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Dramma immigrazione, medico di Lampedusa incontra eritrea che aveva salvato

Di Carmela Marino |

LAMPEDUSA (Agrigento) – A tre anni di distanza dal naufragio del 3 ottobre 2013 in cui morirono 368 migranti davanti alle coste di Lampedusa, Pietro Bartolo, il medico del Poliambulatorio dell’isola tra i protagonisti del film candidato italiano alla selezione per l’Oscar straniero Fuocoammare, ha rivisto Kibreth, una giovane eritrea creduta morta durante le fasi del recupero dei corpi. Fu proprio Bartolo ad accorgersi che la donna respirava ancora e a prestarle le prime cure.

Il colloquio si è svolto nell’aeroporto di Lampedusa, dopo il rientro di Bartolo da Milano dove è stato ospite del programma televisivo di Fabio Fazio «Che tempo che fa». Un lungo abbraccio, accompagnato da lacrime e baci, ha suggellato il commovente incontro tra la giovane eritrea che adesso aspetta un bambino e il medico che le ha salvato la vita. «Appena sono atterrato a Lampedusa – ha spiegato – ho saputo della presenza di Kibreth e mi sono precipitato per poterla incontrare subito. Lei era un numero che le avevano già dato quando la credevano morta, chiusa dentro un telo di plastica. Oggi invece è una persona viva e vegeta che presto diventerà mamma. Cercherò di poterle stare vicino ogni volta che potrò».

Insieme a Kibreth in aeroporto c’erano anche alcune persone che stanno portando avanti con Pietro Bartolo un progetto sanitario di frontiera denominato Ios. La creazione di un Osservatorio internazionale della salute che metterà i medici che assisteranno gli immigrati nelle condizioni di essere tutti connessi ad un unico sistema operativo globale per attingere informazioni ma anche per inserirne. Ad accompagnare Kibreth in aeroporto c’era anche Clementina Montezemolo, psicologa del gruppo Ios e figlia dell’ex presidente della Ferrari, che seguirà i minori coinvolti nel progetto. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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