le nuove regole
Riforma del condomino: per i morosi pagano tutto, stop ai pagamenti in contanti, amministratori laureati
Il disegno di legge targato FdI preoccupa i professionisti del settore: "Più oneri per tutti"
Addio ai condomini amministratori degli stabili e ai vicini di casa che organizzavano le assemblee in cortile o addirittura in soggiorno. Approda infatti alla Camera il disegno di legge di riforma della normativa sui condomini che, in 17 articoli, contiene alcune importanti novità e ha già provocato anche qualche polemica tra gli operatori del settore.
Gli amministratori dovranno essere laureati e viene istituito presso il Mimit un albo per questa professione e per la figura del revisore (indispensabile quando i condomini sono più di 20), considerato, si legge nel testo, che «il 35 per cento del contenzioso civile in Italia è rappresentato da controversie condominiali e, tra queste, le impugnazioni dei rendiconti e i procedimenti per la riscossione forzosa dei contributi condominiali rappresentano una parte sempre più significativa».
Il provvedimento in discussione prevede inoltre il divieto dei pagamenti in contanti che: «Sono eseguiti su specifico conto corrente, postale o bancario, intestato al condominio medesimo». Occhio anche ai debiti perché in caso di morosità, «i creditori possono agire sulle somme disponibili sul conto corrente condominiale per l’intero credito vantato e, in via sussidiaria, sui beni dei condomini nella misura della morosità di ciascuno».
All’articolo 3 si prevede inoltre come «le informazioni relative alla sicurezza delle parti comuni dell’edificio siano verificate e certificate» da una società specializzata. Più semplice invece il rinnovo dell’incarico per l’amministratore che avviene automaticamente di anno in anno a meno di un parere contrario dell’assemblea. Niente rinnovo automatico invece per il revisore che dura in carica 2 anni. Il ddl insomma intende dare l’addio, si legge nell’introduzione al testo di legge, a quella che viene definita la figura «ormai anacronistica del condomino-amministratore privo di qualsivoglia formazione, il quale non può più garantire gli interessi del condominio e degli altri soggetti coinvolti, ancor meno quelli economico-sociali, e che, ciò nonostante, ancora oggi può occuparsi della gestione di immobili anche molto complessi, con i conseguenti e gravosi carichi di responsabilità».
Il ddl 2692 a firma di Elisabetta Gardini e altri 9 deputati preoccupa però gli amministratori che prevedono oneri in più, e non solo economici, per tutti. Nei giorni scorsi l’Anammi, l’Associazione nazional-europea amministratori d’immobili, ha lanciato l’allarme sostenendo che la riforma «non farebbe che rendere ancora più onerosa l'attività» di chi se ne occupa, «senza fornire soluzioni realistiche ai problemi di gestione» degli edifici. «Inserire nella gestione delle parti comuni e del bilancio addirittura una seconda professionalità - sottolinea il presidente dell’associazione Giuseppe Bica - significa aumentare le spese per i nostri condòmini, in un quadro economico che, secondo i nostri dati, ha visto aumentare la morosità di almeno il 20%. Lo stesso obbligo di revisione dei bilanci rappresenta un costo pesantissimo, che sarà scaricato sui cittadini e sui professionisti».
In materia di sicurezza, inoltre, l’amministratore rischia sovente di essere sottoposto a procedimento penale anche quando risulti privo dei poteri necessari per prevenire o rimuovere le situazioni di pericolo. Per correggere questa distorsione la riforma prevede non già di alleggerire le responsabilità del professionista, ma di attribuirgli concreti poteri di intervento in relazione alle opere necessarie di messa a norma degli impianti comuni.