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Regionali, «Con Musumeci dalla Sicilia un centrodestra rinnovato»

Di Andrea Lodato |

«La Sicilia è sempre un laboratorio molto interessante – dice – da qui sono partiti esperimenti importanti che hanno segnato svolte in tutto il Paese».

Parisi pensa anche al mitologico, ormai, 61 a 0 del 2001. Ma dal quale si affretta a prendere le distanze.

«Risultato straordinario, certamente, ma dal quale si sarebbe dovuti partire per costruire la nuova classe dirigente del centrodestra, affermare una identità sul territorio. Insomma per crescere su quelle basi. Invece non mi pare sia andata così se oggi siamo qua a cercare un nuovo modello».

Lui, Parisi, che ha sfiorato il “miracolo a Milano” contro Sala nella corsa alla poltrona di sindaco, questo nuovo modello lo sta inseguendo. Soprattutto dopo essere entrato rapidamente nel cuore di Silvio Berlusconi e, però, altrettanto velocemente, esserne uscito non essendo esattamente votato all’ortodossia e non avendo, forse soprattutto, incontrato le simpatie della corte del Cavaliere. Così Parisi, forse nemmeno per caso, lancia dalla Sicilia la sua campagna d’autunno, che lo dovrebbe portare, nei mesi successivi, ad avere una configurazione politica nazionale.

Ma, allora, Parisi, perché puntare tutto su Musumeci?

«Perché gli elettori vogliono facce pulite, non necessariamente nuove. Cercano qualcuno di cui possano fidarsi. E Nello Musumeci ha una storia politica, e direi anche personale e familiare, che lo avvicina molto alla gente. Ha fatto per due mandati l’amministratore della Provincia di Catania, senza mai neanche un’ombra, senza mai essere sfiorato da un minimo sospetto. Anzi, è stato un campione di trasparenza, minacciato e costretto a vivere sotto scorta. E alla Regione non per caso è andato a fare il presidente della Commissione antimafia».

Lei pensa che Musumeci abbia un po’ di appeal grillino.

«Sì, lo penso, perché ho studiato molto il fenomeno M5S a livello nazionale, i risultati che hanno ottenuto e anche le delusioni che hanno provocato. Mettere insieme credibilità, autorevolezza, capacità di governo e di dialogare con i cittadini non è da tutti. Ecco, sotto questo aspetto certamente Musumeci ha una marcia in più».

E lei parte dalla Sicilia, dove presenterà le liste di Energie per l’Italia, per costruire quella che definisce la quarta casa del centrodestra.

«Esatto. Il nostro è un Paese di centrodestra, non ci sono dubbi e oggi ci sono 10 milioni di elettori da conquistare, da convincere con un progetto serio. Io parto da questa analisi e dal fatto che con la nuova legge elettorale, con il sistema proporzionale che sarà introdotto, l’Italia si avvierà verso la Terza Repubblica. E in questo scenario, oggi siamo di fronte alla crisi lacerante del Partito democratico e a quella di Forza Italia. Perché se leggiamo i dati, emerge chiaramente che al Nord la Lega di Salvini ha fatto registrare un exploit notevole. Altro elemento questo che dovrebbe far sviluppare analisi che porti ad una totale discontinuità con le scelte del passato».

Beh, non è che alla venatura grillina di Musumeci, aggiunge anche uno spirito salviniano, visto che il partito del leader del Carroccio ha detto che sta con Musumeci? Cavalcate la psicosi da invasione del Paese?

«Ma no, per carità. Noi diciamo che esiste un problema evidente legato a flussi incontrollati di immigrazione, ma non vogliamo né urlare per le strade, né alimentare paure. Noi indichiamo soluzioni, vogliamo che l’Italia abbia maggiore forza di negoziazione, che se c’è da fare un accordo internazionale per la questione libica, non si stia ad aspettare l’Onu o che altri, magari i francesi, prendano l’iniziativa. Assumiamoci noi le responsabilità. E siamo contrari a marce di questa o quella parte, per dire noi siamo migliori di voi, noi non siamo razzisti e voi sì. Ipocrisie di sinistra che confondono ancora di più. Dalla Sicilia, ripeto, può partire un progetto complessivo capace di affrontare tanti nodi. E con un governo credibile e forte, la Sicilia potrà avere quello sviluppo che turismo e agrindustria avrebbero già dovuto e potuto garantire se non si fosse perduto tutto questo tempo».

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