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LA GUERRA

Putin, auguri a Trump e silenzio in Parlamento: le nuove mosse del Cremlino

Un telegramma natalizio oltreoceano e uno “strappo” alla prassi dell’Assemblea federale: cosa c’è dietro le scelte del presidente russo e perché contano ora

Alfredo Zermo

25 Dicembre 2025, 16:50

Putin, auguri a Trump e silenzio in Parlamento: le nuove mosse del Cremlino

Un breve messaggio d’auguri che attraversa l’Atlantico e, nello stesso giorno, la conferma che a Mosca non ci sarà il tradizionale discorso sullo stato della nazione. Nel 25 dicembre 2025, il Cremlino gioca su due registri in apparenza opposti: cortesia diplomatica verso Donald Trump e sospensione di un rito politico interno, l’allocuzione del presidente all’Assemblea federale. Un contrasto che dice molto della fase: l’attenzione prioritaria è fuori dai confini, mentre in patria si consolida una comunicazione a misura del leader, slegata da cadenze istituzionali e più aderente al calendario delle opportunità negoziali e mediatiche. Secondo il portavoce Dmitrij Peskov, infatti, Vladimir Putin ha inviato un telegramma di auguri di Natale al presidente degli Stati Uniti, ma per oggi nessuna telefonata è in agenda. E, soprattutto, nel 2025 non ci sarà il discorso annuale al Parlamento.

Un gesto che pesa: il telegramma a Trump

A renderlo noto è stato Peskov, scandendo due punti: gli auguri sono partiti, la chiamata no. Il “biglietto” di Natale è un gesto di ordinaria diplomazia che, in questo momento, assume però un valore politico: segnala che il canale Mosca–Washington resta aperto e che il Cremlino punta anche alla dimensione simbolica dei contatti personali fra capi di Stato.

L’assenza di una telefonata, al contrario, è stata esplicitamente sottolineata: “Non è in programma”, dicono al Cremlino. Una linea coerente con quanto ripetuto nelle ultime settimane: conversazioni possibili “se necessario”, ma nessun appuntamento inserito nell’agenda del presidente russo. In più momenti Peskov aveva già frenato le attese su un colloquio imminente con Trump, lasciando intendere che il Cremlino preferisce pazientare finché non maturano le condizioni politiche.

Nell’ottica dell’immagine internazionale del presidente russo, il telegramma a Trump si inserisce in una cornice comunicativa più ampia: in questi mesi Putin ha moltiplicato i messaggi diretti a leader stranieri – dalla Corea del Nord agli alleati dell’Unione economica eurasiatica – per ribadire che la Russia non è isolata e che continua a tessere relazioni privilegiate con partner chiave. Anche lo scambio di auguri con Kim Jong Un a ridosso del Nuovo Anno si colloca in questo mosaico di segnali, con sottolineature sulla “speciale” cooperazione bilaterale.

Nessuna telefonata oggi: cosa significa davvero

L’indicazione “non è prevista una telefonata” ha una valenza pratica — non aspettatevi annunci — ma anche tattica. Il Cremlino, negli ultimi mesi, ha usato con accortezza lo strumento della telefonata presidenziale, consapevole del suo peso politico e mediatico. Da un lato evita di alimentare l’aspettativa di un contatto “risolutivo” sul dossier Ucraina; dall’altro conserva la leva di una telefonata come evento a sé, da spendere quando potrà massimizzarne l’impatto.

In retrospettiva, la gestione del “quando” parlare con Trump è stata oscillante ma calcolata: nelle fasi più intense delle trattative informali su un possibile percorso di cessazione del fuoco, Peskov ha più volte frenato o rimandato, fissando una linea: l’indirizzo alla nazione e il calendario delle uscite pubbliche del presidente non “dipendono da fattori esterni”, tantomeno da contingenze negoziali con gli Stati Uniti.

Il non-discorso del 2025: una scelta che fa storia

È la notizia più dirompente per la politica russa: nel 2025 Putin non pronuncerà il tradizionale discorso all’Assemblea federale. Non è una semplice variazione d’agenda: quell’intervento annuale, previsto dalla Costituzione russa, è il momento in cui il presidente “valuta lo stato del Paese” e indica le direttrici di politica interna ed estera per l’anno successivo. La rinuncia — confermata dal Cremlino — rappresenta la sospensione di una prassi che contribuisce a scandire il tempo istituzionale della Federazione.

Non è la prima volta: Putin ha già omesso l’allocuzione nel 2017 e nel 2022, ricalibrandola poi in altri formati o posticipandola a fasi considerate più propizie dal punto di vista politico e militare. Il pattern è chiaro: nei passaggi in cui la priorità è la gestione delle crisi o delle trattative internazionali, il Cremlino privilegia la comunicazione “dal vivo” — la maratona di fine anno, la “Linea Diretta” con i cittadini, le conferenze tematiche — rispetto alla formalità del messaggio parlamentare.

Già in autunno, fonti del Cremlino avevano parlato di un rinvio a data da destinarsi, poi di un possibile recupero “entro l’anno”. Le voci si sono susseguite fino alla smentita definitiva del 25 dicembre: “No, quest’anno non ci sarà”, ha detto Peskov, aggiungendo che l’intervento avverrà “a tempo debito”. Una formula che lascia aperta la possibilità di un discorso nel 2026 in funzione di obiettivi e risultati sul terreno, non solo in Ucraina.

Perché è importante: il Parlamento senza bussola presidenziale

Sul piano istituzionale, l’assenza del discorso priva la Duma e il Consiglio della Federazione di un indirizzo programmatico unico, utile a coordinare politiche economiche, sociali e di sicurezza. Negli ultimi anni il messaggio presidenziale ha spesso introdotto priorità di spesa, piani industriali, obiettivi demografici e linee guida per la modernizzazione tecnologica, dall’energia all’intelligenza artificiale. Senza quell’intervento, l’iniziativa resta più dispersa fra ministeri e apparato governativo.

Sul piano politico, la scelta ribadisce la centralità della “presidenza performativa”: la narrazione del potere passa per eventi ad alto impatto — la conferenza stampa fiume, la Q&A televisiva, il messaggio di Capodanno — più che per l’allocuzione parlamentare. L’ultimo show di fine anno ha di fatto svolto il ruolo di discorso sostitutivo, con Putin impegnato a rispondere su economia, guerra e rapporti con l’Occidente, rimarcando l’idea che la Russia sia “aperta alla pace” ma alle proprie condizioni.

La triangolazione con Washington e Kiev

Il telegramma di Natale a Trump arriva mentre il Cremlino dichiara di star “analizzando” documenti statunitensi su un possibile accordo di pace in Ucraina. La tempistica non è casuale: il messaggio augurale è una cortesia, ma segnala anche un canale politico che resta operativo, mentre gli addetti ai dossier — a cominciare dall’emissario Kirill Dmitriev — riferiscono al presidente sugli ultimi contatti.

Sullo sfondo, Mosca considera insufficienti le modifiche europee e ucraine a proposte statunitensi circolate nelle scorse settimane, giudicandole non migliorative delle chance di pace. È un modo per ribadire che i “paletti” russi restano fermi: riconoscimento dei nuovi equilibri territoriali, garanzie di sicurezza, alleggerimento delle sanzioni e un’architettura che lasci alla Russia spazio strategico.

La bussola strategica del Cremlino

La dialettica “rituale interno sospeso/canali esterni attivi” si spiega con tre priorità. Primo: la gestione del dossier Ucraina, dove il Cremlino valuta se e come capitalizzare sul momento negoziale, mantenendo pressione militare e margini di manovra diplomatica. Secondo: la ricalibratura dei rapporti con gli Stati Uniti — oggi guidati da Trump — per capire fino a che punto Washington sia disposta a sostenere un compromesso gradito a Mosca. Terzo: la rappresentazione di una Russia resiliente che parla da pari con i grandi del mondo, dai partner asiatici a quelli mediorientali.

In quest’ottica, messaggi simbolici come gli auguri a Trump, il saluto a Kim Jong Un o gli interventi in grandi forum tecnologici (dove Putin insiste su sovranità e “autarchia” digitale) disegnano una comunicazione esterna coerente: la Russia è dentro reti alternative e guarda oltre l’Occidente.

Implicazioni per l’Europa e per l’Italia

Per l’Unione Europea, la combinazione di segnali odierni rafforza l’idea di una Russia concentrata sull’arena internazionale e sull’interlocuzione con Washington. In concreto, la “finestra” di trattativa che si aprirebbe con la Casa Bianca potrebbe avere effetti diretti sul sostegno occidentale a Kiev e sulle dinamiche sanzionatorie, con ricadute sui mercati energetici e sulla sicurezza del fianco orientale NATO.

Per l’Italia, impegnata a sostenere l’Ucraina in coordinamento con i partner europei e atlantici, è il momento di tenere alta l’attenzione su tre dossier: l’energia (prezzi, approvvigionamenti, rotte), la tenuta dell’industria a fronte di eventuali oscillazioni sanzioni–controsanzioni, e la postura diplomatica in sede UE per non farsi trovare marginale qualora dovessero maturare colloqui ad alto livello fra Mosca, Washington e Kiev.