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la minaccia

L’ombra lunga dell’Oreshnik: il missile ipersonico russo e due passi dai confini Ue

Immagini satellitari, analisi indipendenti e segnali politici convergono: vicino a Krichev in Bielorussia prende forma un hub per i missili di Mosca. Con quali obiettivi e quali rischi per l’Europa?

Redazione La Sicilia

27 Dicembre 2025, 19:48

L’ombra lunga dell’Oreshnik: la Bielorussia diventa la nuova “soglia” missilistica di Mosca

Un rettangolo di cemento, poi ricoperto di terra. Una recinzione che delimita una rampa ferroviaria “military grade”. E un via vai di mezzi che, tra il 4 e il 12 agosto, ridisegna un ex aeroporto bielorusso in una base dalla geometria familiare agli analisti di missilistica. È da dettagli come questi che due ricercatori americani hanno tratto una conclusione netta: vicino a Krichev nell’est della Bielorussia, Mosca sta predisponendo il primo sito all’estero per i suoi nuovi missili ipersonici Oreshnik. A separare le immagini dalla politica, in questo caso, c’è poco: Vladimir Putin e Alexander Lukashenko hanno già promesso pubblicamente il dispiegamento “entro fine 2025”. E la comunità d’intelligence statunitense, secondo fonti citate da media internazionali, condivide “in larga parte” la valutazione.

Cosa mostrano le immagini: la “firma” di una base missilistica

Il fulcro dell’indagine è una serie di scatti della compagnia Planet Labs, esaminati da Jeffrey Lewis (Middlebury Institute of International Studies) e Decker Eveleth (CNA). Fra 4 e 12 agosto, spiegano, compaiono opere coerenti con un’infrastruttura per missili terrestri di medio raggio: nuove vie di accesso, piazzali schermati e, soprattutto, una rampa di trasferimento ferroviario protetta. In un’immagine del 19 novembre, la recinzione che circonda il punto di trasbordo è l’“indizio dirimente”: da lì possono arrivare per treno i vettori, i lanciatori mobili e i moduli di supporto. Poco oltre, la colata di cemento alla testata della pista—poi mimetizzata con uno strato di terreno—è “compatibile con un punto di lancio camuffato”. Gli autori parlano di una certezza al 90% che l’area ospiti lanciatori mobili Oreshnik. La distanza è significativa: circa 307 chilometri da Minsk e meno di 500 chilometri da Mosca.

Un elemento ulteriore: il sito è un ex aerobase sovietica, dunque servita da collegamenti ferroviari e con ampi spazi per la dispersione dei mezzi. Layout simili sono già stati osservati in installazioni russe per sistemi mobili a lungo raggio, dove la mobilità e la possibilità di “giocare a nascondino” con la ricognizione satellitare sono parte integrante del concetto d’impiego. L’insieme, spiegano gli analisti, non prova da solo la presenza di missili: documenta però un allestimento coerente con un hub logistico-operativo per una batteria ipersonica. Secondo una stima circolata nelle ultime settimane, il sito potrebbe accogliere inizialmente due o tre lanciatori, con una scalabilità futura.

Cos’è l’Oreshnik: un “intermediate-range” ipersonico a doppia capacità

L’Oreshnik—letteralmente “nocciòlo”—è presentato da Mosca come un missile balistico a raggio intermedio (categoria ex-INF) con capacità “ipersonica” nella fase di rientro e profili di volo complessi. Secondo dichiarazioni ufficiali, il sistema è in servizio e ha raggiunto la produzione in serie nel 2025; Putin ha più volte sottolineato che può impiegare testate convenzionali o nucleari, con velocità fino a Mach 10 e una gittata che potrebbe arrivare a circa 5.500 km (3.400 miglia), sufficiente a coprire l’intero spazio europeo dal territorio bielorusso. Come sempre in ambito di armi emergenti, le prestazioni rivendicate dal produttore richiedono prudenza: alcune caratteristiche non sono verificabili in modo indipendente. Ma la combinazione di raggio, velocità, testata potenzialmente dual-capable e mobilità dei lanciatori basta, da sola, a cambiare le equazioni di pianificazione militare.

L’arma è stata menzionata anche in relazione a un impiego “sperimentale” nel 2024 in Ucraina. Se confermato, si sarebbe trattato di una dimostrazione tecnologica più che di un uso massivo, utile a testare catena logistica e guida terminale. In ogni caso, l’entrata in servizio operativo e la decisione di dispiegare in Bielorussia segnano un salto politico: la prima stazione oltre i confini russi dalla fine della Guerra fredda per un sistema di questa categoria.

Perché in Bielorussia: geografia, messaggi e dottrina

Intanto è importante la prossimità al confine con Polonia, Lituania e Lettonia che riduce i tempi di volo verso target europei chiave e accorcia la finestra di allerta per le difese. La mobilità dei lanciatori complica la sorveglianza e aumenta l’incertezza sulla postura quotidiana della forza. Il dispiegamento materializza il superamento dell’INF e rende concreto il messaggio di Mosca a NATO: “possiamo proiettare potenza convenzionale e nucleare dal vostro fianco”. Il tutto in un contesto in cui Washington ha annunciato nuove capacità terrestri a medio raggio in Europa. L’allineamento fra Mosca e Minsk—con la Bielorussia che già ospita armi nucleari tattiche—fa della subordinazione politico-militare un fattore di stabilità interna per il regime di Lukashenko e di deterrenza “delegata” verso l’esterno.

Non a caso, Lukashenko ha dichiarato il 22 dicembre 2025 che la Bielorussia dispone di “non più di dieci” sistemi Oreshnik: un tetto numerico che serve a rassicurare, senza rinunciare all’ambiguità operativa. Un elemento utile agli avversari per stimare la scala, non sufficiente a prevedere dove e quando i mezzi saranno effettivamente pronti al fuoco.

Il quadro dei trattati: dopo l’INF, il conto alla rovescia di New START

L’installazione bielorussa parla anche il linguaggio del diritto: l’INF (1987) vietava i missili terrestri fra 500 e 5.500 km. La uscita degli Stati Uniti nel 2019 per presunte violazioni russe—seguita dalla sospensione di Mosca e, nel 2024, dalla fine della sua moratoria unilaterale—ha riaperto lo spazio a sistemi terrestri “intermediate-range” su suolo europeo. Oggi, l’Oreshnik ne è il simbolo più evidente.

Resta invece in bilico il destino del New START (2010), l’ultimo pilastro della limitazione degli arsenali strategici, in scadenza a febbraio 2026. In settembre 2025, Putin ha dichiarato la disponibilità russa a rispettarne i limiti per un anno oltre la scadenza, in attesa di un nuovo quadro negoziale. Un messaggio ambiguo: impegno a tempo, senza verifiche operative ripristinate, mentre si dispiegano nuove capacità regionali.

Cosa dicono gli esperti: “90% di confidenza” e punti da monitorare

Il giudizio degli analisti statunitensi è prudente ma chiaro: Jeffrey Lewis e Decker Eveleth parlano di un 90% di probabilità che il sito presso l’ex base vicino a Krichev ospiti lanciatori mobili Oreshnik. Questa percentuale si fonda su tre “marcatori” tecnici: la rampa di trasbordo ferroviario protetta, tipica di siti che ricevono missili e TEL (Transporter-Erector-Launcher) per componenti pesanti, la piastra di cemento successivamente coperta, coerente con un punto di lancio temporaneamente mimetizzabile, la tempistica serrata dei lavori tra 4 e 12 agosto, compatibile con priorità militare e con l’obiettivo politico di rendere credibile l’annuncio di dispiegamento entro l’anno.

Una fonte Reuters riferisce inoltre che questa lettura “è in larga misura allineata” con la valutazione dei servizi d’intelligence USA. Se confermato, significherebbe che, oltre agli scatti commerciali, esistono raccolte multi-fonte—dai satelliti governativi a SIGINT—che convergono sul medesimo quadro.

Implicazioni per la sicurezza europea: tre piani, un’unica pressione

Difesa aerea e antimissile: un vettore ipersonico riduce i tempi di intercettazione e impone alle capitali europee di ricalibrare la rete radar, la sensor fusion e le bolle A2/AD. Contro un profilo di volo rapido e con manovre terminali, l’efficacia dei sistemi esistenti scende, e serve integrare early warning, capacità di ingaggio multistrato e maggiore prontezza dei C2.

Pianificazione NATO: l’incertezza su payload e targeting costringe a moltiplicare gli scenari. Anche un numero limitato di lanciatori, se ben dispersi e sostenuti, ha un valore dissuasivo elevato perché obbliga a “scaglionare” difese e riserve su più direttrici, con costi crescenti.

Escalation management: l’assenza di INF e il possibile indebolimento del New START accorciano le scale di segnalazione reciproca. Ogni test, esercitazione o spostamento logistico lungo la rete ferroviaria bielorussa può essere letto come prefazione di un impiego, con il rischio di miscalcolo.

La dimensione politica: messaggi incrociati e “deterrenza narrativa”

Dal canto suo, Mosca cerca di legare l’Oreshnik alla narrazione sulla “impossibilità di intercettazione” e sui tempi di volo: in alcune dichiarazioni, si parla di 11 minuti verso basi in Polonia e 17 minuti verso Bruxelles. È una retorica che lavora sulla percezione tanto quanto sulla realtà tecnica, ricordando agli alleati NATO che armi dual-capable mobili sono già “a portata di treno” sul fianco orientale dell’Alleanza.

Dall’altra parte, l’Unione Europea e la NATO bilanciano cautela e fermezza: condannano la fine dell’INF attribuendone la responsabilità a Mosca, ma evitano al momento escalations simmetriche di dispiegamenti permanenti, preferendo rotazioni, esercitazioni e lo sviluppo di capacità multidominio. L’annuncio statunitense di sistemi terrestri a medio raggio in Europa, tuttavia, segnala che la fase di “prototipazione” sta lasciando il posto al dispiegamento.