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Giovanni Caccamo: «Io e mia madre avvicinati dalla tecnologia»

Di Giuseppe Attardi |

Giovanni invia così via mail alla madre quel suo pensiero. «E la risposta che ricevetti fu talmente diversa rispetto alle mie aspettative – continua – Mi aspettavo una risposta incentrata sulle solite raccomandazioni di una mamma: “Ciao, grazie, come stai? Hai mangiato?”. Insomma il classico colloquio tra genitori e figli. E, invece, mi ha risposto con un magnifico trattato sullo stesso argomento, esposto in modo eccellente. E lì ho capito che in realtà l’aspetto che conoscevo di mia madre era davvero minimo. Quindi mi sono chiesto: “Ma quanto veramente conosciamo le persone che amiamo?”. Da quel momento questo scambio di email è continuato finché, dopo poco meno di un anno, in luglio, ho raccolto tutta questa corrispondenza, l’ho stampata, l’ho riletta e l’ho inviata a mia madre via posta tradizionale. Così è nata l’idea di condividere questo nostro dialogo».

Lo stile è quello tradizionale dell’epistola, penna carta e calamaio, ma il mezzo utilizzato è moderno. E sorprende che a unire sia proprio quella tecnologia che, invece, tende a peggiorare l’incomunicabilità tra genitori e figli. In un tempo in cui giovani e adulti frequentano forme individualizzate di community, si cammina con cuffie, auricolari o dispositivi blue tooth alle orecchie, in una società autistica (con grande rispetto per gli “autistici” veri), dove l’altro è una presenza lontana, una voce incerta e intermittente, un dito che batte su una tastiera, una frase, qualche rigo, poche parole, un volto sfocato, una voce asincronica, un profilo, Giovanni Caccamo scopre sua madre come persona e, nello stesso tempo, il senso vero della vita.

«Mia madre è stata sempre avversa alla tecnologia e negli ultimi anni sono riuscito a convertirla a modo mio regalandole un telefonino di ultima generazione, comprandole un computer, aprendole una casella email, facendole capire che di fatto la tecnologia può accorciare le distanze» racconta l’inventore del format-tour “Live at home”, ovvero concerti in casa, che lo ha portato a suonare in tutto il mondo. «È anche vero che la tecnologia nello stesso tempo è tra le nuove principali cause d’incomunicabilità – riprende Caccamo – Spesso anche durante una serata tra amici passi l’80% del tempo a controllare se qualcuno ci ha scritto un messaggio. Forse sarebbe il caso di donare più tempo e più presenza in ciò che si fa, utilizzare la tecnologia e non farsi utilizzare dalla tecnologia. Bisogna imparare a guardarsi dentro e a guardar dentro le anime delle persone amate. Nel mio caso, forse raro, la tecnologia ha consentito a due persone di avvicinarsi e conoscersi».

Incontro tra “persone” non tra madre e figlio. «Qui non si tratta della madre che diventa amica o complice, questo dialogo diventa uno scambio tra due persone, al di là dei ruoli – sottolinea Caccamo – Ognuno nella vita ricopre dei ruoli, ma di fatto siamo tutti uomini/donne con delle storie, dei vissuti, dei modi di percepire emotivamente la vita». Un tenace, caparbio, candido, dolce, solare, ragazzo che a 11 anni resta senza padre e capisce che la musica avrebbe avuto per lui un ruolo salvifico. Che studia architettura e art direction, mentre tenta tutte le carte per realizzare il suo sogno. Un lungo purgatorio di bocciature e disillusioni: i tormenti del cognome, la delusione X Factor. Poi le aperture di Franco Battiato (esilarante il racconto del bagno del saggio di Milo sulla spiaggia di Donnalucata) e di Fiorello, infine l’approdo a Sanremo. E la donna cresciuta nella campagna di Frigintini, con i nonni allevatori, che apre la sua scatola dei ricordi e di sogni, di una vita normale, di viaggi, non certo di un via vai tra medici e cliniche. Che parla di spiritualità, sofferenza, Papa Francesco e che si impegna nel “contenere” e nel “far aspettare” il figlio smanioso di entrare nel mondo della musica.

 

«L’essenza del libro è lo scambio di storie. Non è una autobiografia, non è un modo per autocelebrarmi – tiene a sottolineare Giovanni Caccamo – Vorrei che lo leggesse chiunque si senta attratto dal titolo del libro e non da chi lo ha scritto. E chiunque pensi di avere una relazione da “scartare”, scartare come una caramella e arrivare al cuore della relazione, del dialogo».

 

Per promuovere il libro Dialogo con mia madre, Giovanni Caccamo si presenterà nelle inedite vesti di scrittore il 13 novembre, alle ore 19, all’Auditorium San Vincenzo Ferreri di Ragusa, l’indomani, alle ore 18, alla Feltrinelli di Catania e il 15 in quella di Palermo.

Prossimo appuntamento a Sanremo? «No, non credo, questa volta no». Neanche come autore? «Eh, come autore è possibile». Nel frattempo, riscopre il bambinone che c’è in lui, prendendo la conduzione dello Zecchino d’oro.

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