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Trump attacca l’Europa, Putin rivendica il Donbass: guerra di potere tra Usa, Russia e Ue

Il tycoon smonta la leadership europea e spinge Kiev ad accettare il piano di pace Usa, mentre Mosca rafforza la sua presa sulle regioni dell'Est. L’Europa appare sotto pressione in un negoziato sempre più incerto

Redazione La Sicilia

10 Dicembre 2025, 00:21

Trump attacca l’Europa, Putin rivendica il Donbass: guerra di potere tra Usa, Russia e Ue

“I leader europei sono deboli”, “Zelensky sta perdendo e deve darsi una mossa”, “la Nato mi chiama papà”: i richiami dell’Ue a non interferire nelle politiche europee scivolano via. Donald Trump alza il tiro come mai prima, colpisce l’Europa e dileggia il presidente ucraino, paragonandolo all’imprenditore circense P. T. Barnum, il “Greatest Showman”. Lo spettacolo, però, resta tutto del tycoon, che continua a minare l’Alleanza atlantica come se volesse calarne il sipario.

Una stretta che somiglia sempre più a una manovra a tenaglia russo‑americana su un continente isolato, costretto a fronteggiare sia i veleni dell’ex presidente Usa sia gli attacchi militari e diplomatici di Mosca. “Dice la verità sui leader europei”, incalza il negoziatore russo Kirill Dmitriev, facendo eco alle parole di Trump. E forte dell’aria nuova che arriva dalla Casa Bianca, Vladimir Putin rilancia sul nodo più intricato: il Donbass è “territorio russo, questo è un fatto storico”.

Dopo Londra e Bruxelles, a Roma Volodymyr Zelensky ha visto il Papa e poi Giorgia Meloni, limando con i partner gli ultimi dettagli del piano di pace. “Le componenti ucraina ed europea sono ora più sviluppate” e “mercoledì saremo pronti a inviare i documenti perfezionati agli Stati Uniti”, ha annunciato il presidente ucraino.

Trump, però, ha già piazzato i suoi paletti nell’intervista a Politico: “Penso che i leader europei non sappiano cosa fare”, ha attaccato, sostenendo che sull’Ucraina “parlano ma non producono”. Secondo l’ex presidente, “non ci sono dubbi, è la Russia” ad avere una posizione negoziale più solida. Di conseguenza, Zelensky “dovrà darsi una mossa e iniziare ad accettare le cose”, perché così si fa “quando stai perdendo, e lui sta perdendo”. Quindi l’affondo: “Penso che sia un momento importante per indire le elezioni” in Ucraina. “Stanno usando la guerra per non farlo ma penso che il popolo ucraino dovrebbe avere questa scelta”. E ancora, sulle ambizioni di Kiev nella Nato, “già molto prima di Putin c’era un accordo sul fatto che l’Ucraina non sarebbe entrata nell’Alleanza”. Tesi che riecheggiano fedelmente la narrativa del Cremlino.

Da Bruxelles è arrivata una risposta secca. I leader europei respingono i giudizi di Trump, dopo il recente aggiornamento della strategia nazionale Usa a trazione anti‑europea. “Siamo alleati degli Stati Uniti, e gli alleati devono agire come tali e non interferire”, ha ribadito il presidente del Consiglio europeo António Costa, che ha poi sferrato una stoccata: “Non faremo in Ucraina quello che altri hanno fatto in Afghanistan. Continueremo a sostenerla”.

Intorno a lui, però, il fronte non è compatto: se Francia, Germania e anche Italia sfruttano l’occasione per invocare un’Europa più forte e meno dipendente da Washington, le parole di Trump mettono a nudo fratture profonde all’interno dell’Ue. A cominciare dall’ungherese Viktor Orbán, che ha inviato a Mosca il suo ministro degli Esteri per “mantenere aperti i canali di comunicazione con la Russia”.

Da Roma, Zelensky ha ribadito di essere “sempre pronto alle elezioni”, ma a guerra finita, lontano dalle bombe. Sul nuovo affondo del tycoon non commenta, e conferma l’intenzione di presentare mercoledì agli Stati Uniti il piano di pace aggiornato con gli emendamenti europei — in primis la smilitarizzazione del Donbass. Un tentativo che rischia però di naufragare sul nascere.

Secondo il Financial Times, gli emissari Steve Witkoff e Jared Kushner avrebbero dato a Zelensky un ultimatum di pochi giorni sulla proposta di pace americana, premendo perché accetti perdite territoriali in cambio di garanzie statunitensi non specificate.