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Un coltello nella cella di Graviano. Il boss:«Non è mio»

Di redazione |

ASCOLI PICENO – Aveva un coltello nella sua cella del supercarcere di Ascoli Piceno Giuseppe Graviano, il boss mafioso di Brancaccio, le cui intercettazioni su presunte “cortesie” a Silvio Berlusconi sono state depositate agli atti del processo in corso a Palermo. Subito dopo il ritrovamento e il sequestro della lama, nascosta nell’intercapedine del letto, Graviano è stato trasferito in un altro carcere. Il boss ha fatto ricorso contro il sequestro, e l’udienza è fissata per lunedì davanti al Tribunale del Riesame ascolano. 

Non si sa come il coltello, di tipo rudimentale, abbia potuto superare i controlli del carcere di Marino del Tronto, dove il boss stragista era detenuto in regime di 41 bis e dove è stato intercettato mentre parlava durante l’ora d’aria con un altro detenuto, Umberto Adinolfi. La Procura di Ascoli contesta a Graviano il porto abusivo di arma: una lama piuttosto lunga, con un’impugnatura realizzata con del nastro isolante. Attraverso il suo difensore, Graviano si è opposto al sequestro del coltello di cui, a quanto sembra, disconosce la proprietà. Le indagini sono ancora in corso. 

Il ritrovamento dell’arma, durante un controllo degli agenti di custodia nella cella del boss, risale a circa un mese fa. Subito dopo, il detenuto è stato trasferito in un altro carcere di massima sicurezza, mentre la procura ascolana apriva un’inchiesta e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria un’indagine interna. Nessun commento sulla vicenda, per ora, dalla Direzione dell’istituto di pena di Ascoli Piceno. Graviano si è opposto al sequestro della lama, che sostiene non essere sua: una scelta difensiva che gli consentirà fra l’altro di avere accesso alle carte del procedimento, in occasione dell’udienza di lunedì davanti al Tribunale del riesame ascolano. Udienza alla quale il boss non dovrebbe partecipare in audioconferenza dal carcere dove si trova ora. 

E Graviano è stato trasferito nel carcere di Terni. Secondo quanto si è potuto apprendere è arrivato a Terni circa un mese fa, dalla città marchigiana. Nell’istituto di pena umbro – è stato riferito da fonti penitenziarie, che tuttavia mantengono il riserbo sulla questione – non è accaduto alcun fatto rilevante o significativo legato alla detenzione del boss mafioso. Si tratta – è stato confermato – di un ergastolano da tanti anni al regime di 41 bis, ritenuto un elemento di elevato spessore criminale. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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