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Riapre a Catania la cripta di Sant’Euplio, un luogo storico sconosciuto

Di Pinella Leocata |

Un’iniziativa promossa dall’assessore alla Cultura Orazio Licandro che vuole renderla stabile garantendo, a partire da dicembre, l’apertura del sacrario una o due volte a settimana inserendo questa tappa all’interno di un più articolato percorso lungo la Catania paleocristiana. Il problema è quello di sempre: la carenza di custodi. Questione a sua volta legata all’attuale normativa che considera i servizi museali, e dunque l’accesso a beni comuni, come servizi a domanda individuale per cui il Comune deve rientrare del 36% del totale della spesa, obiettivo impossibile da realizzare. Anche di questo l’amministrazione Bianco ha discusso sabato mattina con il ministro Dario Franceschini sollecitando una modifica della legge.

Grazie alla «Notte dei Musei», intanto, i catanesi hanno avuto modo di scoprire questo luogo sconosciuto ai più.

La chiesa di Sant’Euplo, o Euplio, sorgeva nell’omonima via, al numero civico 29, di fronte al convento dei Cappuccini, oggi palazzo della Borsa. Fu edificata nel 1548, sopra una precedente basilichetta paleocristiana, e dedicata al co-patrono di Catania martirizzato il 12 agosto 304, a 29 anni, nel foro di romano di cui rimangono importanti resti archeologici sotto il livello stradale del cortile San Pantaleo. Le cronache redatte negli anni successivi al martirio narrano di un giovane di famiglia patrizia, dal carattere esuberante, innamorato dei vangeli, testi che l’editto di Domiziano aveva proibito. Un giovane ribelle che, portato a processo nel foro romano, davanti al governatore romano della Sicilia Calvisiano, autodenuncia la propria fede e non retrocede davanti al tentativo di salvargli la vita. Fu torturato e decapitato. Si narra che la pietra su cui avvenne il martirio fosse stata conservata e venerata nella chiesa di Santa Barbara che sorgeva vicino alla Rotonda, nell’attuale via di Sangiuliano dove oggi sorge la chiesa dei Minoritelli. Secondo la tradizione la testa del giovane fu gettata nel pozzo Ugulino, nome in seguito storpiato in pozzo Mulino, denominazione che rimane nella toponomastica cittadina. Il resto del corpo, imbalsamato, venne tumulato nell’area delle sepolture, «le fosse», proprio nell’attuale via Sant’Euplio e nelle strade circostanti.

Ed è proprio questa cripta che i catanesi sabato notte hanno avuto la possibilità di scoprire accedendovi dall’area delimitata da una recinzione che, fino all’8 luglio 1943, era la navata della chiesa dedicata ad Euplio e a Sant’Antonio Abate. Allora la chiesa, che aveva retto al terremoto del 1693, cedette al bombardamento degli alleati, motivo per cui questo spazio è un sacrario dedicato ai martiri cristiani e alle vittime civili di tutte le guerre. Della chiesa non resta quasi nulla, solo parte di due pareti dove sono ancora leggibili tracce di affreschi e due semicolonne con capitello corinzio. Qui sono stati affissi i calchi dei 12 apostoli realizzati nel 1887 per il cimitero monumentale e posizionati in questo luogo nel 1978.

Grazie alle guide, ragazze preparate e molto disponibili, i visitatori, a gruppi di 15, hanno potuto scendere i ripidi gradini che portano agli ambienti sotterranei dove già i primi cristiani avevano realizzato una sorta basilichetta, con il tetto a volta, una mensa in pietra e delle nicchie laterali dove conservare le ceneri dei defunti. Nella cripta si può notare un pilastrino in stile corinzio che reggeva un Vangelo in pietra, ora del tutto corroso. E del resto l’umidità ha cancellato anche l’affresco dell’altare che rappresentava Sant’Euplio con l’allora vescovo di Catania Serapione, a sua volta martirizzato. Un affresco che pure si era conservato fino agli anni Cinquanta, come rivelano le foto dell’epoca esposte lungo la scala che si snoda in un vero e proprio pozzo a cielo aperto formato dai palazzi costruiti nel tempo. Da questo ambiente ipogeo si aprivano altre stanze, poi riempite e murate per creare le fondamenta alla chiesa sovrastante.

Storie e luoghi che, per una notte, sono ritornati accessibili e che potrebbero esserlo sempre se la città si attrezzasse in modo da tenere aperti tutti i propri monumenti e siti di interesse storico e architettonico, premessa indispensabile per una città che vuole puntare sul turismo e che si è candidata ad essere la capitale italiana della cultura nel 2020.

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