L'incontro
Zelensky a Berlino: tra diplomazia e resistenza. L'Ucraina è pronta a rinunciare all'adesione alla Nato
L'Adlon diventa crocevia di pace, presentata agli inviati americani una proposta di cessate il fuoco
All’ombra delle colonne dell’hotel Adlon, simbolo di un secolo di incontri e trattative, Volodymyr Zelensky ha scelto Berlino come teatro di un nuovo capitolo della guerra diplomatica. Non una resa, ma la ricerca di una pace che possa essere definita “onorevole”. Il presidente ucraino ha messo sul tavolo un’idea semplice e concreta: congelare la linea del fronte. Restare dove si è, fermare i combattimenti e affidare alle trattative il compito di sciogliere i nodi territoriali. Una proposta che, nelle intenzioni di Kiev, permetterebbe di guadagnare tempo e di spostare l’attenzione sul tema cruciale delle garanzie di sicurezza.
Zelensky si è detto pronto a rinunciare alla piena adesione alla NATO, purché gli Stati Uniti e i partner europei offrano un sistema di protezione vincolante, sul modello dell’Articolo 5 dell’Alleanza Atlantica. In altre parole: se l’Ucraina venisse attaccata, gli alleati dovrebbero intervenire. Intorno a lui, l’Europa ha fatto sentire la propria voce. Friedrich Merz ha accolto il leader ucraino, mentre Emmanuel Macron ha ribadito che “gli interessi ucraini sono anche interessi europei”. Domani, una cena a Berlino riunirà i principali capi di Stato e di governo del continente, insieme ai vertici NATO e UE, per mostrare compattezza e sostegno.
Sul fronte opposto, la Russia osserva con distacco. Yuri Ushakov, consigliere del Cremlino, ha già avvertito che ogni modifica alla bozza americana incontrerà “forti obiezioni”. Per Mosca, le aperture di Zelensky non sono altro che un espediente per ottenere una tregua temporanea. In questo intreccio di pressioni e promesse, Berlino torna a essere crocevia della diplomazia mondiale. L’Adlon, che ha visto passare generazioni di negoziatori, diventa ancora una volta il palcoscenico di una sfida che non si gioca solo sul campo di battaglia, ma anche nelle stanze dove si decide il futuro dell’Europa.