il caso
Liliana Resinovich, il giallo che non si arrende: perché l’inchiesta oggi parla (ancora) di omicidio
Dalla mattina della scomparsa al boschetto di San Giovanni: la nuova stagione di perizie, indagini e interrogativi che ridefinisce il caso senza dare certezze definitive
Un orologio rosa da cercare al polso, un ciuffo biondo spostato con cautela, nessun odore netto di decomposizione. È il pomeriggio del 5 gennaio 2022, tra gli alberi del parco dell’ex Ospedale Psichiatrico di San Giovanni a Trieste: gli operatori filmano, i carabinieri annotano, la telecamera di una trasmissione televisiva immortala i minuti in cui un corpo — quello di Liliana Resinovich, 63 anni — viene riconosciuto. È avvolto in due sacchi neri, la testa chiusa in altri due sacchetti serrati con un cordino. Una scena che, tre anni e più di perizie dopo, continua a pesare come un macigno: oggi, alla luce degli atti depositati e delle decisioni dei giudici, l’ipotesi prevalente nelle carte non è più il suicidio, ma l’omicidio. Eppure, la verità giudiziaria resta in costruzione.
Una cronologia che non smette di contare
La mattina del 14 dicembre 2021, Liliana Resinovich esce di casa in via Verrocchio, a Trieste, e scompare. Il suo corpo verrà ritrovato venti giorni più tardi, il 5 gennaio 2022, nel boschetto dell’ex Opp di San Giovanni, a poche centinaia di metri dall’abitazione. La dinamica del ritrovamento — i sacchi, i sacchetti in testa, il cordino — è sin da subito il cuore del mistero.
Dopo un primo ciclo di indagini, la Procura di Trieste propende per il suicidio e chiede l’archiviazione del fascicolo (iscritto inizialmente per sequestro di persona). Ma il 13 giugno 2023 il Gip del Tribunale di Trieste, Luigi Dainotti, respinge l’archiviazione: individua 25 punti di accertamento, orienta l’inchiesta verso l’omicidio e dispone l’iscrizione del procedimento “contro ignoti” per omicidio volontario. È la prima svolta formale.
Nel gennaio 2024 viene disposta la riesumazione della salma: gli accertamenti medico–legali passano nelle mani dell’antropologa forense Cristina Cattaneo, affiancata da Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone e dall’entomologo Stefano Vanin. Gli esami si svolgono all’Istituto di Medicina Legale di Milano.
Tra febbraio e marzo 2025 la cosiddetta “super perizia” viene depositata (dopo proroghe formali). Le valutazioni tecniche spingono verso il coinvolgimento di terzi e indicano, con “elevata probabilità”, che Liliana sia stata uccisa il 14 dicembre 2021, rimanendo nel medesimo punto del ritrovamento fino al 5 gennaio 2022. La Procura parla di “profonda rivalutazione dell’intero procedimento”.
Il luogo e la scena: un boschetto, quattro sacchi, un cordino
Gli accertamenti, nella lettura aggiornata, convergono su un dato: il corpo sarebbe rimasto “sempre” nel punto del rinvenimento. Un’inferenza importante perché risponde, almeno parzialmente, al dilemma sul trasporto del cadavere.
La decisione che ha cambiato rotta: i 25 punti del Gip Dainotti
Quando il Gip– Luigi Dainotti – respinge la richiesta di archiviazione, non si limita a dire “indagate ancora”. Indica 25 direttrici di lavoro: dai dispositivi e account digitali di Liliana e delle persone a lei vicine, alle verifiche sulle celle telefoniche dell’area del ritrovamento; dalla possibilità di riesumazione alla comparazione genetica su reperti specifici (come bottiglietta e indumenti). È una mappa investigativa che fotografa carenze e dubbi accumulati nella fase iniziale.
In parallelo, il Procuratore dell’epoca, Antonio De Nicolo, prende atto della decisione e assicura che l’Ufficio procederà “con determinazione” nelle attività suppletive, riportando il caso “entro i binari istituzionali” e lontano dalle scorciatoie mediatiche.
La “super perizia” del 2025: le risposte (e i limiti) della scienza
La perizia coordinata da Cristina Cattaneo – oltre 200 pagine – è una tessera cruciale del mosaico. Dalle anticipazioni e dalle note ufficiali emergono alcuni punti cardine:
Compatibilità di lesioni “non letali” e indicazioni verso un’asfissia da causa meccanica;
Assenza di elementi che impongano di spostare altrove la scena del delitto/suicidio: il corpo, secondo i periti, può essere rimasto tra la vegetazione del San Giovanni dal 14 dicembre 2021 al 5 gennaio 2022;
Conseguente necessità – scrive la Procura – di una “profonda rivalutazione” dell’intero fascicolo.
È importante sottolineare che il linguaggio peritale rimane prudente: “elevata probabilità” non equivale a certezza giudiziale. Ma il baricentro del caso, da tecnico, si sposta con decisione sulla pista omicidiaria.
Gli sviluppi investigativi più recenti: un indagato, nuove perquisizioni, atti tecnici
Nel 2025 l’indagine conosce un’accelerazione: la Pm titolare del fascicolo, Ilaria Iozzi, procede con atti tecnici irripetibili (nuovi supplementi medico–legali e genetici) e con perquisizioni. Sebastiano Visintin, marito di Liliana, viene iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario: egli respinge ogni accusa, ribadendo la propria estraneità ai fatti. Nel frattempo la Squadra Mobile esegue sequestri e ulteriori verifiche, anche sulla sua attività di arrotino il 14 dicembre 2021.
La difesa di Visintin ricorre in sede di legittimità su alcuni profili procedurali; il dibattito tecnico–giuridico prosegue, mentre il quadro probatorio resta in evoluzione.
Il nodo dei telefoni: le “discrasie” che alimentano i dubbi
Un capitolo a parte riguarda i dispositivi e i tabulati. Già nel 2023, all’indomani dell’ordinanza del Gip, vengono sequestrati i telefoni del marito Sebastiano Visintin e dell’amico Claudio Sterpin. Nel 2024 gli avvocati dei familiari segnalano una “anomala discrasia” tra quanto risulta dai tabulati e ciò che è memorizzato nell’iPhone di Liliana: in particolare, attività registrata in rete tra le 11.24 e le 13.06 del 14 dicembre 2021 che non lascerebbe traccia nel dispositivo, e la presunta cancellazione di una telefonata delle 8.22 con Sterpin. La Procura amplia gli accertamenti informatici. Sono elementi ancora da “pesare” in sede processuale, ma che alimentano i quesiti su tempi, movimenti e condotte.
La scena del ritrovamento: domande aperte sulle primissime ore
Le immagini delle prime ispezioni sul campo — rese note anche grazie a “Chi l’ha visto?” — hanno sollevato discussioni sulle procedure adottate quel giorno. Scelte operative, dotazioni, modalità di movimentazione del corpo: aspetti che, riguardandone la corretta conservazione della scena, restano sensibili per ogni successivo accertamento. Va detto, tuttavia, che i rilievi televisivi non sostituiscono gli atti d’indagine e le perizie depositate.
Cosa dicono oggi gli atti (e cosa no)
La pista del suicidio non è stata formalmente “scomparsa”, ma le decisioni giudiziarie e le valutazioni peritali più recenti spingono l’asse verso l’omicidio. È lo snodo introdotto dal Gip Dainotti nel 2023 e rafforzato dagli esiti tecnici del 2025.
Gli accertamenti medico–legali non individuano, allo stato, ferite da arma da taglio. La morte è compatibile con asfissia “da mezzo meccanico”, in linea (anche) con il ritrovamento della testa nei sacchetti serrati da un cordino.
Le tempistiche ricostruite con “elevata probabilità” collocano la morte il 14 dicembre 2021 e la permanenza del corpo nel boschetto fino al 5 gennaio 2022. È una conclusione che, se confermata in giudizio, esclude movimentazioni successive del cadavere.
Sul versante digitale, le anomalie tra tabulati e memoria del telefono di Liliana restano oggetto di approfondimento tecnico. Non equivalgono automaticamente a una “manipolazione dolosa”, ma costituiscono uno dei nodi più sensibili nell’inchiesta.
Che cosa resta da chiarire: un’agenda minima per capire
La concatenazione temporale degli ultimi movimenti di Liliana la mattina del 14 dicembre 2021, anche alla luce delle “discrasie” emerse dai dispositivi e dai tabulati.
L’eventuale presenza di terzi nel boschetto nelle ore o nei giorni precedenti il ritrovamento, alla luce di testimonianze che la Procura ha ritenuto degne di approfondimento.
La ricostruzione “finale” della causa di morte: la super perizia punta verso un’asfissia meccanica con coinvolgimento di terzi, ma la dialettica tecnico–giuridica proseguirà negli atti e, se ci sarà, nell’eventuale fase dibattimentale.
La validazione processuale di ogni reperto e traccia: dai materiali sequestrati alle attività di laboratorio sull’insieme degli oggetti acquisiti durante le perquisizioni del 2025.