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le tensioni internazionali

Estonia-Russia tensione alle stelle e Tallinn avverte Mosca: «Se vostri soldati sconfinano, noi spariamo»

Tre uomini su un frangiflutti, un hovercraft che fa marcia indietro, e una frase che non lascia margini: “Se gli ‘omini verdi’ attraversano faremo fuoco”. Così il Baltico torna a essere la frontiera più nervosa d’Europa

Redazione La Sicilia

26 Dicembre 2025, 23:02

Estonia-Russia, il confine dove basta un soffio: Tallinn alza la posta e avverte Mosca

Su un frangiflutti di pietra, vicino a Vasknarva, tre figure in uniforme avanzano, riprese dall’alto da una telecamera di sorveglianza. Arrivano su un hovercraft, sbarcano, percorrono pochi metri, oltrepassano una linea invisibile — la “linea di controllo temporanea” — e poi tornano indietro, risalgono a bordo e scompaiono verso la sponda russa. Sono tre guardie di frontiera russe. È il 17 dicembre 2025, poco prima delle 10:00. A Tallinn scatta l’allerta: pattuglie rinforzate, convocazione del rappresentante diplomatico russo, e un messaggio politico destinato a fare rumore oltre il Baltico.

Un avvertimento senza ambiguità

“Se quei piccoli uomini verdi attraversano il nostro confine, spareremo.” La frase è del ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna, pronunciata in un’intervista al portale polacco o2.pl e ripresa da diverse testate europee e ucraine. L’espressione “omini verdi” evoca i soldati russi senza insegne visti in Crimea nel 2014, emblema delle operazioni in “zona grigia” che mantengono l’ambiguità sul coinvolgimento ufficiale di Mosca. Tsahkna aggiunge che, se necessario, Tallinn abbatterà anche velivoli che violino lo spazio aereo nazionale. Un messaggio chiaro: nessun margine di dubbio sulla deterrenza.

La scelta delle parole non è casuale. Nelle settimane precedenti, secondo Tallinn, militari russi senza distintivi si erano fatti vedere lungo la linea di frontiera; per precauzione, le autorità avevano anche chiuso il valico di Narva e rafforzato la presenza sul territorio. La “dottrina della piccola soglia” — tante provocazioni sotto il livello d’escalation che attiverebbe automaticamente le garanzie di difesa collettiva della NATO — è una pratica che gli estoni dicono di conoscere bene.

Lo sconfinamento del 17 dicembre: cosa è accaduto

Secondo il Ministero degli Esteri di Tallinn e la Polizia e Guardia di frontiera (PPA), le telecamere hanno registrato il breve ingresso dei tre militari russi sul tratto del frangiflutti condiviso, all’imbocco del Lago Peipus. L’incidente non ha prodotto “minacce immediate” alla sicurezza, ha spiegato il ministro dell’Interno Igor Taro, ma ha comportato un aumento significativo di presidi e pattugliamenti sul lato estone. In parallelo, il Chargé d’affaires russo è stato convocato al Ministero degli Esteri per ricevere una nota di protesta; i contatti tra i rappresentanti di confine sono proseguiti nelle ore successive, sebbene — riferisce Tallinn — la parte russa inizialmente non avesse mandato per fornire spiegazioni sostanziali.

In un video diffuso dal Ministero degli Esteri estone, si vedono i tre militari camminare sul frangiflutti prima del rientro verso la sponda russa. Per il capo dell’Ufficio guardia di frontiera della Prefettura orientale, Eerik Purgel, la priorità è “mantenere massima prontezza a rispondere a eventuali nuovi episodi”. Sul terreno, la postura è cambiata: più uomini, più sensori, più controllo.

Il contesto: un mosaico di frizioni sul Baltico

L’episodio del 17 dicembre si inserisce in una catena di incidenti che ha alzato la temperatura del Baltico. Il 19 settembre 2025, NATO e Tallinn hanno denunciato una “violazione sfrontata” dello spazio aereo estone da parte di tre MiG-31 russi, con intercettazione degli F-35 italiani di Air Policing. Estonia ha chiesto consultazioni Articolo 4 e l’Alleanza ha parlato di azione “spericolata”. Mosca nega.

Sulla frontiera fluviale, a maggio 2024, Tallinn ha accusato la Russia di aver rimosso 24-25 boe di navigazione dalla sezione estone del Narva, atti definiti “inaccettabili” dall’Unione europea. Anche in quel caso, Bruxelles ha chiesto spiegazioni e la restituzione dei dispositivi, interpretando la mossa come parte di un repertorio di tattiche ibride.

Più a sud, in ottobre e poi in novembre, Tallinn ha segnalato anomalie lungo le piste di accesso in aree sensibili: dalla presenza, in un caso, di unità russe nella zona del cosiddetto “Saatse Boot” — quel “cuneo” di territorio russo che interseca una strada estone — fino all’avvistamento, sul Narva, di una motovedetta con il vessillo Wagner. Gli episodi, presi uno a uno, restano sotto la soglia di conflitto; in serie, però, disegnano un pattern.

Frontiera senza pace: un confine fisico, giuridico e simbolico

L’Estonia condivide con la Federazione Russa una linea di demarcazione di 294 chilometri, in gran parte tracciata su corsi d’acqua: Lämmijärv, Lago Peipus, fiume Narva. Dopo anni di negoziati, il trattato di frontiera firmato nel 2005 non è mai stato ratificato dai parlamenti; con la guerra in Ucraina e il deterioramento dei rapporti, la prospettiva di ratifica è finita in congelatore. Si continua a parlare di “linea di controllo temporanea”, anche per ragioni tecniche di sorveglianza e di polizia.

Per rispondere al nuovo scenario, Tallinn ha accelerato il progetto di frontiera orientale: ferramenta, strade d’accesso, fence e una rete capillare di sorveglianza tecnica destinata a coprire l’intero tracciato. Secondo la PPA, circa l’80% della barriera terrestre realizzabile è già completata e l’obiettivo dichiarato è chiudere la parte di terra entro la fine del 2025, con il segmento fluviale e i sistemi di monitoraggio a seguire fino al 2027. Investimento complessivo: tra €156-170 milioni, con quote di cofinanziamento UE.

L’Estonia non è sola. L’intera regione, dai Baltici alla Polonia, ha messo mano a piani per una linea difensiva di lungo periodo ai confini con Russia e Bielorussia; la vicina Finlandia, entrata in NATO nel 2023, ha già eretto i primi 35 km della recinzione lungo il suo confine orientale.

Narva, un microcosmo strategico

La città di Narva è un punto sensibile: oltre il ponte, Ivangorod (Russia); lungo il fiume, boa dopo boa, la logistica del traffico locale e i protocolli di polizia di frontiera. Qui l’Estonia ha alternato, in base al rischio, aperture e chiusure temporanee del valico per motivi di sicurezza o ordine pubblico, soprattutto quando si creano code che complicano i controlli. La gestione del valico è diventata, con la guerra in Ucraina, un termometro della pressione sul confine.

Il 17 dicembre, l’episodio del frangiflutti non ha comportato incidenti: i tre militari russi sono rientrati senza contatto diretto con i colleghi estoni. Ma il messaggio è passato. Tallinn ha convocato il Chargé d’affaires e ha depositato una nota ufficiale di protesta il 18 dicembre. L’incontro tra i rappresentanti di confine è stato innalzato di livello su richiesta estone, dopo che la parte russa aveva dichiarato di non avere mandato per spiegazioni.

La strategia russa della “soglia minima”

Negli ultimi anni, analisti e think tank hanno descritto la postura russa sul Baltico come un test continuo della prontezza occidentale: incursioni aeree contestate, incidenti navali, rimozione di boe, passaggi di pattugliatori con simboli non standard. Non sono invasioni, ma stress test. La loro efficacia dipende dall’ambiguità: quanto ci metterà la controparte a reagire? Reagirà con forza o con diplomazia? Alla lunga, anche una sequenza di “piccole cose” può erodere norme, procedure e la percezione di normalità del confine.

La risposta estone — rafforzare, digitalizzare e rendere visibile la frontiera, dichiarando al contempo linee rosse — punta a chiudere proprio quel margine. Il Baltic Air Policing e la presenza rotazionale di alleati, dagli F-35 italiani alle unità multinazionali della NATO sul terreno, completano il disegno di dissuasione.

Il fattore interno: resilienza e opinione pubblica

La postura comunicativa di Tsahkna ha anche una funzione interna. Una parte significativa della popolazione vive lungo il confine e nei centri a maggioranza russofona come Narva. In assenza di una ratifica definitiva della frontiera, la combinazione di chiarezza politica, trasparenza informativa (pubblicazione di video, aggiornamenti costanti) e presenza visibile dello Stato serve a nutrire fiducia e a scoraggiare narrazioni ostili. Il discorso della deterrenza non è solo per Mosca: è anche per i cittadini estoni.