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IL DRAMMA

«Un contrasto, un silenzio innaturale»: la vigilia di Pordenone spezzata dalla morte di un quindicenne in campo

Stava giocando a calcio con gli amici quando un urto fortuito l’ha fatto crollare. Soccorsi immediati, corsa in ospedale, poi la notizia che nessuno voleva sentire. Intorno, una comunità attonita e le domande che contano: cosa è successo, e come possiamo evitarlo?

Redazione La Sicilia

25 Dicembre 2025, 19:32

“Un contrasto, un silenzio innaturale”: la vigilia di Pordenone spezzata dalla morte di un quindicenne in campo

La palla rimbalza ancora sul cemento del campetto, come se non avesse capito che tutto si è fermato. Alla vigilia di Natale, il 24 dicembre 2025, a Pordenone, un’azione senza storia tra ragazzi diventa l’istante che spezza un’esistenza. Paul Nana Ampong, 15 anni, crolla dopo uno scontro di gioco. Gli amici gridano, chiamano il 112, arrivano i soccorsi: rianimazione sul posto, intubazione, poi la corsa all’ospedale Santa Maria degli Angeli. La speranza dura poco. Il cuore di quel ragazzo, tesserato con le giovanili dell’Asd Torre, si ferma per sempre.

Una dinamica semplice, un esito insopportabile

Secondo le prime ricostruzioni, Paul stava giocando su un campetto di periferia — nell’area delle case popolari dietro al Pub Metrò, lungo la Pontebbana — quando un contatto con un coetaneo lo fa cadere. Pochi secondi dopo, il malore, descritto come un probabile arresto cardiaco. Nessuna scivolata pericolosa, nessun intervento duro: uno scontro definito “fortuito”.

I sanitari del 118 lo trovano in condizioni “disperate”: manovre rianimatorie prolungate, intubazione sul posto, poi il trasferimento d’urgenza al pronto soccorso. Il decesso viene constatato poco dopo l’arrivo, nel tardo pomeriggio del 24 dicembre.

Il profilo del ragazzo e la comunità sportiva

Paul era un ragazzo di origini senegalesi, da anni inserito nel tessuto sportivo cittadino. Con le giovanili dell’Asd Torre giocava nell’Under 16: allenamenti, partite, messaggi di auguri sul gruppo della squadra poche ore prima del dramma. Il presidente del club, Francesco Toneguzzi, e il direttore sportivo, Claudio Schiavo, hanno espresso un dolore che non trova parole: “Con lui se ne va un pezzo del nostro cuore”, il senso dei messaggi di cordoglio che attraversano la società e il quartiere.

Il luogo che tutti conoscono

Il campetto è uno di quei posti dove il pallone unisce. Un “campo di nessuno” che è di tutti: ragazzi, cugini, amici. Lì si è consumata la tragedia, in una periferia che in queste ore cerca di stringersi alla famiglia. Il dettaglio della posizione — dietro il Pub Metrò, lungo la Pontebbana — è emerso dai primi resoconti locali ed è un tassello che restituisce concretezza a una storia che poteva accadere ovunque.

Le indagini e gli accertamenti

La dinamica appare chiara, ma non basta: saranno gli accertamenti medico‑legali a dire quale sia stata la causa precisa della morte. Si ipotizza un arresto cardiaco insorto immediatamente dopo l’urto; l’ipotesi di una rara aritmia innescata dal trauma al torace — la cosiddetta commotio cordis — è una possibilità da considerare a livello medico, ma nessuna diagnosi può essere anticipata senza esami formali. Gli inquirenti e i sanitari hanno confermato la sequenza dei soccorsi e il decesso avvenuto poco dopo l’arrivo in ospedale.

I soccorsi: cosa è stato fatto e cosa serve ovunque

Le cronache concordano su alcuni passaggi: chiamata al 112, arrivo del 118 con ambulanza e automedica, rianimazione sul posto, intubazione e trasporto in ospedale. È la sequenza ideale, ma non sempre sufficiente, soprattutto quando l’aritmia è particolarmente resistente o quando tra il collasso e la defibrillazione passano troppi secondi. Gli standard internazionali ribadiscono che la “catena della sopravvivenza” — allerta immediata, RCP di qualità e defibrillazione precoce — resta determinante.

Un dolore che attraversa la città sportiva

Nel giorno in cui si apparecchiano le tavole di famiglia, lo spogliatoio dell’Asd Torre diventa una camera del silenzio. Messaggi, striscioni, un mazzo di fiori sul cancelletto del campo: segni minimi e potenti di una comunità che conosce la fatica dell’allenamento e l’allegria del terzo tempo. Le parole del club e degli amici restano misurate: “Una tragedia inattesa che ci lascia senza parole”.