Spinelli a scuola, non bastano i blitz: il nostro reportage sul fenomeno
La preside dell'alberghiero di Giarre: «Spesso i genitori non vogliono vedere»
«So che è brutto da dire, ma ci sono studenti che vengono a scuola esclusivamente per questo, come se venissero a lavorare. E il problema non riguarda tanto i ragazzi del quinto anno, quanto i più piccoli, tra i 15 e i 17 anni, e il fenomeno è in aumento». Per la preside dell’alberghiero di Giarre, Monica Insanguine, il fenomeno dello spaccio di marijuana a scuola è una fotografia molto chiara.
«Il problema ce l’ho principalmente nella sede di Riposto - dice - perché vicino la scuola c’è una piazzetta dove si spaccia che fa un po’ da trait d’union fra tutte le scuole di Giarre. Ogni tanto ci mando qualche prof. a controllare, ma non posso intervenire più di tanto, perché è fuori dall’istituto. Per quanto riguarda quello che succede dentro, ho parlato con i carabinieri di Riposto e loro stessi mi hanno detto: “Preside noi possiamo venire, ma i cani immediatamente fiuteranno qualcosa e succederà che dovremo portare via alcuni ragazzi, lei è pronta ad affrontare una situazione di questo genere?”. Devo dire che una decisione così pesante, da sola, non me la sono assunta. Ne ho parlato recentemente con i miei collaboratori e loro mi hanno consigliato di aspettare un po’ per vedere se noi stessi riusciamo a fare qualcosa».
E cosa potete fare?
«Quello che, in maniera molto blanda, la legge ci consente di fare, vale a dire multare chi fuma a scuola - e io non faccio indagini su quello che stanno fumando -. Il dirigente scolastico può elevare una contravvenzione pecuniaria da 27 euro in poi».
E i ragazzi pagano?
«Gli ultimi due che abbiamo multato hanno pagato e, tra l’altro, sono stati oggetto anche di provvedimenti disciplinari perché comunque, oltre al fumo, avevano dei comportamenti inadeguati».
Altre strategie?
«Chiamare i genitori, ma spesso non vedono o fanno finta di non vedere, per questo penso sia apprezzabile l’operato della mamma di Lavagna che ha chiamato i finanzieri nonostante le tristi conseguenze».
I genitori dei suoi ragazzi come la prendono?
«Cadono dalle nuvole: “ma come, mio figlio?”, e questo anche quando siamo non certi, di più. Quando abbiamo le prove provate. Purtroppo devo constatare che non c’è alcuna presa di coscienza da parte dei genitori, non so capire se per vergogna, per ignoranza o per una semplice non accettazione della situazione».
Sono più i ragazzi o le ragazze a fumare canne?
«Tutti, più o meno dal secondo anno in poi. In tante occasioni siamo stati costretti a chiamare l’ambulanza per delle crisi di panico soprattutto delle ragazze. Spesso non mangiano e fumano marijuana. Altre sostanze non ce n’è, almeno la realtà giarrese è questa».