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Sciopero controllori di volo, l’odissea di un rientro a Catania

Di Carmela Marino |

Roma – Dal nostro inviato (o sarebbe meglio dire dal nostro disagiato) sul fronte dello sciopero nazionale dei controllori di volo in aeroporto. Vi raccontiamo, work in progress, la giornata che stiamo vivendo tra Napoli e Roma aspettando di tornare a Catania. Voli cancellati (tre), lunghe file (quattro) alla ricerca di informazioni per la riprotezione dei voli, caffè sorbiti (già tre) per rimanere svegli.

Il fine settimana era cominciato male. Partiti per seguire la partita del Catania per conto del nostro giornale, avevamo raggiunto Pagani volando di buon mattino con scalo obbligatorio a Roma. Poi ecco la virata verso Napoli, la corsa in auto allo stadio campano. Il Catania, come è noto, ha perso e anche in maniera immeritata. E, dunque, via con commenti, pagelle, interviste, spiegazioni a chi non ne può più di vedere i rossazzurri perdere. Lavoro in albergo fino a notte fonda, arriva la notizia che il ritorno a Catania, sempre con scalo a Roma, è stato riprotetto. Dalle 11.55, si anticipa tutto alle 6.55. Pazienza, ma va bene lo stesso. Due ore di sonno, poi via di corsa verso Capodichino.

Ma qui, arrivati alle 5,15, ecco la sorpresa: senza preavviso alcuno, il volo delle 6.55 è stato cancellato. “Ma come, signore – ci chiedono stupefatti al banco informazioni – non è stato avvertito?” Che domande: no. Altrimenti perché avremmo dovuto fare la fila per trenta minuti? La mattina comincia bene. Altra fila, più robusta, che scorre più lenta, di un’ora e venti alla biglietteria Alitalia.

C’è un solo impiegato, assediato da gente che sbuffa, urla, si muove a ritmo frenetico. Si perdono appuntamenti di lavoro importanti. L’avvocato tacco a spillo 12 e rossetto sgargiante deve raggiungere Trieste per un’udienza, ma rimarrà a terra. L’informatore farmaceutico che non vedeva l’ora di portare a termine la sua prima missione a Catania, resta a terra e rinuncia. L’onorevole tutta pancia e mille scartoffie in mano, supera la fila e si dilegua verso la sala Vip scortato da un’hostess che rischia il linciaggio. Il solito raccomandato, fulminato da mille occhi e da qualche invettiva, per la verità più che meritata.

Arriva il verdetto: “Signore – linguaggio formale e sguardo basso per non incrociare il nostro che è rosso fuoco – possiamo farle raggiungere Roma con il volo delle 11.50 e poi a Roma. Ma all’ora di pranzo ecco un’altra notizia ferale: anche il volo delle 11.50 per Roma è stato cancellato.” L’unica possibilità di arrivare nella capitale è un viaggio in pullman da odissea della durata di tre ore.

Ecco di Roma non c’è certezza. C’è un volo che parte per Catania alle 20.30. Non altro. Che si fa? Si tenta la sorte. Salta il lavoro in redazione, salta un recupero in extremis della festa del papà a casa, il pranzo di riparazione finisce nel congelatore, le telefonate di amici e famigliari si incrociano.

Meglio rimediare con un caffè che alle 10 meglio sorseggiare senza zucchero. Cornetto vegano? Sì, è più leggero. Ma, poi, ti raggiunge il venditore di calze che vuole rifilarti l’ultimo modello in filo di Scozia. “Guardi, non è giornata”. “Guardi che bello sto color mattone”. “Forse non ha capito”. Invece il napoletano che insiste ha capito benissimo e per sfinimento ci scuce due euro. Caffè e cornetto anche per lui. L’importante è che si tolga dalle scatole.

La seconda parte dell’odissea ci vede viaggare in un bus a otto posti da Napoli a Roma nella speranza di afferrare anche una maniglia esterna di un volo per Catania o di posizionarci fuori, sull’ala con i piccioni. Compagni di viaggio una oversize made in Usa che si sfoga facendo spuntini ogni 30 km e poi si trucca gli occhi (non vediamo il nesso, ma è così), due naviganti napoletani diretti a Oslo e un impiegato Anas con la tuta del Napoli. Si arriva a destinazione alle 17.30 e comincia l’attesa romana tra confusione e file ancora più robuste che a Napoli. 

In serata si arriverà in sede (forse), con un pensiero fisso; tra cenere nell’aria, i costi eccessivi, la lontananza dalle altre regioni, la Sicilia è sempre e comunque penalizzata. Troppo. E basta uno sbuffo del vulcano o uno sciopero per creare disagi da non dire.

Il volo delle 20.30 da Roma parte alle 21,30 perché un passeggero non si è presentato a bordo ma aveva imbarcato il bagaglio. Dopo oltre 16 ore di attesa sull’asse Napoli Roma ecco la certezza di rientrare. Alle 10,30 della sera le luci di Catania sembrano splendere di più.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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