I dettagli
Associazione terroristica e finanziamento alle azioni militari: cosa c'è dentro all'inchiesta di Genova sui fondi "dirottati" verso Hamas
La procura, però, puntualizza: il quadro emerso non toglie gravità ai crimini commessi da Israele nei confronti della popolazione palestinese
Nove indagati in carcere, tre associazioni a cui sono stati sequestrati poco meno di milioni di euro. E l'accusa: avere sostenuto le azioni terroristiche di Hamas, dirottando sull'ala militare dell'organizzazione i fondi raccolti per la popolazione palestinese. È questo il contenuto dell'ordinanza emessa dal gip del tribunale di Genova, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo del capoluogo ligure, che ha fatto scattare le manette attorno ai polsi di nove persone accusate di sostegno, interno o esterno, all'associazione.
Le operazioni finanziarie sospette
L'inchiesta è partita da alcune operazioni di natura finanziaria indicate come sospette ed è stata resa possibile anche grazie alla collaborazione con le autorità dei Paesi Bassi e di altre nazioni dell'Unione Europea. A essere coinvolte sono l'Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, con sede a Genova, costituita nel 1994, e una omonima organizzazione di volontariato costituita invece nel 2003, e l'Associazione benefica la Cupola d'oro di Milano, creata invece nel 2023. Il rappresentante legale dell'Odv è Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, mentre dell'associazione milanese è Khalil Deiah.
Per i magistrati genovesi, tramite bonifici bancari e triangolazioni con associazioni con sede all'estero, dalle tre associazioni italiane sarebbero arrivati fondi in favore di associazioni a Gaza, in Cisgiordania o in Israele ritenute, dallo Stato di Israele, controllate o collegate ad Hamas. Parte del denaro sarebbe andato anche a Osama Alisawi, già ministro del governo di Hamas a Gaza.
Le contestazioni della procura riguardano il sostentamento a familiari di persone coinvolte in attentati terroristici o a parenti di detenuti per terrorismo. Hannoun, secondo l'inchiesta, è membro del cosiddetto comparto estero di Hamas. Tra i responsabili della European Palestinians Conference, Mohammad Hannoun sarebbe anche il vertice della cellula italiana di Hamas, proprio grazie alle associazioni da lui gestite. Oltre alle due Associazioni benefiche di solidarietà con il popolo palestinese di Genova, Hannoun sarebbe stato anche amministratore di fatto della Cupola d'oro e dell'associazione La Palma.
Secondo l'accusa dietro alla raccolta fondi con finalità umanitarie a sostegno della popolazione palestinese ci sarebbe stato l'intento di sostenere, invece, direttamente le azioni terroristiche. A questo scopo sarebbero state destinate il 71 per cento delle risorse economiche raccolte dal 18 ottobre 2001 (cioè, da praticamente un quarto di secolo). In totale, si sarebbe trattato di 7.288.248,15 euro.
Tutti i nomi degli indagati
Altro indagato è Ra’Ed Hussny Mousa Dawoud: dipendente di una delle associazioni, ritenuto referente con Hannoun della cellula italiana di Hamas. Dawoud sarebbe stato responsabile della filiale milanese di una delle associazioni insieme a Yaser Elasaly. Tra gli esponenti dell'organizzazione terroristica in Italia ci sarebbe stati anche: Raed Al Salahat, da maggio 2023 componente del direttivo della European Palestinians Conference, dipendente di una delle associazioni da luglio 2011 a settembre 2019 e, a partire da luglio 2024, referente per Firenze e la Toscana; il citato Yaser Elasaly, ritenuto anche lui di Hamas; Riyad Abdelrahim Jaber Albustanji, accusato di essere di Hamas anche lui, e di avere promosso «la raccolta di denaro durante incontri propagandistici»; Osama Alisawy, già ministro dei Trasporti di Gaza, avrebbe co-fondato la prima associazione nel 1994 e sarebbe stato delegato a operare sui conti correnti relativi dal 2001 al 2009.
Per l'accusa, avrebbero tutti «condiviso con Mohamed Hannoun le decisioni riguardanti le iniziative da adottare [...] al fine di proseguire l’attività di supporto finanziario all’associazione terroristica Hamas nonostante i provvedimenti adottati dal circuito finanziario internazionale per impedire agli indagati il finanziamento di attività con finalità di terrorismo», dicono i magistrati di Genova.
Altri tre indagati - Adel Ibrahim Salameh Abu Rawwa, Khalil Abu Deiah e Saleh Mohammed Ismail Abdu - sono invece accusati di concorso esterno all'associazione terroristica. Non avrebbero, cioè, fatto direttamente parte di Hamas, ma le avrebbero assicurato «con continuità un concreto supporto finanziario».
Khalil Abu Deiah, fondatore insieme a Sami Mother Al Jaradat e a Raslan Aried dell'associazione milanese La cupola d'oro e suo rappresentante legale, sarebbe stato consapevole che parte rilevante del denaro raccolto per la popolazione civile di Gaza sarebbe stato destinato, in realtà, ad Hamas. Saleh Mohammed Ismail Abdu, invece, vivendo in Turchia e mantenendosi in contatto con Mohammad Hannoun e con Falastine Abu, a partire da novembre 2023, avrebbe ricevuto 462.700 euro, parte dei quali in contanti, e li avrebbe trasferiti a Osama Alisawi.
Secondo l'indagine, la cellula estera di Hamas non è un'iniziativa autonoma di chi ha dato vita alle associazioni di solidarietà nei primi anni Novanta. Ma, piuttosto, continuano i magistrati liguri, «la realizzazione di un progetto strategico dell’organizzazione madre, che si è dotata di una struttura complessa, e dunque anche di cellule operanti all’estero, in grado di contribuire agli scopi propri del movimento».
Il «network europeo»
Intercettazioni e perquisizioni, ma anche documenti trasmessi ufficialmente dallo Stato di Israele hanno permesso di delineare il quadro indiziario nei confronti dei nove indagati e hanno anche permesso di riaprire le indagini di un procedimento penale aperto nel 2003 e rimasto, finora, su un binario morto.
Esiste, per la Direzione distrettuale antiterrorismo di Genova, «un network europeo che opera coordinandosi con la struttura decisionale dell’organizzazione “madre”». Nella rete delle associazioni controllate da Hamas ci sarebbero: Merciful Hands Society, Wa'Ed dei prigionieri e dei prigionieri liberati, Al Nour, Al Weaam, Assalama Charitable Society, Rowad, Pionieri dello sviluppo comunitario, Dar Al Yatim, Palestinian Orphans Home, Islamic Society, Al Rahama/Mercy association for children, Jenin Charitable (Zakat) Committee, Tulkarem Charitable (Zakat) Committee, Qalqilya Charitable (Zakat) Committee, Nablus Charitable (Zakat) Committee, Ramallah Zakat Committee, Islamic Charitable Society in Hebron, Orphan Care Society in Bethlehem, Al Islah e Humanitarian Relief Association.
Alcune di esse - Merciful Hands Society, Wa'Ed dei prigionieri e dei prigionieri liberati, Al Nour, Al Weaam e Assalama Charitable Society - sono accusate di operare sotto il controllo diretto dell'ala militare di Hamas. Alla Jihad e ai relativi ruoli e compiti degli indagati fanno apertamente riferimento anche alcune conversazioni intercettate. Hannoun si sarebbe tenuto in contatto con componenti di una rete in Olanda, Austria, Francia e Inghilterra.
In un documento ritrovato nel corso delle indagini, vengono citati come contatti a Gerusalemme lo sceicco Bakirat Najeh (alto funzionario di Hamas) e Osama El-Issawi a Gaza. Mohammed Hannoun a dicembre 2025 era presente a una riunione dei vertici di Hamas in Turchia. «Nel corso delle intercettazioni - scrivono ancora i magistrati - sono emerse espressioni di apprezzamento su attentati terroristici da parte di Mohamed Hannoun, Abou Falastine, Al Salahat Raed e Albustanji Riyad Abdelrahim Jaber. Quest'ultimo ritratto, in una foto estratta dai server dell'associazione, in divisa mimetica e armato di lanciarazzi.
«Popolazione palestinese vittima di Israele»
«Come ovvio - puntualizzano il procuratore di Genova Nicola Piacente e il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo - le indagini e i fatti attraverso esse emersi non possono in alcun modo togliere rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese successivamente al 7 ottobre 2023 nel corso delle operazioni militari intraprese dal Governo di Israele, per i quali si attende il giudizio da parte della Corte Penale Internazionale, da rendersi in conformità allo Statuto di Roma, ratificato da 125 Stati Membri, fra i quali, in un ruolo di impulso e sostegno, l'Italia. Allo stesso tempo, tali crimini non possono giustificare gli atti di terrorismo (compresi quelli del 7 ottobre 2023) compiuti da Hamas e dalle organizzazioni terroristiche a questa collegate ai danni della popolazione civile, né costituirne una circostanza attenuante».