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cold case

Caso Emanuela Orlandi, c'è una donna indagata per false dichiarazioni: avrebbe fornito un racconto falso ai pm

La Procura di Roma mette a verbale un’ipotesi di reato che riaccende i riflettori. Ecco cosa sappiamo, cosa resta incerto e perché questa pista conta

Redazione La Sicilia

19 Dicembre 2025, 19:32

20:47

emanuela-orlandi

Una donna è ufficialmente indagata per false informazioni rese al pubblico ministero nel caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. Secondo quanto anticipato da Repubblica, si tratta di Laura Casagrande ed è un’ex allieva della stessa scuola di musica frequentata da Emanuela. L’ipotesi contestata riguarda dichiarazioni ritenute non veritiere nel quadro della nuova fase istruttoria. In termini tecnici, siamo di fronte a un reato specifico, distinto dalla classica calunnia: è la presunta alterazione del racconto a chi conduce le indagini. Tradotto: non una tesi “sbagliata” o un ricordo impreciso, ma un’informazione che, secondo chi indaga, avrebbe ingannato il pubblico ministero. In un dossier segnato da decenni di piste, contraddizioni e depistaggi, un capo d’imputazione del genere è un segnale sulla tolleranza zero verso le narrazioni fuorvianti. La conferma dell’iscrizione nel registro degli indagati e dell’audizione in procura nella mattinata del 19 dicembre 2025 arriva da più ricostruzioni giornalistiche.

Chi indaga e come

Le attività sono condotte dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma su delega della Procura della Repubblica di Roma. È lo stesso impianto operativo che, dalla riapertura del fascicolo nel maggio 2023 con l’ipotesi di sequestro di persona a scopo di estorsione, sta rielaborando atti, verbali, vecchie piste e nuove testimonianze, in un lavoro di verifica che non esclude incroci tecnici su tabulati, scritture e foniche. La filiera istituzionale è chiara; il metodo, improntato al massimo riserbo.

La voce della famiglia: cautela e fiducia

“Massima fiducia nel lavoro dei magistrati”: così l’avvocata Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, prende posizione. È una chiave non retorica: la famiglia, abituata al clamore, chiede da anni sobrietà e metodo. E proprio il riserbo — osserva la legale — è diventato una costante dell’ufficio inquirente romano.

Un’indagine stratificata: dalla ripartenza del 2023 agli ultimi sviluppi

Nel gennaio 2023 lo Stato della Città del Vaticano, per impulso del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, ha aperto un fascicolo sul caso, quindi ha avviato una collaborazione con l’Italia. Il 19 aprile 2023 documenti e materiali sono stati trasmessi riservatamente alla Procura di Roma; il 22 giugno 2023 la Sala Stampa vaticana ha ribadito che “tutte le evidenze reperibili” erano state raccolte e inoltrate ai magistrati italiani per gli approfondimenti ritenuti opportuni. È un punto di contesto cruciale: il doppio binario Italia–Vaticano, negli ultimi due anni e mezzo, ha creato un canale istituzionale stabile.

La cornice parlamentare: la Commissione d’inchiesta Orlandi–Gregori

Sul piano politico-istituzionale, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, presieduta dal senatore Andrea De Priamo (FdI), è entrata a regime nella XIX legislatura con audizioni, richieste di consulenze tecniche e deleghe operative, anche al RACIS e ai reparti specializzati dell’Arma per perizie foniche e grafiche. Tra le sessioni più recenti, quelle del giugno e luglio 2025 (tra cui l’audizione della grafologa Sara Cordella) e la plenaria del 7 ottobre 2025 con la partecipazione di Pietro Orlandi. La Commissione ha dichiarato di lavorare senza piste privilegiate.

L’appunto inedito e i filoni laterali

Nel novembre 2025 il presidente De Priamo ha reso noto il ritrovamento, in ambito commissionale, di un “appunto” attribuito a Emanuela: un riferimento a un cineforum sulla via Cassia e a contatti nell’ambiente dello spettacolo romano dell’epoca. Un elemento da verificare, ma che ha alimentato analisi su luoghi, persone e frequentazioni al margine della scuola di musica frequentata dalla ragazza. La notizia è stata riportata dalle agenzie con prudenza, come un tassello da vagliare e non come “prova”.

Perquisizioni e atti: la pista familiare citata dai giornali

Nel mosaico recente rientra anche la ricostruzione — pubblicata da la Repubblica il 5 dicembre 2025 — di una perquisizione effettuata nell’aprile 2024 in una villetta riconducibile a Mario Meneguzzi, zio di Emanuela, a Torano (Rieti): un decreto che, secondo il quotidiano, inseriva la figura di Meneguzzi come “ipotesi investigativa” ma “non l’unica”. È fondamentale distinguere tra atti d’indagine e verità giudiziale: la citazione in un decreto non equivale a un’imputazione, ma indica un tracciato di verifica. La stessa Procura, stando alle ricostruzioni giornalistiche, avrebbe mantenuto la pluralità dei filoni. Anche in questo caso, le cronache sono state supportate da ulteriori testate e reagenti di controparte (la famiglia di Meneguzzi ha respinto ogni sospetto).

Questi sviluppi non si sovrappongono automaticamente all’indagine odierna per “false informazioni”, ma compongono la topografia di una fase investigativa dove vecchi elementi vengono riletti alla luce di elementi nuovi, con il rischio permanente — e noto al caso Orlandi — che testimonianze tardive o ricordi “aggiustati” deformino le traiettorie. È qui che l’ipotesi di reato contestata alla donna sentita a Roma il 19 dicembre acquista interesse: dove c’è rischio di inquinamento narrativo, ci sono anche reazioni penali volte a preservare la qualità probatoria.

Storicamente, la vicenda ha sofferto piste multiple e spesso incompatibili: Banda della Magliana, pressioni internazionali, servizi e Vaticano, fino a ipotesi familiari. Lo stesso Promotore vaticano Diddi ha ricordato negli ultimi anni la necessità di filtrare criticamente i “racconti” e di lavorare senza pregiudizi, sull’onda di un patrimonio documentale che lo Stato della Città del Vaticano ha consegnato a Roma nel 2023. Anche per questo, la contestazione di “false informazioni” suona come una linea di merito: ripulire il campo per vedere meglio.

La notizia dell'indagine a carico di Laura Casagrande è stata commentata con l'Ansa da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela: «È una notizia importante», «sono contentissimo, anche del fatto che la procura sta indagando nel riserbo che vuol dire che lo sta facendo con piena serietà».