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il caso

“Un esercito di volontari”: perché la Francia punta (di nuovo) sui giovani in uniforme

Dieci mesi, 800 euro al mese e missioni solo in patria: il nuovo servizio militare volontario di Macron divide gli esperti e ridisegna il dibattito europeo sulla difesa. Costi, numeri, obiettivi e il confronto con Germania, Nordics e Paesi baltici

Redazione La Sicilia

09 Dicembre 2025, 19:01

“Un esercito di volontari”: perché la Francia punta (di nuovo) sui giovani in uniforme

La Francia ripensa a un “servizio nazionale puramente militare” di dieci mesi, aperto soprattutto ai diciottenni e diciannovenni, pronto a partire dall’estate del 2026. Non è la leva di una volta, insiste Macron. È volontario, e i volontari saranno pagati almeno 800 euro al mese, con vitto e alloggio. Si comincia con 3.000 giovani, l’obiettivo è salire a 10.000 entro il 2030 e raggiungere quota 50.000 nel 2035. Il tutto a fronte di un costo stimato attorno ai 2 miliardi di euro per l’avvio del progetto e le prime annualità, in parallelo con la Loi de programmation militaire da 413 miliardi fino al 2030. Non un ritorno alla coscrizione obbligatoria, dunque, ma un tentativo di costruire una “armata ibrida” che sommi professionisti, riserve e un nuovo bacino di cittadini‑soldato capaci di svolgere compiti sul territorio nazionale.

Cosa c’è davvero nel piano: selezione, impieghi e benefici

Il programma – che nei documenti e nelle cronache francesi è già definito come servizio militare volontario o Service national volontaire – prevede: una platea principalmente di 18–19enni (fino a 25 anni per profili tecnici o sanitari), selezionati dopo una giornata di mobilitazione e colloqui con le Forze armate10 mesi di servizio: circa un mese di addestramento di base (discipline, armi, vita di reparto), poi nove mesi in un’unità; impieghi “solo su suolo nazionale”: pattugliamento, vigilanza di siti sensibili, supporto logistico, contributo alle missioni di sicurezza interna come Opération Sentinelle, attiva dal 2015; una retribuzione non inferiore a 800 euro al mese, con uniforme, equipaggiamento, vitto e alloggio garantiti, e agevolazioni per i trasporti (sconti ferroviari fino al 75% nelle ipotesi illustrate in pubblico); al termine, un canale preferenziale verso la riserva operativa – con impegno annuale ridotto – o verso l’arruolamento nelle forze attive, per chi lo desideri.

Il lancio è graduale: 3.000 volontari nel 2026 (Macron ha indicato l’orizzonte di settembre/estate), 10.000 nel 2030, fino a 50.000 nel 2035. La timeline è ambiziosa e politicamente carica: richiede caserme, istruttori, logistica, sicurezza giuridica del nuovo status, e la coordinazione con gli sforzi per raddoppiare la riserva – l’obiettivo dichiarato è passare da circa 45.000–47.000 riservisti a 80.000 entro il 2030.

Perché adesso: minacce, deterrenza e “armata ibrida”

La motivazione ufficiale è l’“accelerazione delle crisi” e la necessità di rendere più resiliente il fronte interno, senza illudersi di poter mobilitare una leva di 600–800 mila giovani l’anno come ai tempi della coscrizione. La nuova architettura è definita “ibrida”. È un cambio di paradigma rispetto al Service national universel (SNU), il progetto civico‑patriottico lanciato nel 2019 per i 15–17enni, che la Cour des comptes ha criticato per obiettivi incerti e costi sottostimati (con stime fino a 3,5–5 miliardi/anno in caso di generalizzazione, più 6 miliardi di investimenti infrastrutturali). Di fatto, l’annuncio di Macron segna l’archiviazione del SNU come canale principale e il ritorno a un legame più diretto tra giovani e militare.

L’Eliseo e il Ministère des Armées parlano di uno sforzo nell’ordine dei 2–2,3 miliardi di euro per avviare il programma dal 2026 al 2030, con investimenti pesanti in infrastrutture (molte caserme sono state dismesse dopo la fine della leva). Il punto critico è il trade‑off: è più urgente spendere per uomini o per equipaggiamenti?

    Cosa faranno i volontari: non “andare in guerra”, ma reggere la sicurezza interna

    Macron ha ribadito che nessuno immagina di “mandare i giovani in Ucraina”. L’impiego è domestico e, nelle bozze illustrate pubblicamente, ricalca compiti oggi tipici di Sentinelle: pattuglie, controlli, vigilanza di scuole, luoghi di culto, infrastrutture e snodi di trasporto, oltre a supporto in emergenze civili. È un moltiplicatore di presenza sul territorio e una valvola per il turnover dei reparti professionali.

    Il progetto, tuttavia, implica standard minimi di addestramento, regole d’ingaggio chiare, catene di comando snelle e la piena tutela legale del personale in uniforme. Un mese di formazione iniziale è poco per compiti complessi: ecco perché le missioni saranno calibrate, progressive e “in coppia” con professionisti, almeno nelle fasi iniziali.

    Il contesto europeo: non solo Parigi

    La mossa francese arriva mentre l’Europa riconsidera il rapporto tra società e difesa:

    In Germania, il Bundestag ha approvato il 5 dicembre 2025 una riforma che introduce screening obbligatori per i diciottenni maschi e incentivi per una ferma volontaria breve, con l’opzione – se necessario e previa votazione – di riattivare la coscrizione. Obiettivo: portare la Bundeswehr da circa 183.000 a 260.000 effettivi e la riserva ad almeno 200.000 entro il 2035.

    In Danimarca, dal 2025 le donne sono incluse nella leva su base paritaria con gli uomini e la durata del servizio è stata estesa a 11 mesi; l’entrata a regime è accelerata al 2026.

    Svezia, rientrata nella NATO nel 2024, ha aumentato le coorti di coscritti (target 8.000 nel 2025, fino a 10–12.000 entro il 2032–2035) e valuta l’innalzamento dell’età per il richiamo degli ufficiali in riserva.

    Lettonia ha reintrodotto il servizio obbligatorio dal 2024 (uomini 18–27 anni), con forme alternative: 11 mesi in forze regolari o un percorso pluriennale nella Guardia nazionale; indennità 300–600 euro al mese a seconda che si sia coscritti o volontari e un premio finale di 1.100 euro.

    Polonia ha moltiplicato i canali di formazione: “vacanze con l’esercito” da 27 giorni, servizio militare di base volontario con compenso di circa 6.000 złoty al mese (oltre 1.300–1.400 euro), e un piano per addestrare 100.000 riservisti l’anno entro il 2027, puntando a un apparato di 500.000 tra professionisti e riserva.

    Il disegno è chiaro: molti Paesi tentano di allargare la base di cittadini in grado di imbracciare un compito militare o civile in tempi brevi. La Francia sceglie la via del volontariato militare di medio periodo, più lunga della ferma breve tedesca e più “domestica” delle leve nordiche.