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Gaza, la Chiesa in trattative "discrete" con la Global Sumud Flotilla: papa Leone sempre informato

«Quanti Lazzaro muoiono davanti all'ingordigia che scorda la giustizia», ha detto il Santo Padre al giubileo dei Catechisti

Nina Fabrizio

28 Settembre 2025, 20:42

30 Settembre 2025, 09:53

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«Alle porte dell’opulenza sta oggi la miseria di interi popoli, piagati dalla guerra e dallo sfruttamento. Attraverso i secoli, nulla sembra essere cambiato: quanti Lazzaro muoiono davanti all’ingordigia che scorda la giustizia, al profitto che calpesta la carità, alla ricchezza cieca davanti al dolore dei miseri!». Sono ancora le guerre ad essere richiamate da papa Leone, oggi alla messa in piazza San Pietro nel contesto del giubileo dei Catechisti.

Il Papa riflette sulla parabola di Lazzaro, il povero ignorato dal ricco, e non ci sono riferimenti espliciti a Gaza o al Medio Oriente. Ma Prevost viene costantemente aggiornato di tutti gli sviluppi, anche relativamente alla mediazione con la Global Sumud Flotilla per la quale è sceso in campo lo stesso Capo dello Stato, Sergio Mattarella: Leone ha contatti diretti e costanti a partire da quelli con il Patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, che si è reso disponibile a fare da garante a Cipro, dove il Patriarcato è presente con quattro parrocchie.

L’ipotesi sul tavolo, insomma, è ancora quella di fare appello all’equipaggio della Flotilla affinché desista dall’intento di navigare dritto verso Gaza e dirotti invece verso il porto di Limassol dove si potrebbe attivare il corridoio marittimo Amalthea, aperto in collaborazione con Israele (che effettua i controlli sui carichi) e giudicato anche dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, come il più sicuro. Il corridoio è stato utilizzato di recente proprio da operatori umanitari della galassia ecclesiale come le Misericordie d’Italia. In campo c'è anche il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, che tratta, discretamente, con la Flotilla.

Da Gaza arriva la voce affaticata e sofferta di padre Gabriel Romanelli, il parroco della Sacra Famiglia nel nord della Striscia, uno degli ultimi avamposti per rifugiati, anziani e malati che non hanno letteralmente le forze per spostarsi a sud come richiesto dall’Idf, l’esercito israeliano. «La gente è disillusa», dice sul piano in 21 punti presentato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, «sarà il principio della fine? Speriamo di sì ma come tante volte ho detto la gente qui non ci crede, non nelle cose della guerra perché hanno sofferto e soffrono moltissimo, sono state date troppe false speranze».

«Noi speriamo con tutta l’anima però la gente qui non è molto entusiasmata da queste notizie - fa sapere -, siamo nella guerra, tra i bombardamenti sempre più vicini, con il fumo della polvere nell’aria che non fa respirare».

Parlando oggi alle scuole lasalliane in Terra Santa, anche Pizzaballa, ha rievocato la parabola di Lazzaro con un significativo richiamo contro la disumanizzazione, in un tempo di guerra che restituisce cadaveri senza identità: «L'uomo povero era alla porta del ricco ma il ricco non lo vedeva, lo ha visto nell’al di là ma era troppo tardi, il povero aveva un nome e il ricco no. Avere un nome vuole dire avere una identità, un volto, esser lì per qualcuno quindi nella formazione oggi gli insegnanti sono buoni insegnanti non solo quando insegnano ma quando ricordano agli alunni che hanno un nome e chi sono».