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Teschi e ossa umane: cimitero di mafia scoperto a Roccamena

Di Carmela Marino |

PALERMO – Sarebbero di sei persone i resti umani avvistati in un anfratto naturale nella campagne di Roccamena, centro vicino Corleone. Secondo i primi accertamenti – solo parte delle ossa sono state recuperate – si tratterebbe di persone scomparse tra trenta e venti anni fa: deduzione possibile anche attraverso l’analisi dei resti degli abiti trovati.

Solo il dna, però, potrà aiutare gli investigatori a risalire all’identità dei resti e ad accertare se si tratti di vittime di mafia, come sospettano gli investigatori. Nella zona nel 1981 è scomparso Giuseppe Branda, di Roccamena, mai più ritrovato. La sua morte presunta è stata dichiarata nel 1990. Branda, che lavorava alla costruzione della diga Garcia, era sospettato di far parte di una banda di ladri di bestiame. Venne fermato mentre era in auto con un altro operaio e sequestrato da un gruppo di persone vestite da carabinieri. Ma di lui non si sono più avute notizie. Gli inquirenti cercheranno di capire se tra i corpi ritrovati c’è anche il suo.

 L’indagine è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’Aggiunto Leonardo Agueci. I resti umani sono stati trovati in una caverna sotterranea in una zona molto impervia che ha reso difficili le operazioni di recupero.

Massimo riserbo in procura sull’input che ha portato alla scoperta. La circostanza che l’inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, insieme alla località in cui i corpi sono stati ritrovati, confermerebbe il legame tra i resti e delitti di mafia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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