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Donato “Denis” Bergamini fu soffocato e prima di essere adagiato sull'asfalto e arrotato: al processo l'accusa dei pm all'ex fidanzata

Una vicenda avvolta dal mistero che dopo oltre 35 anni (e 3 inchieste) non è stato ancora diradato

Redazione La Sicilia

19 Settembre 2024, 18:22

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Donato "Denis" Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 19 novembre del 1989, fu ucciso con una sciarpa o un sacchetto e solo dopo adagiato sull'asfalto dove fu investito dal camion. Lo hanno detto i magistrati della Procura di Castrovillari che stamani hanno iniziato la requisitoria - sarà conclusa domani - nel processo a carico di Isabella Internò, l’ex fidanzata di Bergamini accusa di omicidio volontario in concorso per la morte del calciatore del Cosenza avvenuta lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico il 18 novembre del 1989.

«Oggi - ha detto il procuratore della Repubblica di Castrovillari Alessandro D’Alessio aprendo la requisitoria - ci occuperemo della ricostruzione del fatto, di come Bergamini è stato ucciso e quali sono gli elementi che hanno portato alla morte. Domani ci occuperemo dell’imputata».

Dopo D’Alessio è intervenuto il pm Luca Primicerio che è entrato nel merito della ricostruzione. «I periti medico-legali che hanno effettuato nel 2017 gli esami sul corpo di Bergamini - ha detto - ci dicono che il calciatore è stato vittima di una asfissia meccanica violenta, prima che il camion di Raffaele Pisano (il conducente del camion sotto il quale fu trovato il cadavere, ndr) lo sormontasse. Quindi le versioni di Internò e Pisano sono false. Bergamini era già morto prima che il camion arrivasse».

«Nel 2017 - ha detto ancora Primicerio - sono stati fatti 101 prelievi e i periti hanno condiviso tutte le attività, anche quella sull'esame della giocoforina. Tutti gli esami dei periti parlano di compatibilità del corpo di Bergamini con asfissia di compressione con un mezzo soft, probabilmente una sciarpa o un sacchetto che può non lasciare segni sul collo».

Il pm ha quindi negato la teoria di Internò che ha parlato di tuffo di Bergamini sotto il camion. «Il corpo era disteso a terra» ha ribadito il pm.

Ci sono voluti 32 anni per arrivare a questo processo su una vicenda avvolta dal mistero che due inchieste non sono riuscite a diradare. La prima si concluse sposando la tesi del suicidio. La seconda era stata aperta nel luglio del 2011. Alcune perizie dei carabinieri del Ris e del medico legale, portarono alla notifica di un avviso di garanzia alla Internò e all'autista del camion, Raffaele Pisano con l'ipotesi di accusa di omicidio volontario in concorso. Ma nel 2015 la Procura di Castrovillari chiese ed ottenne dal gup, nonostante l'opposizione della famiglia del calciatore, una nuova archiviazione. Nel luglio del 2017 una nuova riapertura delle indagini che nel 2021 ha portato al rinvio a giudizio di Isabella Interno' , con l'accusa di omicidio premeditato aggravato dai motivi abietti.

Il processo riprenderà domani con la conclusione della requisitoria e la richiesta dell’accusa.