Spinelli a scuola, non bastano i blitz: il nostro reportage sul fenomeno
Lo psicologo: «Creare una rete attorno agli adolescenti»
«Creare una rete attorno agli adolescenti che hanno bisogno di punti di riferimento perché da soli genitori, ragazzi o docenti, non riescono ad affrontare problematiche che, spesso, diventato molto più impegnative di quanto essi stessi possano arrivare a pensare». Per Salvatore Scardilli, dirigente psicologo e psicoterapeuta del Sert Catania 2, i genitori che hanno il sospetto di avere un figlio che fa uso di sostante stupefacenti «hanno a disposizione una rete territoriale che è capace di accogliere le loro e di riuscire a dare delle risposte da parte di specialisti».
«I genitori che si trovano di fronte ad una situazione che percepiscono come molto più grande di loro e si trovano da soli, cercano magari delle soluzioni immediate dettate dall’ansia, dalla paura, dall’angoscia».
Come la mamma di Lavagna?
«Forse questa madre non sapeva che esistono dei servizi pubblici territoriali che sono capaci di dare delle consulenze attente ed eventualmente affrontare la problematica».
E la scuola?
«Più che fare delle conferenze che spesso poi non riescono ad incidere sui comportamenti, sarebbe meglio riuscire a sviluppare dei percorsi informativi sul problema perché all’interno di gruppi contenuti è molto più facile riuscire a stimolare la discussione. L’intervento che potrebbe dare i migliori risultati è un approccio sistemico in cui le comunità territoriali, la comunità scolastica o più in generale le comunità educative, dovrebbero essere sensibilizzate affinchè riescano precocemente a comprendere se c’è un problema».
Qual è la prima cosa da fare?
«Capire se il comportamento marginale del ragazzo sia dettato dall’uso di sostanze o ci siano altre motivazioni, magari psicologiche o relazionali. Il servizio sanitario è capillarmente all’interno del 90% delle scuole superiori di Catania dove apre degli sportelli di consulenza i Cic (Centro informazioni e consulenza) con operatori dei servizi per le dipendenze e docenti che insieme creano un gruppo per portare avanti tutta una serie di attività sul piano della prevenzione che della consulenza».
Se all’interno di una classe un professore ha il sospetto che un suo alunno faccia uso di sostanze stupefacenti?
«La cosa più importante è riconoscere i comportamenti iniziali il che non significa essere psicologi o medici ma solo degli educatori attenti. Dopodichè deve coinvolgere gli adulti significativi i genitori in particolare, coinvolgendo tutto il sistema che ruota attorno alla scuola».