Lo stile
La prima influencer globale, con lei la Francia di moda
La sua quotidianità fatta di capi semplici ma audaci, libera le donne dal formalismo sartoriale
Negli anni in cui il mondo cambiava ritmo e le donne cercavano una nuova voce, una giovane attrice francese rivoluzionava il costume senza scrivere manifesti. Brigitte Bardot non recitava soltanto: dettava tendenze, spostava capitali, scardinava tabù. Era cinema, moda, politica del corpo. Ed era ovunque.
Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, la sua immagine diventò così potente che la Francia coniò un termine su misura: "bardolâtrie". Era la venerazione collettiva per una donna che incarnava l’emancipazione attraverso il fascino, la ribellione, lo stile, una nuova idolatria di una magnifica Venere. Il suo modo di vestire - magliette attillate, pantaloni aderenti, capelli spettinati con arte - invase le strade europee e americane, segnando l’alba del prêt-à-porter e mettendo in discussione la supremazia dell’haute couture parigina.
Il 1956 è l’anno della svolta: con "Et Dieu créa la femme" di Roger Vadim (titolo in italiano tradotto come "Piace a troppi"), Bardot - appena ventiduenne - diventa un’icona mondiale. Il film scandalizza per la sua sensualità libera e sfrontata, ma il pubblico è incantato. Bardot non rappresenta più un personaggio, ma una nuova idea di femminilità: naturale, autodeterminata, moderna.
La sua vita sentimentale - turbolenta e mediatica - alimenta l’interesse costante dei media. Quattro matrimoni, innumerevoli amori celebri, tentativi di suicidio, crisi depressive. Ogni passaggio viene documentato, commentato, discusso.
Ma Bardot non è solo un’icona frivola da copertina: è un fenomeno culturale. La scrittrice Simone de Beauvoir nel 1959 le dedica un saggio semplicemente intitolato "Brigitte Bardot" in cui la analizza come simbolo della nuova condizione femminile: la donna che seduce e decide, che è oggetto del desiderio ma anche soggetto del proprio destino.
Nel 1973 Bardot si ritira dal cinema a soli 39 anni, delusa dall’industria e stanca della sovraesposizione. Da allora si dedica alla difesa degli animali e fonda la Fondation Brigitte Bardot. Negli anni Duemila torna al centro delle polemiche per dichiarazioni considerate xenofobe o razziste, che le valgono diverse condanne. Il mito si incrina, ma resiste: Bardot resta uno dei pochi nomi capaci di attraversare generazioni e discipline, dai cinefili agli stilisti, dai filosofi alle attiviste.