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Viaggio nella Sicilia dei “paesi fantasma” dopo l'appello di Mattarella: «Senza neanche un bar che vita è?»

Come arginare lo spopolamento progressivo e inesorabile di paesi e piccoli comuni della regione

10 Gennaio 2025, 14:57

emigrazione

Arginare lo spopolamento progressivo e inesorabile di paesi e piccoli comuni della regione. Un tema che torna centrale all’indomani delle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che da Militello in Val di Catania martedì pomeriggio ha lanciato un messaggio forte e chiaro alle forze politiche perché non si dimentichino delle aree interne, dell’“Italia minore” come l’ha definita con efficace sintesi il sindaco militellese Giovanni Burtone.

Un tema che coincide con l’obiettivo, per certi versi arduo, di Anci Sicilia, l’Associazione nazionale dei comuni, che cerca confronti per adottare iniziative politiche in grado di cambiare la tendenza negativa.
Sono 178 i comuni siciliani con meno di 5mila abitanti e per molti di loro la situazione economica e sociale è definita drammatica. «La problematica principale è la quasi impossibilità per questi piccoli centri di garantire opportunità ai giovani - afferma Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia - qualcuno fa finta di non capire ma oggi nascono un terzo dei bambini rispetto agli anni Settanta così come spesso non si comprende che bisogna garantire in queste piccole comunità la qualità della scuola, della sanità e dei trasporti, altrimenti rischiamo di non arginare il declino demografico abbassando la qualità della vita a livelli mortificanti».

I rischi

Dalla prospettiva dell'associazione dei comuni siciliani la visione è chiara. «In alcuni comuni - dice Amenta - mancano persino le ambulanze medicalizzate e si rischia di morire. Con i fondi del Pnrr stiamo costruendo case di comunità, centri territoriali ma c’è il serio rischio di avere delle scatole vuote se non ci sono medici e infermieri da impiegare».

Il dimensionamento scolastico impone la chiusura di istituti comprensivi soprattutto nei piccoli comuni e ciò, secondo Amenta, «diventa un problema per gli studenti che, oltre un certo orario, non possono usufruire del trasporto pubblico mentre le strade sono rovinate e nei bilanci dei comuni, spesso in dissesto o in pre dissesto, non ci sono fondi non solo per la manutenzione dei sistemi stradali ma anche per la raccolta delle acque, per i depuratori, per le fognature. C’è carenza di impianti sportivi e di centri culturali che rappresentano il dato della qualità della vita dei comuni dove manca anche la tutela ambientale e la sicurezza perché dei corpi di polizia locale ben poco è rimasto visto che sono in tanti i sessantenni in servizio, ormai prossimi alla pensione, e non si parla di concorsi. La mancanza di opportunità lavorative e gli studi universitari provocano lo svuotamento dei paesi non consentendo di avere un ricambio generazionale nella classe politica e dirigente».

Garantire il livello dei servizi e la qualità della vita rappresentano i nodi da sciogliere. «Stiamo perdendo i piccoli comuni che troppo spesso soffrono di specifiche criticità - dice Mario Emanuele Alvano, segretario generale Anci Sicilia - ci lascia buona parte dei giovani più qualificati eppure non si parla di politiche giovanili. Se l’emigrazione di un tempo era dei poveri che portavano ricchezza al paese d’origine, oggi l’emigrazione sottrae ricchezza umana».

Altra problematica ritenuta rilevante è il depauperamento del patrimonio immobiliare. «La debolezza - dice Alvano - è legata al fatto che il mercato immobiliare sia molto fragile in tutti i comuni delle aree interne, da Caltanissetta a Caltagirone passando per Giarre. Sulla salvaguardia del patrimonio immobiliare e sulla qualità delle condizioni dei centri storici e del tessuto urbano si gioca una partita decisiva. Non attrae un comune dove una parte del patrimonio sia disabitato e dismesso. Anzi, spesso è il Comune che deve provvedere a sue spese alla messa in sicurezza dell'immobile abbandonato e a rischio di crollo per evitare pregiudizio per l’incolumità e a poco serve l'iniziativa di vendere le case al prezzo simbolico di un euro».

Altro tema è la velocità con cui nei piccoli comuni si perdono i presidi essenziali pubblici e i servizi privati: «Venendo meno uno fra lo sportello postale - aggiunge Alvano - il bancomat, la farmacia e persino il bar, si perde un pezzo di qualità di vita».

Cosa fare allora per evitare il salasso? «Abbiamo diversi strumenti di finanziamento - afferma Amenta - la sfida è importante e bisogna cominciare dalle risorse umane. Penso ad un tavolo tecnico in cui fare sedere Regione siciliana e comuni mettendo da parte campanili e appartenenze politiche. Soltanto così saremo in grado di uscire fuori da quest’infermo». «La sfida da lanciare - aggiunge Alvano - è sulla qualità della vita: con salute, alimentazione sana, aria salubre, la Sicilia ha molto più da offrire rispetto alle grandi città e alle aree industriali che sono invivibili».