l'omelia del papa
"Trattare uomini come merce": Leone XIV denuncia l'economia nella prima Messa natalizia
Nella Basilica di San Pietro, papa Prevost ha approfondito i temi sociali, invocando l'accoglienza di poveri, bambini e stranieri e trasforma la luce del Natale e del giubileo in appello alla giustizia sociale
Alla sua prima Messa di Natale, celebrata in notturna nella Basilica di San Pietro, papa Leone XIV ha denunciato un’economia “distorta” che “induce a trattare gli uomini come merce”. “Mentre l’uomo vuole diventare Dio per dominare sul prossimo”, ha tuonato Robert Francis Prevost, “Dio si fa simile a noi, rivelando l’infinita dignità di ogni persona. Dio vuole diventare uomo per liberarci da ogni schiavitù. Ci basterà questo amore per cambiare la nostra storia?”, ha domandato retoricamente il Pontefice.
Contro disuguaglianze e ricchezza concentrata
Nel corso del pontificato, Leone XIV ha più volte stigmatizzato le disuguaglianze globali e l’accentramento della ricchezza nelle mani di pochi, richiamando la Chiesa a occuparsi in primo luogo degli ultimi. La scelta del nome rimanda a Leone XIII, pioniere della dottrina sociale cattolica, e riflette l’attenzione di Prevost per il lavoro e per gli effetti della rivoluzione digitale.
Bambini, poveri e stranieri: “Non c’è spazio per Dio senza spazio per l’uomo”
Nell’omelia, il Papa ha evocato la stella di Betlemme: “Non esiste tenebra che questa stella non rischiari, perché alla sua luce l’intera umanità vede l’aurora di una esistenza nuova ed eterna”. Citando l’omelia di Benedetto XVI del 2021, ha aggiunto: “Finché la notte dell’errore oscura questa provvidenziale verità, allora ‘non c’è neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri’”. Indossando la fascia con il suo stemma, ha concluso: “Sulla terra non c’è spazio per Dio se non c’è spazio per l’uomo: non accogliere l’uno significa non accogliere l’altro. Invece là dove c’è posto per l’uomo, c’è posto per Dio”.
Davanti alla violenza, Dio invia un infante
“Davanti alle attese dei popoli”, ha proseguito Leone XIV, “Dio manda un infante, perché sia parola di speranza; davanti al dolore dei miseri egli manda un inerme, perché sia forza per rialzarsi; davanti alla violenza e alla sopraffazione egli accende una luce gentile che illumina di salvezza tutti i figli di questo mondo”.
Verso la conclusione del Giubileo: gratitudine e impegno
Ricordando l’apertura della Porta Santa un anno fa da parte di Papa Francesco, Leone XIV ha sottolineato che, con il Giubileo ormai prossimo alla chiusura il 5 gennaio, “il Natale è per noi tempo di gratitudine e di missione”. È “festa della fede, della carità e della speranza, perché il bambino Gesù la accende in noi, facendoci messaggeri di pace. Con queste virtù nel cuore, senza temere la notte, possiamo andare incontro all’alba del giorno nuovo”.
Domani, Messa alle 10 in San Pietro e benedizione Urbi et Orbi a mezzogiorno.
Saluto ai fedeli sotto la pioggia e omaggio floreale
Prima della celebrazione, Leone XIV ha salutato la folla sul sagrato, sotto la pioggia: “Buona sera, benvenuti tutti, bienvenidos, welcome. La basilica di San Pietro è molto larga ma purtroppo non abbastanza per ricevervi tutti: ammiro, rispetto e ringrazio il vostro coraggio. Tante grazie per venire qui questa sera, anche in questo clima. Gesù Cristo che è nato per noi ci porta la pace, ci porta l’amore di Dio. Tanti auguri a tutti”.
Secondo la Sala Stampa vaticana, erano presenti circa 6.000 fedeli all’interno della basilica e 5.000 all’esterno. All’inizio della Messa, il Papa ha scoperto il Bambinello nel presepe davanti all’Altare della Confessione, quindi alcuni bambini provenienti da Corea del Sud, India, Mozambico, Paraguay, Polonia e Ucraina hanno reso un omaggio floreale.