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la tragedia

Tenerife, la piscina naturale che si è trasformata in un frullatore d’Atlantico: quattro morti

Travolti dalle onde a Los Gigantes. L’allarme alle 16:07, il volo dell’elicottero tra gli spruzzi, le ore d’angoscia. Cosa è successo davvero, dove e perché, e come si sarebbe potuto evitare

Redazione La Sicilia

08 Dicembre 2025, 12:14

12:43

Tenerife, la piscina che si è trasformata in un frullatore d’Atlantico

Il muro di cemento che di solito smorza l’energia dell’Atlantico è diventato un trampolino per l’onda sbagliata. In un pomeriggio che sembrava perfetto per un bagno veloce al Charco de Isla Cangrejo – la piscina naturale affacciata sugli Acantilados de Los Gigantes, costa ovest di Tenerife – una serie di frangenti ha preso in contropiede decine di bagnanti. Alle 16:07 di domenica 7 dicembre 2025, il mare ha fatto quello che il mare fa quando incontra la disattenzione e le maree giuste: ha scavalcato la barriera e ha trascinato persone e oggetti verso gli scogli e la risacca. Tre persone sono morte lì, una quarta – una donna recuperata in arresto cardiaco e rianimata – è deceduta in ospedale nella notte. Altre tre sono rimaste ferite. 

Che cosa è successo, in sequenza

Secondo il rapporto di emergenza diffuso dal Centro Coordinador de Emergencias y Seguridad (CECOES) 1-1-2 e la successiva nota del Governo delle Isole Canarie, l’allerta è partita alle 16:07: “varie persone necessitano assistenza in mare dopo un golpe de mar” – un singolo frangente potente innescato da forte mareggiata. I primi soccorritori hanno trovato tre persone senza vita e un’altra in parada cardiorrespiratoria, rianimata e trasferita d’urgenza dall’elicottero medicalizzato del Servicio de Urgencias Canario (SUC) all’Hospital Universitario Nuestra Señora de La Candelaria. In area operavano anche Salvamento Marítimo (con elicottero e motovedetta), Bomberos de Tenerife, Guardia Civil e polizie locali. Nel tardo pomeriggio il bilancio ufficiale parlava di tre vittime; la quarta è stata confermata la mattina dell’8 dicembre.

Diversi media locali hanno riportato, nelle ore successive, ipotesi su altre persone coinvolte e su un possibile disperso; i dati, tuttavia, sono oscillati tra comunicazioni prudenziali e smentite operative, un fenomeno frequente nelle emergenze in tempo reale. Al momento in cui scriviamo, le autorità privilegiano il conteggio di quattro morti e tre feriti, con le ricerche proseguite in via precauzionale per escludere ulteriori vittime. Invitiamo alla massima cautela nell’interpretare bilanci non consolidati.

Le vittime e i feriti

I profili diffusi dalle fonti ufficiali indicano tra i deceduti un uomo di 35 anni, una donna di 55 anni e un uomo d’età non specificata; la quarta vittima è la donna rianimata sul posto e deceduta in ospedale nelle ore successive. Tra i feriti, una donna di 39 anni con trauma di media gravità, trasferita all’Hospiten Sur, e altre due persone assistite sul posto o trasportate con lesioni considerate minori. Le nazionalità non sono state ufficializzate dalle autorità al momento: alcune testate locali hanno parlato di turisti stranieri, ma senza conferme definitive. La prudenza qui è d’obbligo.

Un mare “annunciato”: la preallerta del fine settimana

Sulla carta, non è piombata dal nulla. Il Governo delle Canarie, tramite la Dirección General de Emergencias, aveva attivato e poi mantenuto una prealerta per fenomeni costieri per il fine settimana del 5-7 dicembre, con indicazioni di mare combinata 2–3,5 metri sui litorali esposti a N e NO, periodo d’onda lungo e condizioni tali da raccomandare di stare lontani da riva, scogliere e charcos. Il comunicato, aggiornato venerdì 5 dicembre, era chiaro: mal estado de la mar, evitare rischi. In altre parole, i segnali c’erano.

La piscina naturale e il suo paradosso

Il teatro della tragedia è il Charco de Isla Cangrejo, noto anche come Piscina Natural Acantilado de Los Gigantes, nel comune di Santiago del Teide. È una vasca naturale scolpita nella lava e protetta da un muro di contenimento: quando il mare è calmo, offre uno specchio d’acqua relativamente tranquillo; quando l’Atlantico si alza, quello stesso muro crea il paradosso di un “effetto rampa” che intensifica lo spray e i riflussi verso gli scogli. Le guide turistiche – ufficiali e non – avvertono da anni di evitare il bagno con l’alta marea e mareggiata; l’accesso è una scalinata ripida, e l’area non dispone di sorveglianza fissa.

Un 2025 complicato per le coste canarie

Il 2025 ha già consegnato vari incidenti legati a mareggiate e onde anomale lungo le coste dell’arcipelago. Nel solo anno in corso, secondo un bilancio citato dalla stampa nazionale, sono almeno 60 le persone morte per annegamento alle Canarie (dato suscettibile di aggiornamenti). L’episodio di Los Gigantes si inserisce in una sequenza di giornate con mar de fondo persistente e periodi d’onda lunghi, condizioni che amplificano l’energia del moto ondoso anche dove il mare sembra “tranquillo”.

Perché l’onda “giusta” diventa un’onda micidiale

Non si è trattato di una tempesta improvvisa: le onde lunghe generate lontano, tipiche dell’Atlantico invernale, mantengono un periodo (il tempo tra un cresta e l’altra) di 16–18 secondi nelle giornate peggiori. Ciò significa che una serie apparentemente innocua può culminare in un set più potente capace di superare barriere, riempire la vasca, generare correnti di ritorno e “aspirare” i bagnanti verso lo scalino del bordo, dove l’impatto con la roccia diventa letale. Le preallerte servono esattamente a segnalare questa combinazione di fattori.

Cosa non ha funzionato

La tragedia riapre un tema annoso nelle Isole Canarie: la gestione del rischio nei punti panoramici di mare che sono diventati mete virali. La segnaletica è spesso presente ma poco incisiva o ignorata; la vigilanza non è strutturalmente prevista se non in stagione e in aree con balneazione organizzata; la comunicazione delle preallerte non sempre raggiunge turisti che arrivano da poche ore, magari spinti dalle foto sui social. In estate come in inverno, la combinazione tra assenza di bagnini, accessi ripidi, scogliere e onde lunghe è un rischio sistemico. Le autorità hanno ribadito che le preallerte sono da intendere come “stop” pratico alla fruizione costiera in punti esposti: non è un dettaglio burocratico, è una indicazione salva-vita.

Una geografia della bellezza che obbliga al rispetto

I Los Gigantes non sono solo un fondale da cartolina: sono pareti vulcaniche che incanalano il vento e riflettono l’onda. Il Charco de Isla Cangrejo è una piscina naturale fra le più scenografiche dell’isola, ma la sua morfologia – accesso ripido, bordo affacciato su scogliera, muro con battente d’onda – impone prudenza massima. In inverno, la stagionalità delle mareggiate da N–NO e il periodo lungo delle onde rendono le giornate “limite” più frequenti. La bellezza del luogo rimane; il rispetto del mare deve rimanere più forte.