la tragedia
“Una cascata che non si è fermata”: madre e figlia muoiono a Campobasso dopo una sospetta intossicazione
Nausea, vomito, dolori addominali: in poche ore il quadro precipita. L’insufficienza epatica evolve in multiorgano. Indagini e autopsie per chiarire l’origine (forse un pasto a base di pesce durante le feste)
“È come se il quadro clinico crollasse pezzo dopo pezzo, senza tregua”: così lo descrivono i medici a chi, poco dopo, chiederà di capire come una ragazza di 15 anni e sua madre siano potute morire nel giro di ore dopo i sintomi comparsi “dopo un pasto”. Prima arriva la nausea, poi il vomito, quindi i dolori addominali. La diagnosi che prende corpo nella notte è l’ombra più temuta: una insufficienza epatica seguita da una “cascata di eventi” culminata in insufficienza multiorgano. Una dinamica clinica “rarissima” per rapidità, confermano i sanitari del Cardarelli di Campobasso.
Le vittime e la famiglia
A perdere la vita sono la studentessa quindicenne Sara Di Vita e la madre Antonella Di Ielsi, 50 anni, entrambe di Pietracatella (Campobasso). Il padre, Gianni Di Vita, 55 anni, commercialista ed ex sindaco del paese, ha manifestato sintomi meno gravi ma è stato comunque ricoverato e tenuto sotto osservazione in area critica con “buona stabilità”, secondo l’ospedale. L’altra figlia, 18 anni, non avrebbe accusato malori e, stando ai riscontri preliminari, non avrebbe partecipato a quel pasto.
La comunità è sgomenta. Il sindaco di Pietracatella, Antonio Tommasone, parla di “tragedia che ci lascia senza parole” e annuncia la sospensione delle manifestazioni natalizie del paese.
Il pasto delle feste e l’ipotesi dell’intossicazione
Il filo che unisce i malesseri della famiglia, per ora, conduce a un pasto consumato durante le feste. Diversi resoconti giornalistici, in attesa di conferme ufficiali, indicano una cena della Vigilia con pesce e, secondo alcune ricostruzioni, anche frutti di mare (cozze). Tuttavia le autorità sanitarie e investigative non escludono altre cause: la definizione dell’origine richiede accertamenti tossicologici e istopatologici.
“È difficile risalire con precisione a quale pasto riferire l’episodio”, chiarisce il dottor Vincenzo Cuzzone, responsabile della Rianimazione del Cardarelli. La famiglia, riferiscono fonti ospedaliere, ha segnalato la comparsa dei sintomi dopo un pasto; da lì, la sequenza clinica ha subito un’accelerazione anomala.
Un esordio subdolo, poi il crollo
L’andamento è quello che in medicina spaventa: sintomi generici all’arrivo in Pronto soccorso—nausea, vomito, addominalgie—poi, nel volgere di poche ore, il peggioramento repentino. La quindicenne viene ricoverata in Rianimazione e muore in serata; i medici, notando segnali analoghi riferiti dalla famiglia, chiedono che anche la madre rientri in ospedale. Il tentativo di “giocare d’anticipo” non basta: anche la donna muore il giorno seguente. Il padre resta sotto stretto monitoraggio. In caso di peggioramento, spiegano i medici, si valuterà il trasferimento in un centro di riferimento per le tossinfezioni gravi, come lo Spallanzani di Roma o strutture specializzate a Napoli.
Due accessi e le dimissioni: cosa sappiamo
Secondo le prime informazioni raccolte dagli investigatori, i componenti della famiglia si sarebbero presentati in Pronto soccorso due volte nei giorni precedenti, venendo dimessi con una diagnosi di intossicazione alimentare/gastroenterite. Poi, l’improvviso deterioramento clinico. Saranno le verifiche interne e le indagini a stabilire tempi, valutazioni, terapie praticate e l’eventuale necessità di protocolli di escalation.
Autopsie e indagini
La Procura di Campobasso ha disposto l’autopsia sui corpi di madre e figlia. Indaga la Squadra Mobile del capoluogo, guidata dal dirigente Marco Graziano, che sta acquisendo atti clinici e raccogliendo testimonianze in ospedale e non solo. Gli esami autoptici e tossicologici potrebbero chiarire se a scatenare la catena patologica sia stata una tossina alimentare, una epatite fulminante su base tossica o altra causa. I tempi tecnici per i riscontri, in questi casi, variano: alcune risposte arrivano in 48-72 ore, altre richiedono più giorni.
“Rapidità unica”: la spiegazione dei medici
“I quadri clinici hanno avuto un’evoluzione veramente rara che ha portato rapidamente al decesso, nonostante i supporti intensivi messi in atto”, afferma Cuzzone. La sequenza descritta—insufficienza epatica seguita da insufficienza multiorgano—è compatibile con un quadro di estrema gravità, nel quale il fegato smette improvvisamente di funzionare e l’intero organismo collassa. L’insufficienza epatica fulminante, di per sé, è una condizione a elevata mortalità che, quando sospettata, richiede gestione in terapia intensiva e spesso il trasferimento in centri con trapianto di fegato. Nel caso molisano, la velocità è stata tale da lasciare ai sanitari margini d’intervento minimi.
Perché l’ipotesi tossica resta sul tavolo
Nell’immediatezza, quando i sintomi gastrointestinali seguono un pasto e compaiono in più componenti della stessa famiglia, l’ipotesi di intossicazione alimentare è logica. In Italia, fra le intossicazioni potenzialmente letali rientrano quelle da funghi (per esempio con amatossine), che possono proprio esordire con disturbi gastrointestinali e, dopo una fase di apparente miglioramento, evolvere in epatite fulminante e insufficienza multiorgano. Anche se in questa vicenda si parla soprattutto di “pesce” e “frutti di mare”, gli inquirenti tengono aperto ogni scenario finché gli esami non diranno l’ultima parola. Va ricordato che alcune tossine—come quelle di certi funghi velenosi—sono termostabili e non vengono inattivate dalla cottura.
Altre tossinfezioni alimentari, come il botulismo, provocano tipicamente una sintomatologia a prevalenza neurologica (disturbi visivi, disfagia, paralisi discendente) più che epatica: un elemento che, in assenza di segni neurologici conclamati, tende a rendere meno probabile questa pista, pur non consentendo esclusioni affrettate.
Il nodo dei tempi e delle decisioni cliniche
L’informazione (ancora da ricostruire in ogni dettaglio) dei due accessi in Pronto soccorso con dimissione immediata solleva interrogativi destinati a essere affrontati con la freddezza dei documenti: parametri vitali, esami ematici iniziali, valutazione del profilo epatico e della coagulazione, indicazioni per il ritorno in ospedale in caso di peggioramento, eventuale consulto con Centri antiveleni. Il Ministero della Salute ricorda che i CAV sono la cabina di regia clinico-tossicologica per avvelenamenti e intossicazioni acute e che, in presenza di sospetto da funghi, forniscono protocolli diagnostico-terapeutici immediati alle strutture. È un tassello che gli stessi medici molisani dicono di voler chiarire: quando si è in presenza di quadri atipici, l’intercettazione precoce dell’“anomalia” può fare la differenza.