l'inchiesta
I file con la traccia dei soldi ad Hamas nella mani di un "amico": i pm a caccia dell'uomo che custodisce il segreto
File cancellati, server penetrati e soldi in contanti nei convogli umanitari: la Dda indaga sul reticolo europeo che avrebbe inviato milioni in Palestina (anche a Hezbollah), tra pc nascosti, hard disk custoditi da un ignoto e trasferimenti via Il Cairo, Amman e Istanbul
Esiste una serie di file eliminati dai computer dell’organizzazione italiana che, secondo le indagini della Direzione distrettuale antimafia, avrebbe inviato milioni di euro a Hamas. Si tratterebbe di potenziali riscontri sul reticolo europeo di fiancheggiatori dei miliziani islamisti, cancellati da oltre due anni ma che, stando a quanto emerge, potrebbero essere ancora nella disponibilità di una persona, un loro “amico di fiducia”.
Un indizio che lascia presagire ulteriori sviluppi nell’inchiesta della Dda e della Procura di Genova.
Gli investigatori, anche grazie a un’operazione sotto copertura che ha permesso di penetrare nei server delle associazioni coinvolte, hanno ricostruito parte del percorso del denaro destinato alle brigate Al Qassam – e almeno in un episodio anche a Hezbollah – talvolta trasportato sui camion degli aiuti umanitari.
Dalle intercettazioni agli atti emerge che, temendo di essere scoperti e arrestati, alcuni indagati – Mohammed Hannoun e Abu Falastine (all’anagrafe Raed Hussny Mousa Dawoud) – avrebbero deciso da tempo di ripulire i pc della sede dell’associazione La Cupola, in via Venini a Milano, considerata uno dei canali di raccolta fondi per il “Movimento di resistenza islamica”. Lo scorso giugno, Falastine affermava: “ho cancellato tutto... i vecchi file tutti cancellati... tutte le ricevute cancellate. Ovviamente ho tenuto una copia e l’ho messa in un hard disk e l’ho lasciata da un amico di fiducia”.
Nel corso di una delle diciassette perquisizioni effettuate nelle ultime ore, altri tre computer sono stati rinvenuti nascosti nell’intercapedine di una parete di un appartamento di uno studente a Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi. Anche questo materiale è ritenuto dagli inquirenti di particolare interesse e sarà analizzato con cura nei prossimi giorni.
Oltre ai contenuti digitali, diversi elementi, secondo l’accusa, confermerebbero la vicinanza del gruppo in Italia a Hamas. “Toufan al Aqsa, 7 ottobre 2023, è stato l’inizio della liberazione. Noi adesso siamo sulla strada della liberazione...”, diceva Abu Falastine, considerato dall’intelligence interna di Hamas un referente in Italia, che custodiva anche un video dei tunnel sotterranei a Gaza.
L’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese, con sede a Genova e guidata da Mohammad Hannoun, principale indagato, organizzava raccolte di denaro inviando non soltanto bonifici ad altre presunte charity. Spesso la liquidità viaggiava sui mezzi che trasportavano alimenti destinati a Gaza: contanti, anche per centinaia di migliaia di euro, raggiungevano la Striscia passando per Il Cairo, Amman o Istanbul, sfruttando alcuni dipendenti dell’associazione, utilizzando “cash couriers” oppure ricorrendo a escamotage come delegazioni filantropiche.
Una di queste iniziative – denominata “Convoglio per Gaza” – fu promossa nel 2024, presentata nella sala della Parrocchia di Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma, con testimonial il maratoneta italiano Modestino Preziosi.
Secondo gli inquirenti, le banconote, quasi sempre in dollari, avrebbero alimentato le casse dei terroristi. A sostegno di questa ricostruzione, viene citata un’intercettazione in cui Suleiman Hijazi, stretto collaboratore di Hannoun, ammette: “per quanto riguarda i progetti la maggior parte dei soldi vanno (...) alla Muqawama (Hamas) (...), quasi tutto!”.
Dalle conversazioni captate non emergerebbe soltanto il coinvolgimento di Hamas. Il 14 febbraio, in un’intercettazione, Dawoud parla del trasferimento di una somma di denaro da Istanbul ad Amman in favore di Hezbollah, mentre in una registrazione del 2024 un interlocutore di Hanoun, reduce da una consegna, specifica di aver preparato 10 camion e menziona 3 o 4 borse piene di dollari aggiungendo che ormai nessuno vuole più farina, essendocene in abbondanza.
In un’altra intercettazione affiorano lamentele circa l’effettiva destinazione degli aiuti: “i 400mila dollari spesi per l’acquisto di alimentari per la carovana benefica saranno rubati in quanto i camion vengono assaliti”.
Una trama, quella delineata dagli inquirenti, che intreccia presunte attività caritative e canali clandestini di finanziamento, ora al centro di una stretta istruttoria giudiziaria.