Russia-Ucraina, Trump per ora si sfila stanco del muro contro muro: «Ma Zelensky doveva contrattaccare»
Il tycoon considera come "prossima tappa" del processo di pace un faccia a faccia tra i leader dei due Paesi in guerra senza la sua presenza
"Wait and see". Dopo giorni intensi e frenetici di consultazioni dall’Alaska a Washington, Donald Trump ha deciso di mettersi alla finestra a guardare se Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky riusciranno ad organizzare un faccia a faccia lasciando il dossier più caldo delle ultime settimane nelle mani del "suo Henry Kissinger", Marco Rubio.
Dietro alla decisione del presidente americano di farsi, per il momento, da parte nei negoziati di pace tra Mosca e Kiev c'è sicuramente la frustrazione per lo stallo e per l’ostinazione dello zar a prendere tempo mentre continua a bombardare l'Ucraina. Ma anche le pressioni della base Maga alla quale non è affatto piaciuto il recente iperattivismo del tycoon in politica estera. Così, nelle ultime ore, secondo quanto riferito al Guardian da un funzionario della Casa Bianca, The Donald avrebbe riferito ai suoi più intimi consiglieri che non intende più alzare un dito per un trilaterale prima che Putin e Zelensky si siano visti da soli. Un pensiero in parte esplicitato da Trump in un’intervista con il giornalista conservatore Mark Levin. «Voglio solo vedere cosa succede», ha detto, ammettendo che porre fine alla guerra in Ucraina è stato più complicato del previsto.
«È molto difficile, se non impossibile, vincere una guerra senza contrattaccare il Paese invasore. È come una grande squadra che ha una difesa fantastica, ma non può giocare in attacco. Non c'è possibilità di vincere! E così è stato per Russia e Ucraina», ha scritto in un post su Truth il commander-in-chief, lasciando trasparire tutta la sua insofferenza. «Il corrotto e incompetente Joe Biden non ha permesso all’Ucraina di attaccare ma solo di difendersi e come è andata?», ha incalzato, ribadendo che «questa è una guerra che non sarebbe mai accaduta se fossi stato io presidente».
Nello stesso post, il tycoon ha anche annunciato che «ci aspettano tempi interessanti», senza entrare nei dettagli. Parallelamente, la Casa Bianca ha comunicato in una nota che "Trump e il suo team per la sicurezza nazionale continuano a collaborare con i funzionari russi e ucraini per un incontro bilaterale volto a fermare le uccisioni e porre fine alla guerra. Non è nell’interesse nazionale continuare a negoziare pubblicamente queste questioni». Una sorta di 'excusatio non petità volta a respingere in anticipo eventuali critiche nei confronti di un improvviso silenzio sui progressi verso la pace. Ma anche un cambio di strategia per riportare l’attenzione degli americani, soprattutto della base più conservatrice, su questioni di politica interna, come la battaglia sui distretti elettorali.
E’ capitata come la ciliegina sulla torta per il tycoon la sentenza di una corte d’appello di New York che gli ha annullato la sanzione da mezzo miliardo di dollari nel caso di frode civile intentato dalla procuratrice generale dello Stato, Letitia James. «Una vittoria totale», per il presidente americano, anche se la sentenza non è stata unanime e comunque ha mantenuto la responsabilità di Trump. «Sebbene il provvedimento ingiuntivo ordinato dalla corte sia ben strutturato, l’ordinanza di restituzione è una multa eccessiva che viola l’ottavo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti», si legge. Tanto è bastato al tycoon per attaccare il sistema giudiziario come ai tempi della campagna elettorale, rivendicare di non aver «fatto nulla di sbagliato» e di essere stato vittima di una «caccia alle streghe».