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Trump raccontato da Paolo Zampolli, l'uomo che gli presentò Melania a un party: «Ecco come governerà il mio amico Donald»

Colloquio con l'imprenditore e diplomatico milanese alla vigilia del secondo insediamento del tycoon alla Casa Bianca

Antonello Piraneo

19 Gennaio 2025, 19:54

zampolli

«Eravamo io, Donald Trump, Roberto Cavalli e Melania Knauss». Detta così rimanda a Gianni Minà e all’imitazione che ne faceva Fiorello: «Eravamo io, Muhammad Alì, Compay Segundo e Sotomayor». Ma quell’«eravamo io e Donald» per ricordare quando presentò a un suo party l’allora “semplice” modella slovena all’allora “semplice” tycoon, dà pienamente il senso delle entrature che Paolo Zampolli ha alla Casa Bianca e più in generale nella sconfinata galassia di relazioni che ruotano attorno al presidente degli Stati Uniti che tale tornerà a essere domani, il giorno del giuramento, dell’Inauguration Day.

«Macché insediamento (ride), Donald presidente lo è dall’istante successivo all’esito del voto», dice questo italiano d’America di successo, bypassando con sintesi efficace i barocchismi protocollari, i formalismi propri di quest’altra parte dell’Oceano, del Vecchio Continente (ecco, “Vecchio” ci pare termine adeguato rispetto al contesto che si fiuta). Perché da quell’altra parte dell’Oceano conta la sostanza e quindi Trump presidente lo è da subito. E non a caso l’annuncio dell’accordo su Gaza lo ha dato lui prima di qualsiasi altro attore sulla scena mediorientale, dal Segretario di Stato Blinken allo sceicco del Qatar Al-Thani, dal premier israeliano Netanyahu ai portavoce di Hamas.

Zampolli accoppia il piglio imprenditoriale, che da Milano («la mia città fantastica») l’ha portato a fare business negli States, al ruolo diplomatico che ricopre in qualità di ambasciatore all’Onu dell’isola caraibica di Dominica, specchia il culto dell’amicizia alla cura dei dettagli, empatico, istintivamente aperto, ma poi volutamente schivo e riservato sullo scambio epistolare avuto con Papa Francesco.

Dunque, Trump e ciò che verrà. By the way, a proposito, come ama intercalare Zampolli, l’occasione del colloquio con l’ambasciatore e amico personale di Trump e consorte («My Paolo», lo saluta anche quando lo scorge in occasioni ufficiali) è utile per provare a capire quali saranno le prime mosse «dell’uomo più potente del mondo», rimarca Zampolli per sottolineare che con il ritorno di Trump alla Casa Bianca gli Stati Uniti torneranno a essere la “bussola” del mondo. E riecheggia lo slogan Maga, «Make America Great Again», «Rendiamo l’America di nuovo grande».

Cittadino del mondo

Dall’altra parte del telefono c’è un cittadino del mondo che quindi non conosce fusi orari. E risponde subito ok alla proposta di colloquio inviando l’immagine di Superman con il pollice alzato. Per dire il tipo. Diretto, spontaneo, carta intestata e titoli solo quando servono, quindi non per una conversazione.

D’altronde ancora più diretto è “The Donald”, a suo agio nello stravolgere i canoni del politically correct, come quando dieci giorni fa nell’ormai celebre primo discorso da presidente eletto slargò i confini degli Usa, sino a ricomprendervi Groenlandia, Panama e financo il Canada. «Strategia, geniale strategia per esaltare l’American dream, il sogno americano, che è forte in tutto il mondo, altro che Canada. E pensate a cosa è la Groenlandia, grande un quarto degli States, sette volte l’Italia, 60mila abitanti e una ricchezza immensa di risorse naturali sotto i ghiacci. L’isola del tesoro. By the way, la Sicilia è tra le isole più belle del Mediterrano, oh yes la più bella».

Sicilia, Italia. «Trump ha ragione anche qui, quando dice che la signora Meloni, il presidente, è un passo avanti agli altri, è più sveglia, più veloce anche nel capire che bisogna avere un rapporto diretto con la Casa Bianca. Ecco, Meloni ha le palle quadrate, si può scrivere palle quadrate? (ride). Sono così innamorato di lei, oh amore platonico (ride), che divento geloso quando vedo tutte quelle sue foto con Elon Musk che posta continuamente». (ride di gusto).

Nessuna paura

By the way, perché l’Europa ha paura di Musk, perché non dovrebbe averla? «In generale credo che molti europei capiscono poco l’America. Musk non è un pericolo, fa business, il suo business, e lo fa meglio degli altri, offre prodotti migliori, più avanzati, Space X ha mandato a casa colosso americani, Tesla ha performance eccellenti e ha superato le grandi case europee, con X ha rivoluzionato il “vecchio” Twitter».

Musk non deve spaventare, manda a dire Zampolli. Così come il ritorno di Trump alla Casa Bianca non ha allarmato gli americani. «Donald ha vinto largamente, non come quell’altra volta in cui…, vabbè lasciamo stare perché il passato non conta. Gli americani lo hanno voluto perché il suo primo mandato era piaciuto, mentre quell’altro, come si chiama, ah sì Biden, d’altronde neanche lui ricorda come si chiama (ride ancora, poi torna serio: «È stato anche il mio presidente, ho sempre grande rispetto per la carica»), quell’altro aveva cancellato tutto. E la gente voleva la politica di Trump, voleva l’America al centro del mondo. E Biden non l’ha capito».

Così ecco di nuovo la Casa Bianca, «la casa più bella del mondo. Non è poi così grande ma ha un fascino unico, emoziona», dice lui che l’ha frequentata, come ovviamente la residenza di Mar-a-Lago. E ricorda quando in un momento particolare della sua vita The President lo accolse calorosamente («Enjoy my house, is your house» , «Goditi la mia casa, è la tua casa»), perché «Donald e Melania hanno un grande senso della famiglia, danno importanza agli affetti familiari, all’amicizia». Un tratto di “D.” che agli italiani potrebbe ricordare “B”, ma questo è un altro discorso.

By the way, l’asse Italia-Usa: Meloni dopo “Giuseppi”, ricordate come Trump chiamava Conte, quand’era premier? «Andò così - racconta Zampolli - a un ricevimento all’Onu, Donald avrebbe dovuto sedere accanto ad Angela Merkel e a lui questa cosa non piaceva. Così fece cambiare il segnaposto e preferì avere accanto Conte. Che fu subito “Giuseppi”».

Altro tipo di affinità, adesso l’Italia («Donald la adora») appare in piena sintonia politica con la Casa Bianca sui temi dell’agenda mondiale, che per Zampolli deve ricomprendere anche la lotta al Fentanyl, la micidiale “droga degli zombie”, inserita fra i temi del G7 a guida italiana. By the way, sullo sfondo del prossimo G7 resterà la guerra in Ucraina? «Trump agirà con la stessa velocità avuta su Gaza: a lui non piace la guerra. Le sanzioni fanno male alla Russia, Zelensky è nel limbo e anche l’Europa è stanca. Basta».

Su quali basi si tratterà la pace, lo si vedrà. Ma è chiaro che sarà improntata al pragmatismo cinico della realpolitik. Lo stesso avverrà per i rapporti con la Cina. «È una potenza economica con la quale fare i conti». Perché business is business. Ma cosa ne sarà dell’Europa in questo schema bilaterale in cui Trump preferirà confrontarsi con un singolo Stato? Boh, bah, chissà.

Anyway, allacciamo le cinture. Domani decolla il Trump bis. «E sarà un viaggio bellissimo», assicura l’“amico amerikano”.