legge elettorale
Proporzionale e premio di maggioranza, “Meloncellum” in arrivo? Premier tra fretta e tattica, ma il centrodestra è diviso
Sul tavolo c'è la nuova legge elettorale, da presentare prima del referendum sulla giustizia. Fi apre, alleati perplessi sul superamento dei collegi uninominali
Giorgia Meloni
Accelerare, e presentare un testo già a inizio anno, una volta chiusa la legge di Bilancio e prima del referendum sulla separazione delle carriere. Per poi chiudere una volta incassato il sì alla riforma della Giustizia. O prendere più tempo, per cercare consensi anche tra le file delle opposizioni che al momento oppongono, in pubblico e in privato, un secco no alla revisione delle regole del voto. Sono le due opzioni sul tavolo di Giorgia Meloni, fermo restando che la questione legge elettorale è sul tavolo e la maggioranza ha tutta l’intenzione di affrontarla. Ma al momento non sarebbe ancora maturata una decisione sulla presentazione di un testo in Parlamento, e i dubbi sul timing ci sarebbero anche tra gli alleati.
Mentre finisce in archivio la lunga tornata di regionali d’autunno, ciascuno legge e difende l’esito delle urne. Non c'è nessun perdente, a sentire i commenti del giorno dopo un voto che non registra nemmeno un cambio di colore ma cambia, parecchio, gli equilibri interni. In Veneto la composizione del Consiglio sarà molto diversa da quella di cinque anni fa, fanno notare alcuni osservatori, mentre altri, tra i meloniani, non nascondono di avere pagato forse un po’ troppo l’essere stati "generosi" con gli alleati leghisti in Veneto. Dal partito di via Bellerio si sottolinea invece come le regionali confermino che il voto locale ha una valenza diversa da quello nazionale. E pure che il buon risultato degli amministratori leghisti non possa non essere tenuto nella giusta considerazione - leggi Milano e Lombardia, le prossime partite che vedranno ripetersi il duello tra gli alleati.
L’altra questione che tiene banco nei capannelli in Transatlantico però è la legge elettorale. Le opposizioni, forti delle vittorie del campo progressista unito, ora hanno interesse meno che mai a intavolare una trattativa, è la convinzione che circola anche nel centrodestra. «Perché dovrebbero aiutarci?», uno dei ragionamenti che si fa tra gli esponenti della maggioranza, riferendosi al nodo dei collegi uninominali, che sarebbero superati con la riforma che hanno in mente Meloni e i suoi. «Indubbiamente è vero che c'era questa divisione tra chi oggi indubbiamente è unito», è il gioco di parole del presidente dei senatori di Fdi, Lucio Malan, che conferma il proporzionale come via per modificare la legge elettorale, con un “premio di maggioranza” come «una delle ipotesi sul tavolo». Lo schema non dispiace nemmeno a Forza Italia, come ribadisce il portavoce azzurro Raffaele Nevi. Il suo partito però, puntualizza, resta «affezionato al metodo attuale e cioè chi prende più voti va a fare il presidente del Consiglio».
La destra, affondano dalle opposizioni, vuole fare il "meloncellum" (dice da +Europa Riccardo Magi) e «cambiare la legge elettorale per «mantenere il potere»», insiste il dem Francesco Boccia. «Il centrosinistra vince» e anzi ha preso «più voti del centrodestra» e ora Meloni «vuole cambiare le regole" perché sa che altrimenti perde, la sintesi di Matteo Renzi. Elly Schlein nega che siano, o ci siano stati, contatti con la premier sul punto. «Ci presentino un testo e valuteremo». Se prima o dopo il referendum si vedrà.