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Il 27% degli editori contattato per dare in licenza contenuti per l'IA: ma prevale la prudenza

Tra i grandi editori, oltre i 5 milioni di euro di vendite annue, la percentuale di chi usa strumenti di IA è del 96,2%

06 Dicembre 2025, 13:32

Il 27% degli editori contattato per dare in licenza contenuti per l'IA: ma prevale la prudenza

Oltre un editore italiano su quattro (27,7%) è stato contattato per concedere in licenza i contenuti delle proprie opere alle aziende che sviluppano Large Language Models, i sistemi di intelligenza artificiale capaci di comprendere e generare linguaggio naturale, come ChatGPT, Gemini o Claude.

Prevale tuttavia la cautela: solo il 3,7% ha già firmato uno o più accordi di licenza, mentre il 37% ha escluso questa possibilità e il 59,3% sta ancora valutando.

I dati emergono dalla prima indagine sistematica condotta in Italia sull’impiego dell’IA nelle case editrici, presentata oggi a Più Libri Più Liberi durante l’incontro “L’intelligenza artificiale in casa editrice: per fare cosa?”.

Tre editori su quattro (75,3%) dichiarano di utilizzare strumenti di intelligenza artificiale. L’adozione cresce con le dimensioni aziendali:

  • 96,2% tra i grandi editori (oltre 5 milioni di euro di fatturato annuo)
  • 75% tra chi fattura da 1 a 5 milioni
  • 66,7% tra 500mila e 1 milione
  • 63,6% tra 100mila e 500mila euro
  • 62,5% sotto i 100mila euro

Tra gli utilizzatori, le principali applicazioni dell’IA sono:

  • 67,1% per la produzione di materiali destinati a ufficio stampa e comunicazione e, in pari misura, per la redazione di paratesti e metadati
  • 50,7% per copertine e illustrazioni
  • 49,3% per editing, correzione di bozze e traduzioni
  • 31,5% per attività amministrative o operative
  • 21,9% per l’accessibilità
  • 19,2% per funzioni commerciali come previsioni di vendita e analisi dei dati

Inoltre, il 17,8% la adotta per sviluppare nuovi prodotti e servizi: tra questi figurano software educativi interattivi (impiegati dalla metà degli editori scolastici) e servizi o applicazioni su banche dati (coinvolgono il 33% degli editori professionali).

Sul fronte delle criticità percepite per il futuro, le principali segnalazioni sono:

  • 63,9% necessità di rivedere contratti, rapporti con i collaboratori e gestione dei diritti
  • 58,8% rischio di violazioni del copyright nelle fasi di addestramento dei modelli linguistici
  • 50,5% le “allucinazioni” generate dall’IA
  • 46,4% uso di dati imprecisi, falsi o distorti per l’addestramento
  • 44,3% tutela del materiale prodotto con l’IA
  • 42,3% difficoltà di tenere il passo con l’evoluzione tecnologica
  • 39,2% complessità di spiegare agli autori come siano protette le loro opere in un contesto di condizioni d’uso delle piattaforme poco trasparenti
  • 32% timore della proliferazione del self publishing generato dall’IA
  • 16,5% impatto sull’organizzazione interna
  • 16,5% sfiducia nelle aziende che sviluppano IA
  • 16,5% necessità di investimenti considerati eccessivi
  • 6,2% non manifesta alcuna preoccupazione

All’indagine hanno partecipato 97 editori, per un totale di 184 marchi editoriali.

Lo sviluppo delle IA ci vede impegnati prima di tutto accanto ai nostri partner europei per ottenere una legislazione chiara ed efficace a tutela del diritto d’autore, ma al contempo monitoriamo l’adozione di strumenti di IA da parte delle imprese per sostenerle in questo processo” ha commentato Innocenzo Cipolletta.

Il gap a sfavore degli editori più piccoli ci conferma che sono necessarie politiche industriali pubbliche che permettano a tutti di cogliere le opportunità delle nuove tecnologie, anche a chi ha risorse economiche limitate”.

Gli strumenti di IA sono entrati diffusamente nei flussi di lavoro delle case editrici a più livelli” ha spiegato Andrea Angiolini. “Come associazione supportiamo tutti gli editori in questo momento di forte innovazione, fornendo innanzitutto la formazione necessaria per cogliere le opportunità delle nuove tecnologie evitando i rischi collegati a un’adozione acritica”.