicono tutti i partecipanti.
La tabella di marcia, al mattino, è piuttosto serrata. Prima, alle 9,30, negli uffici della direzione della Sac, la presentazione del progetto di investimento. Poi, circa un'ora dopo, la passeggiata con la stampa verso l'area di cantiere. Ci sono tutti: il presidente dell'Enac Pierluigi Di Palma, la presidente della Sac (la società che gestisce l'aeroporto di Catania) Anna Quattrone, l'amministratore delegato Nico Torrisi, la viceprefetta Giovanna Longhi, l'assessore all'Urbanistica del Comune di Catania Luca Sangiorgio, il commissario straordinario della Camera di commercio del Sud-Est Antonio Belcuore.
«L'aeroporto di Catania sarà l'apripista del Mediterraneo», afferma Quattrone. Del resto: è di questo che parla il piano di sviluppo dell'aeroporto di Fontanarossa, da qua al 2030. Seicento milioni di euro, dei quali circa duecento da investire proprio per il futuro Terminal B, al posto dell'attuale e pericolante Morandi. L'appalto integrato per la demolizione è stato pubblicato a maggio 2024 e valeva, in totale, 2,8 milioni di euro. Ad aggiudicarselo, a novembre dello stesso anno, per 1.984.682,72 euro (esclusi centomila euro di oneri per la sicurezza), il consorzio Integra di Bologna, assieme al consorzio Cipae, e alle esecutrici Cospin ed Edilap. «Una svolta epocale», continua la presidente del cda.

In teoria, entro il 20 febbraio 2026 dovrebbero terminare i lavori di demolizione. Ma è possibile che si arrivi a marzo inoltrato. Nei giorni scorsi è stato consegnato il cantiere alle ditte, però l'intervento odierno della ruspa è giusto una dimostrazione. Da gennaio, plausibilmente, si inizierà sul serio. Ad aeroporto operativo e sotto le feste di Natale. Uno stress test enorme per l'organizzazione dello scalo. «In tre, quattro anni andremo a completare l'opera», garantisce Anna Quattrone.
Del resto, di anni se ne sono attesi tanti. A proposito della vecchia aerostazione, si è discusso per oltre un decennio di ristrutturazione. Anche per via dell'ingegnere che l'ha progettata, negli anni Settanta: Riccardo Morandi, famoso in tutto il mondo, salito agli onori delle cronache suo malgrado (molti anni dopo la sua morte) perché al ponte crollato a Genova era stato dato il suo nome. Come al terminal catanese. «Arriveremo, come noi crediamo, ai 30 milioni di passeggeri», sostiene Pierluigi Di Palma di Enac. È Di Palma che ricorda la lunga trafila «burocratica» che c'è voluta per arrivare all'abbattimento - oggi - della prima pietra («L'amministratore delegato oggi ha la barba bianca, quando ne parlavamo l'aveva ancora colorata»): «Ci vorranno 60, 70 giorni per buttarlo giù - dice, senza nascondere l'amarezza - Ci sono voluti dieci anni dal punto di vista della burocrazia organizzativa. L'economia aeroportuale finisce per essere il vero volano dell'economia del territorio. Avessimo avuto da parte della burocrazia percorsi più agevoli già oggi saremmo sicuramente intorno ai 15, 20 milioni di passeggeri».

Di mettersi a rimestare nel passato Torrisi, gongolante amministratore delegato, non ha voglia. Una stoccata piuttosto light a «certa burocrazia», e poi il progetto: «Siamo consapevoli che i servizi che offriamo ai nostri passeggeri devono essere migliorati e per farlo, in termini quantitativi e qualitativi, abbiamo bisogno di spazio, spazio, spazio. Questo aeroporto, come anche quello di Comiso, sono di fatto cantieri aperti... Con margini di crescita enormi». Ogni milione di passeggeri, stima Torrisi, si traduce in un migliaio di posti di lavoro in più, diretti e nell'indotto. Il calcolo è una moltiplicazione delle più semplici. Il Terminal B servirà per i check-in e i controlli di sicurezza, e sarà collegato con il Terminal A (l'attuale spazio principale), dove gli spazi saranno totalmente riorganizzati.