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Radio: “Decanter” vola in Sicilia per il coniglio alla stimpirata

Di Gianluca Santisi |

Puntata dopo puntata, con Chef ma non troppo state effettuando un importante lavoro di ricerca e catalogazione delle più famose ricette della tradizione.

«Il nostro è un giro d’Italia in cucina. La ricchezza del nostro territorio è questa. In un mondo dove si pensa sempre a livello macro, dove più o meno tutti abbiamo lo stesso telefono o guardiamo gli stessi film, è bello ogni tanto ricordarsi del micro. A mia moglie, che è venezuelana, spiego sempre che non esiste una sola Italia a livello enogastronomico ma ce ne sono tante, non solo fra le varie regioni ma addirittura fra le province».

Come si fa a raccontare l’enogastronomia alla radio? «C’è una similitudine molto forte tra la radio e i libri. In entrambi i casi, l’ascoltatore o il lettore deve metterci una delle cose più belle che ha a disposizione: la fantasia. Noi raccontiamo e l’ascoltatore completa il concetto. E questa soggettività, nell’immaginarsi le cose, è straordinaria. Ognuno può pensare una cosa diversa anche quando si immagina un piatto».

Oggi c’è un grande interesse dei media attorno alla cucina, quando avete iniziato non era affatto così. «Quattordici anni fa ci prendevano per pazzi. A quei tempi l’enogastronomia sui giornali, in tv, alla radio, non c’era proprio. Oggi è ovunque, dalla ricetta sul giornale di gossip ai tantissimi talent televisivi. È un’area molto esplorata. Come si fa a sopravvivere? Rimanendo se stessi, rimanendo quelli che hanno creato un modo pop di parlarne, non in maniera critica ma alla portata di tutti».

Riunire alla stessa tavola chef stellati e casalinghe in cerca di ispirazione… «Stiamo attenti a quello che succede nelle case. Non possiamo permetterci di proporre una cucina sofisticata. Siamo vicini a chi ci ascolta, con dei piatti semplici e soprattutto replicabili».

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