Papa, il vaticanista pronipote di Giovanni XXIII: «Ecco quando Parolin ha capito che non lo avrebbero eletto»
Il cardinale Parolin
"Come era già accaduto in passato, lo Spirito Santo ha spiazzato tutti i più navigati vaticanisti e i bookmaker internazionali che scommettevano su un papa italiano. Non è il momento di dare giudizi su Leone XIV o cercare suggestive somiglianze con i suoi predecessori. Aspettiamoci i soliti detrattori che scaveranno nel passato del nuovo papa. Ciò che importa è la sua prima parola: pace. L’ha chiesta a gran voce e su questo sono certo che il papa agostiniano, il papa missionario si spenderà sino alla fine e in ogni modo. Il sorriso con il quale si è presentato a mio avviso non deve ingannare. Non sarà un papa mite, ma fermo e lucido che porterà avanti la strada del dialogo". Lo dichiara all’Adnkronos Emanuele Roncalli, pronipote di Giovanni XXIII, giornalista vaticanista.
"Ora è la volta delle ricostruzioni - tutte ipotetiche - delle votazioni. Credo che Parolin già al secondo scrutinio abbia compreso che non avrebbe avuto i voti necessari per essere eletto, nemmeno con un travaso di consensi da parte di Tagle - argomenta Emanuele Roncalli, erede della famiglia del "Papa Buono" Angelo Maria Roncalli -. Quindi ha prevalso Prevost e penso che in cuor suo lo sapesse già al terzo scrutinio alla pausa pranzo. Forse è in quel momento che ha scritto i pochi appunti letti durante la sua apparizione dal balcone di San Pietro. Non ne avrebbe avuto il tempo dal momento della fumata bianca a quello in cui pronuncia le prime parole".
"Anche mio prozio, Papa Giovanni, oggi santo, prima dell’ultima votazione che lo avrebbe eletto pontefice, si era fatto dare l’annuario pontificio per dipanare un dubbio sul nome da scegliere: Giovanni XXII o Giovanni XXIII", conclude Emanuele Roncalli.